Alla scoperta dei nostri fratelli estinti con “Neandertal. Vita, arte, amore e morte”
La nota e brillante archeologa inglese Rebecca Wragg Sykes ci presenta i Neandertal come antichi parenti dotati di un’enorme capacità di adattarsi e persino di prosperare.
Traduzione: Francesca Pe’
Editore: Bollati Boringhieri Anno: 2021 (ed. orig. 2020) Pagine: 441 Dall’Europa atlantica all’Asia (ben oltre il Mar Caspio). Da oltre 400.000 a circa 40.000 anni fa (quando siamo rimasti soli). I Neandertal interessano tutti, da sempre. Nessun’altra specie umana estinta possiede in Europa il loro fascino popolare. Purtroppo i siti web sanno che i Neandertaliani sono potenti acchiappaclic e adescano i lettori con notizie gonfiate che accentuano una costante alterazione della realtà. Eppure, oggi possiamo ormai contemplare con lo sguardo l’immensa distesa del mondo neandertaliano, che abbraccia migliaia di chilometri e oltre 350.000 anni.
Il patrimonio archeologico statico diventa dinamico: vediamo come gli utensili si muovono nei siti e vengono portati via distribuendosi nel paesaggio. Possiamo addirittura compiere il percorso inverso, risalendo alla roccia originaria. E sappiamo ricavare informazioni incredibilmente dettagliate anche dai corpi, dai reperti ossei mineralizzati (fossilizzati), ritrovati quasi per intero o in parte, da quasi un secolo e mezzo a ora. Enormi database digitali consentono di studiare gli incroci tra geologia, ambiente e azione degli ominini, tenendo bene in conto le diverse velocità di decomposizione delle varie strutture anatomiche e gli altri predatori. Diversificati e flessibili, i Neandertaliani sopravvissero in mondi scomparsi, dove ghiacciai con spessore di chilometri incontravano la tundra, ma anche in foreste temperate, deserti, regioni costiere e montuose. Non costituiscono un gruppo di sempliciotti buoni a nulla su un ramo avvizzito dell’albero genealogico, ma antichi parenti dotati di un’enorme capacità di adattarsi e persino di prosperare. Non sono relegati a un passato remoto e a un vicolo cieco, appartengono a tutti noi.
La nota e brillante archeologa inglese Rebecca Wragg Sykes ci presenta con meticoloso garbo i nostri fratelli estinti (presenti nel Dna di miliardi di sapiens contemporanei, soprattutto qui in Europa). Molto opportunamente parte da due figure in bianco e nero, ognuna su due pagine. La mappa dei siti colloca fra la costa atlantica degli attuali Spagna e Portogallo e i picchi montuosi Altaj in Siberia i ben novanta luoghi dove sono state finora rinvenute tracce studiate dei Neandertal, ovviamente più concentrate a ovest che a est, segnalando in grigio chiaro l’estensione maggiore delle terre emerse nei periodi glaciali di abbassamento del mare (per esempio senza Manica e Mare del Nord, con la linea dell’Adriatico fra Gargano e Albania attuali). I siti non erano semplici mete, ma intersezioni, nodi di reti che si estendevano per centinaia di chilometri migrabili. La successiva riproduzione del ramo della specie da settecentomila anni (i precursori neandersoviani) a quarantamila (con tante diramazioni per evoluzione in ecosistemi diversi e incroci con altre specie umane) evidenzia la buona lunga convivenza di più specie del genere Homo, sottolineando quanto scientificamente provato, le probabili ibridazioni, le tante verifiche ancora da compiere.
La genetica ha aperto un mondo in cui Neandertal di lignaggi diversi si spostavano su interi continenti. Seguono diciotto accurati capitoli (con un disegno e un prologo poetico) che trattano praticamente tutti i reperti e comparano, nel tempo e nello spazio, i vari aspetti della vita biologica e sociale dei Neandertal. Siamo abituati a ragionare sugli ultimi settantamila anni dei sapiens alla conquista di ogni continente del pianeta o su popoli e civiltà che coprono poche migliaia di anni del recente Neolitico. Qui trovate la storia di ecosistemi intercontinentali e di quasi quattrocentomila anni, meno della metà in nostra compresenza geografica, una meraviglia. Al centro un inserto di disegni e foto a colori, in fondo brevi note.
Valerio Calzolaio è giornalista e saggista. Già deputato per quattro legislature, dal 1996 al 2001 è stato sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, rappresentando il governo italiano ai principali appuntamenti ambientali internazionali (da Kyoto a l’Aja, da Nairobi a New York). Ha svolto per anni attività di consulente Onu per il segretariato della Convenzione per la lotta alla siccità e alla desertificazione. È stato professore a contratto di Diritto Costituzionale all’Università di Macerata. Ha pubblicato, con Telmo Pievani, Libertà di migrare (Einaudi, 2016), i suoi libri più recenti sono La specie meticcia (People, 2019), Migrazioni (Doppiavoce, 2019) e Isole carcere (Edizioni Gruppo Abele), 2022.