Come conciliare utilità e bellezza

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Negli uccelli la presenza di piume allungate, colorate e di forma particolare nei maschi viene ormai automaticamente associata alla presenza, passata o presente, di una forte selezione sessuale che ha favorito l’evoluzione di questi caratteri. Quando però questo tratto morfologico vistoso e appariscente non è esclusivo di un sesso, bisogna chiamare in causa altre forze selettive: in questi casi, spesso […]

Negli uccelli la presenza di piume allungate, colorate e di forma particolare nei maschi viene ormai automaticamente associata alla presenza, passata o presente, di una forte selezione sessuale che ha favorito l’evoluzione di questi caratteri. Quando però questo tratto morfologico vistoso e appariscente non è esclusivo di un sesso, bisogna chiamare in causa altre forze selettive: in questi casi, spesso si fa riferimento all’evoluzione di una forma di riconoscimento tra conspecifici, per ridurre il rischio di ibridazione. Esistono tuttavia casi in cui piume allungate e colorate possono giocare un ruolo di primo piano nell’ecologia di una specie ed essersi evolute in seguito all’azione della selezione naturale combinata a quella sessuale.

Un esempio di questo tipo è stato recentemente documentato sulle pagine della rivista Behavioral Ecology sull’alca dalle redini (Aethia pygmaea). Questa specie vive e si riproduce in un areale molto ridotto, confinato nelle Isole Aleutine e in alcune isole vicino alla Siberia, nidificando in piccoli anfratti e cavità nelle scogliere rocciose, da cui si muove solo la notte. Caratteristica peculiare dell’alca dalle redini è la sua ornamentazione facciale, costituita da due coppie di piume, bianche e sottili, sopra e sotto gli occhi.

Ricercatori della Memorial University di St John’s, Newfoundland, Canada, hanno testato l’ipotesi che queste piume fossero utili all’uccello ad orientarsi nel buio dei corridoi che conducono ai nidi ricavati nella roccia vulcanica. Hanno catturato 99 esemplari e li hanno sottoposti ad un semplice esperimento: ogni uccello è stato fatto entrare nelle gallerie in due condizioni diverse, la prima con le piume facciali fasciate e poste all’indietro, mentre la seconda completamente libere. Sono state infine contate il numero di volte in cui le alche battevano la testa sulla parete dei cunicoli rocciosi, mediante l’utilizzo di una telecamera a raggi infrarossi.

I risultati indicano che senza l’ausilio delle piume, la frequenza delle testate aumentava del 275%, dimostrando senza dubbio la loro funzione di recettori di stimoli meccanici, consentendo a questa specie notturna di evitare gli ostacoli nell’oscutrità.

Le piume facciali delle alche dalle redini, concludono i ricercatori, si sarebbero evolute dunque per l’azione congiunta di selezione sessuale e selezione naturale.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons