Biodiversità criptica

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Mi ero promesso di non scrivere più notizie riguardanti l’identificazione molecolare di un complesso di specie a partire da quella che, grazie alla sola osservazione, si riteneva fosse una sola. Ma davanti ad uno studio come quello pubblicato recentemente sulla rivista Proceedings of the Royal Society B ho dovuto cambiare idea. In questo caso, non si tratta di una specie […]

Mi ero promesso di non scrivere più notizie riguardanti l’identificazione molecolare di un complesso di specie a partire da quella che, grazie alla sola osservazione, si riteneva fosse una sola. Ma davanti ad uno studio come quello pubblicato recentemente sulla rivista Proceedings of the Royal Society B ho dovuto cambiare idea.

In questo caso, non si tratta di una specie che viene “divisa” in due o tre nuove entità riproduttivamente isolate, ma di qualcosa di più. Siamo in Australia e i protagonisti sono piccoli rettili, in particolare i gechi del genere Diplodactylus, molto comuni e diffusi su quasi tutto il territorio di questa grande isola. Fino a questa ricerca, gli esperti ne contavano 13 specie diverse, ma le evidenze molecolari forniscono un dato significativamente diverso: le specie sarebbero almeno 29, ma è possibile che siano molte di più! Ma il dato forse ancora più interessante è che ben 8 delle 16 nuove specie individuate, non ancora nominate, fino a pochi giorni or sono erano considerate appartenere alla medesima specie, Diplodactylus conspicillatus. Grazie ai dati raccolti, lo studio ha anche realizzato un nuovo albero filogenetico in cui emerge come le specie che compongono il “complesso conspicillatus” siano quelle di più recente diversificazione.

I ricercatori della University of Adelaide sono pervenuti a questa conclusione dopo aver condotto diverse analisi che hanno preso in considerazione tre differenti target molecolari: il DNA mitocondriale, gli allozimi (forme distinte del medesimo enzima codificate da alleli diversi) e il cariotipo, ovvero il numero e la struttura dei cromosomi.

La famiglia dei Diplodactylidae passa così da 54 a 70 specie, incrementando le proprie dimensioni di circa il 30% e suggerendo come una simile “diversità criptica”, come viene definita nell’articolo, potrebbe interessare altri generi affini che vivono in terra australiana. Ancora una volta viene sottolineato come gli attuali metodi di classificazione siano inadeguati per la comprensione della reale biodiversità che ci circonda, anche per quando riguarda gruppi di vertebrati appartentemente ben conosciuti e provenienti da paesi sviluppati.

Andrea Romano


Riferimenti:
Paul M Oliver, Mark Adams, Michael S.Y Lee, Mark N Hutchinson, and Paul Doughty. Cryptic diversity in vertebrates: molecular data doubles estimates of species diversity in a radiation of Australian lizards (Diplodactylus, Gekkota). Proceedings of the Royal Society: B.

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