Aposematismo: il ruolo della predazione
La rana Ranitomeya imitator (Pikaia ne ha parlato qui), un piccolo anuro velenoso delle foreste peruviane, è nota per la sua abilità di imitare le colorazioni aposematiche (segnali di avvertimento ai predatori che indicano tossicità e/o velenosità) sgargianti di specie a lei affini ma di gran lunga più tossiche. Una caratteristica unica di questa specie è l’estrema variabilità della livrea, […]
La rana Ranitomeya imitator (Pikaia ne ha parlato qui), un piccolo anuro velenoso delle foreste peruviane, è nota per la sua abilità di imitare le colorazioni aposematiche (segnali di avvertimento ai predatori che indicano tossicità e/o velenosità) sgargianti di specie a lei affini ma di gran lunga più tossiche. Una caratteristica unica di questa specie è l’estrema variabilità della livrea, che può presentare macchie o striature di diversi colori, che spaziano dal rosso al giallo fino al verde (qui una galleria di immagini). In generale, gli individui delle medesime popolazioni sono molto simili tra loro, mentre in popolazioni diverse si riscontrano colorazioni differenti.
Cosa ha promosso questa estrema variabilità tra popolazioni? Un recente studio, pubblicato sulla rivista The American Naturalist, ha messo in evidenza il ruolo della predazione in questo processo di diversificazione. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Montreal ha disperso diverse centinaia di modellini di plastica, rappresentanti i diversi morfi di Ranitomeya imitator, nelle diverse regioni dell’areale della specie e ha valutato il comportamento dei potenziali predatori. In tutti i casi, gli individui meno attaccati erano quelli con colorazioni più simili alla forma locale. Gli altri morfi, invece, hanno subito tentativi predatori come se si trattassero di specie diverse. In pratica, in ciascuna zona i predatori riconoscevano come tossiche solo le rane che presentavano la colorazione di avvertimento tipica di quella zona.
Se la forza selettiva che ha promosso la variabilità della livrea di avvertimento di questa specie è stata la presenza di specie affini molto tossiche in alcune zone dell’areale piuttosto che in altre, la predazione, concludono i ricercatori, ha giocato un ruolo fondamentale nel mantenimento di un’elevata uniformità nel colore entro ciascuna area. Se si pensa che il comportamento dei predatori si modifica considerevolmente anche a distanze inferiori ai 10 km, questo processo potrebbe aver dato luogo alla grande varietà delle colorazioni aposematiche che si riscontrano in natura, non solo tra le rane.
Andrea Romano
Riferimenti:
Mathieu Chouteau, Bernard Angers. The Role of Predators in Maintaining the Geographic Organization of Aposematic Signals. The American Naturalist, 2011; 178 (6): 810 DOI: 10.1086/662667
Immagine:
Credit: Copyright Mathieu Chouteau
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.