Come antichi gorilla
Lo studio di diversi fossili Paranthropus robustus mostrano che la crescita e lo sviluppo degli individui erano simili a ciò che si osserva oggi nei gorilla
Nelle specie di primati che presentano dimorfismo sessuale i maschi spesso arrivano alla maturità sessuale più tardi rispetto alle femmine ma continuano a crescere più a lungo, raggiungendo delle dimensioni superiori. In questi casi, vi è una notevole differenza tra individui maschili giovani e più anziani per quanto concerne la taglia e la morfologia del corpo e a volte anche la colorazioni della pelliccia.
Uno studio, pubblicato sulla rivista Science, ha descritto una specie di ominidi vissuta tra circa 2 e 1,5 milioni di anni, Paranthropus robustus, dimostrando come la crescita e lo sviluppo degli individui siano simili a ciò che si osserva oggi nei gorilla (Gorilla gorilla) e che tale specie fosse caratterizzata da un dimorfismo sessuale molto più accentuato di quello che si pensava fino ad ora. I ricercatori, tra cui figura Jacopo Moggi-Cecchi dell’Università di Firenze, hanno eseguito un’analisi su 35 campioni fossili di crani appartenenti ad altrettanti indivudui e rinvenuti nelle località Swartkrans, Drimolen e Kromdraii, nel Cradle of Humankind World Heritage Site del Sud Africa.
Dall’analisi, che ha preso in considerazione la crescita e l’usura dei denti e la dimensione dei crani, emergerebbe una notevole differenza tra maschi adulti giovani e maschi adulti vecchi, dimostrando che la crescita continua anche molto dopo il raggiungimento dell’età adulta, e tra i maschi e le femmine, proprio come avviene nei gorilla. In questa specie, infatti, i maschi continuano a crescere anche dopo la comparsa dei denti del giudizio e raggiungono le dimensioni definitive e la colorazione tipica della pelliccia, che si presenta di colore grigio argenteo sulla schiena nei maschi dominanti, quando le femmine coetanee hanno già iniziato ad avere figli.
Da questi risultati si può ipotizzare che il sistema socio-sessuale di Paranthropus robustus fosse simile a quello dei gorilla attuali: gruppi familiari composti da femmine e cuccioli con al vertice un maschio dominante, che ottiene il controllo solo in età adulta avanzata. In questo contesto, i giovani maschi che raggiungono la maturità vengono cacciati dal maschio dominante, in quanto potrebbero costituire una minaccia per il proprio controllo del gruppo, e devono attendere di crescere ancora prima di tentare di subentrare ad un capo-branco. Questo periodo di vita solitaria si trasforma in una condizione molto rischiosa per i giovani, che risultano più soggetti a predazione da parte dei grandi carnivori. Non è un caso, sostengono i ricercatori, che la maggior parte dei resti ritrovati in prossimità dei luoghi di caccia e foraggiamento di leopardi e iene siano di individui di sesso maschile.
Il pattern di crescita lento e il sistema socio-sessuale basato sulla monopolizzazione di un gruppo di femmine causano dunque un alto livello di mortalità soprattutto nei maschi troppo giovani per poter essere maschio dominante ma allo stesso tempo troppo vecchi per poter essere protetti da un branco.
Questo modello di crescita rallentata per gli individui di sesso maschile ha lasciato un segno, anche se non particolarmente accentuato, nella nostra specie: tutti sanno, infatti, che i ragazzi maturano più lentamente delle coetanee.
La foto è tratta da Wikimedia Commons.
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.