Che cosa succede all’ecosistema quando scompare un ghiacciaio

Gli effetti del cambiamento climatico: come si trasforma un ecosistema post-glaciale

Un gruppo internazionale di scienziati ha indagato come il cambiamento climatico ha trasformato l’ecosistema del ghiacciaio del Mont Minè, in Svizzera

È ormai noto che il cambiamento climatico antropogenico porti con sé una serie di conseguenze negative sull’uomo e sull’ambiente, tra le quali il ritiro dei ghiacciai: si stima che entro il 2100 circa il 50% di essi potrebbe scomparire.

Ma quali saranno gli effetti sull’ecosistema?

Alcuni rimangono difficili da prevedere, ma uno studio pubblicato su Ecography da un team internazionale di scienziati dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con l’University of Lausanne, Sapienza di Roma e con l’Università di Modena e Reggio Emilia, prova a darci delle risposte.

Lo studio del ghiacciaio del Mont Miné

Gli scienziati hanno osservato cosa è successo al ghiacciaio del Mont Miné, nelle Alpi Svizzere, che a partire dalla fine della Piccola Era Glaciale (1860 ca) si è ritirato di circa 2,5 chilometri.

Sulla base dei dati geocronologici già esistenti e grazie alla ricostruzione della cartografia storica, è stato possibile stabilire l’età del terreno a partire dall’anno in cui il ghiacciaio ha cominciato a ritirarsi, e sono stati riconosciuti 4 stadi, che rappresentano le progressive fasi del ritiro.

Per ogni stadio sono stati selezionati casualmente dei siti di campionamento, e all’interno di essi i ricercatori ha studiato in che modo il ritiro del ghiacciaio ha influito sulle relazioni tra piante e impollinatori, osservandone direttamente il comportamento e registrando le varie interazioni durante la stagione di fioritura nell’estate del 2023.

La trasformazione dell’ecosistema del ghiacciaio tra passato e presente

Ѐ noto che i terreni nei quali il ghiaccio si è ritirato di recente sono caratterizzati da condizioni ambientali difficili, da una bassa ricchezza di specie e da interazioni specializzate perché meglio adattate alla limitata disponibilità di risorse e alla bassa competizione.

Col progredire del ritiro dei ghiacciai, però, la ricchezza delle specie e la diversità delle interazioni aumentano e quindi aumenta la presenza di specie generaliste che sanno sfruttare molte più risorse e sono più resistenti ai cambiamenti ambientali e alla competizione.

Sulla base dei dati raccolti, e utilizzando una modellazione ecologica avanzata che analizza le interazioni tra molte specie diverse per identificare i meccanismi chiave nell’evoluzione di queste connessioni, gli studiosi hanno osservato la trasformazione delle reti alimentari ed ecologiche in 140 anni, dall’inizio del ritiro del ghiacciaio.

Questa analisi è servita per capire in che modo si è trasformato l’ecosistema e che tipo di biodiversità è presente in un ambiente post-glaciale.

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Immagine satellitare dell’ecosistema del ghiacciaio di Mont Miné, con la cronosequenza, le fasi e i siti di campionamento. Dalla pubblicazione

“Nelle prime fasi del ritiro del ghiacciaio, abbiamo riscontrato che molte specie vegetali formavano interazioni specializzate con gli impollinatori, creando una rete molto fitta e robusta. Ma con l’avanzare del ritiro e la maturazione dell’ecosistema, in particolare con l’arrivo della foresta e la scomparsa delle praterie, abbiamo assistito a uno spostamento verso specie più generaliste. Se da un lato queste specie generaliste possono adattarsi a una gamma più ampia di partner, dall’altro formano con loro connessioni più deboli, che potrebbero rendere l’intero ecosistema più vulnerabile ad ulteriori cambiamenti ambientali” spiega Gian Alberto Losapio, ricercatore del Dipartimento di Bioscienze dell’Università Statale di Milano e coordinatore della ricerca.

Lo studio ha reso evidente come il progressivo ritiro del ghiacciaio e il conseguente aumento della colonizzazione da parte della foresta, ha portato l’instaurarsi di piante come ad esempio il rododendro (Rhododendron ferrugineum), una specie generalista che interagisce con una ampia varietà di impollinatori.

È avvenuto un vero e proprio rimescolamento dell’architettura delle reti mutualistiche, ovvero quelle interazioni in cui entrambe le parti traggono vantaggio dalla relazione, portando ad una crescente fragilità dell’ecosistema e quindi ad indebolimento complessivo delle interazioni, rispetto alle prime fasi.

Non possiamo però considerare universali questi risultati, perché necessitano di approfondimenti, anche se forniscono indubbiamente nuove conoscenze sullo sviluppo e la stabilità dei sistemi ecologici post-glaciali.

Come afferma Losapio:

Questo studio è stato condotto sulla fronte di un ghiacciaio subalpino, ma il ritiro dei ghiacciai avviene in tutto il mondo. Per comprendere appieno gli impatti globali, abbiamo bisogno di studi simili in altre regioni”.

Riferimenti:

Conti, M., Cerretti, P., Ferrari, A., Gabrieli, P., Paone, F., Polidori, C., Sommaggio, D., & Losapio, G. (2024). Glacier retreat decreases mutualistic network robustness over spacetime. Ecography. https://doi.org/10.1111/ecog.07558

Immagine in apertura: foto di Pixabay, via Pexels