Alle radici della domesticazione del cavallo
Risalgono a circa 5500 anni fa le prime testimonianze di domesticazione del cavallo, avvenuta nelle steppe dell’Asia centrale
La domesticazione del cavallo (Equus ceballus) rappresentò un fatto epocale per le popolazioni preistoriche, che rivoluzionò numerosi aspetti della vita quotidiana. Accelerò infatti gli spostamenti e le comunicazioni tra popolazioni che vivevano a grandi distanze, favorendo così lo scambio genico e culturale tra esse, ma ebbe anche importanti implicazioni sulla dieta umana. In un interessante articolo pubblicato sull’ultimo numero di Science, un gruppo di ricercatori delle Università di Exeter e di Bristol ha fornito tre diverse evidenze dell’origine della domesticazione del cavallo. Questo animale sarebbe stato allevato già intorno a 5.500 anni or sono dalle popolazioni di cultura Botai, semisedentarie che vivevano nella steppa dell’attuale Kazakhstan.
La prima prova proviene da un’analisi morfometrica di resti ossei (incentrata sui metacarpi) di alcuni cavalli rinvenuti in prossimità degli antichi insediamenti Botai. Sulla base di numerose misurazioni e della proporzione tra le diverse componenti, le ossa mostrano una notevole somiglianza con le parti corrispondenti di cavalli addomesticati risalenti all’età del bronzo (3500 a.C. – 1200 a.C circa), mentre differiscono notevolmente da quelle coeve di cavalli selvatici residenti nella medesima zona. Questo potrebbe indicare che le antiche popolazioni abbiano iniziato a selezionare alcuni individui per i propri tratti fisici, che venivano poi rafforzati mediante selezione artificiale e accoppiamento assortativo.
Il secondo indizio riguarda invece alcuni segni e scalfiture rinvenute sui premolari di alcuni esemplari, che secondo i ricercatori sarebbero testimonianze di una forma di antica imbrigliatura. Questo potrebbe significare che già oltre 5.500 anni fa i cavalli venivano utilizzati come cavalcatura, per la caccia e gli spostamenti a lunghe distanze.
Infine, i ricercatori hanno rinvenuto evidenti tracce di lipidi sulle pareti di numerosi contenitori di ceramica Botai, che, in seguito ad un’approfondita analisi, sono stati identificati come costituenti del latte di cavalla. Queste popolazioni non utilizzavano per scopi alimentari solo la carne, ma anche il latte, che veniva contenuto e consumato all’interno di recipienti di ceramica.
Data l’elevata presenza di resti equini in prossimità degli insediamenti Botai, da tempo era noto lo sfruttamento dei cavalli da parte di queste popolazioni, ma non si era a conoscenza se le ossa appartenessero a esemplari cacciati in natura o allevati. Il presente studio mette in evidenza non solo che la domesticazione del cavallo ha un’origine molto più antica di quanto si ritenesse fino ad ora, ma anche che questo animale rivestì un ruolo di primissimo piano, sia come mezzo di trasporto che come fonte costante di cibo, per il fiorire delle popolazioni preistoriche dell’Asia centrale.
Riferimenti:
Alan K. Outram, Natalie A. Stear, Robin Bendrey, Sandra Olsen, Alexei Kasparov, Victor Zaibert, Nick Thorpe, and Richard P. Evershed. The Earliest Horse Harnessing and Milking. Science Vol. 323. no. 5919, pp. 1332 – 1335.
Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.