Come dormono le mucche

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Alzi la mano che di voi non ha sorriso con un po’ di commiserazione davanti a quelle affermazioni un po’ esoteriche sulla necessità di orientare il letto in direzione Nord-Sud. Io l’ho fatto spesso. Ora la prestigiosa rivista PNAS, nel numero del 9 Settembre 2008 (vol. 105  no. 36, pp. 13451-13455), riporta un articolo ricco di dati sull’orientamento prevalente assunto […]

Alzi la mano che di voi non ha sorriso con un po’ di commiserazione davanti a quelle affermazioni un po’ esoteriche sulla necessità di orientare il letto in direzione Nord-Sud. Io l’ho fatto spesso. Ora la prestigiosa rivista PNAS, nel numero del 9 Settembre 2008 (vol. 105  no. 36, pp. 13451-13455), riporta un articolo ricco di dati sull’orientamento prevalente assunto da bovini, cervi e daini a riposo e mentre brucano.

Sabine Begall dell’Università di Duisburg-Essen ed un gruppo di collaboratori di varie località della Repubblica Ceca, autori dell’articolo, hanno usato come fonte di dati per i bovini … le fotografie satellitari usate da Google Earth, dunque un dato alla portata di tutti. Scorrazzando su e giù per il mondo virtuale, i ricercatori hanno selezionato a caso 308 località da tutti i continenti, rilevando la posizione di 8.510 bovini, e hanno osservato direttamente (1.080 daini in 152 località e 145 cervi in 16 località) o indirettamente, guardando le impronte sulla neve di un migliaio di cervidi in una cinquantina di località. Hanno naturalmente considerato ed escluso l’effetto dei venti e del sole (la direzione era rilevabile dalla foto di Google Earth).

Risultato: sia i bovini che i cervi erano orientati lungo l’asse Nord-Sud con una approssimazione veramente piccola ed in un modo costante. Dunque quegli animali hanno una “bussola” innata? Per sottoporre a verifica questa ipotesi, i ricercatori sono andati a cercare dei branchi di bovini in località con un’importante declinazione magnetica: in quei casi gli animali si orientavano secondo il Nord magnetico, non secondo quello geografico. I ricercatori tedeschi e cechi concludono: “I nostri risultati aprono degli orizzonti allo studio della magnetorecezione in generale […]. Essi sfidano i neuroscienziati ed i biofisici a spiegare i meccanismi immediati del fenomeno.”

Marco Ferraguti

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons