Competizione, diversificazione e speciazione
Fintanto che le interazioni competitive per le risorse disponibili nell’ambiente sono limitate ci si attende un alto livello di diversificazione fenotipica. Il caso più evidente di questo tipo è la radiazione adattativa di un gruppo di organismi a partire dalla colonizzazione di un ambiente da parte di una nuova specie che, se non trova competitori, potrà liberamente proliferare e diversificarsi […]
Fintanto che le interazioni competitive per le risorse disponibili nell’ambiente sono limitate ci si attende un alto livello di diversificazione fenotipica. Il caso più evidente di questo tipo è la radiazione adattativa di un gruppo di organismi a partire dalla colonizzazione di un ambiente da parte di una nuova specie che, se non trova competitori, potrà liberamente proliferare e diversificarsi in diverse forme, che successivamente daranno origine a nuove entità specifiche. Quando la competizione per le risorse si fa dura, invece, ci si attente un minor tasso di evoluzione fenotipica in quanto le opportunità ecologiche sono ora limitate.
Questa “regola” della biologia evoluzionistica è stata ben esemplificata dalle lucertole del genere Anolis delle Grandi Antille, come documentato in un recente studio pubblicato sulla rivista Evolution. Circa 40 milioni di anni fa, giunsero su un’isola caraibica i primi sparuti membri del genere Anolis, i discendenti di tutte le centinaia di specie, diverse per forma, colori, dimensioni corporee e lunghezza delle zampe (per fermarci alle differenze morfologiche), che oggi abitano le Grandi Antille adattate ai più svariati stili di vita.
Ma il tasso di diversificazione per quanto concerne la taglia corporea e la lunghezza delle zampe, due tratti strettamente legati all’ambiente in cui queste lucertole vivono, non è sempre stato costante nel tempo. Questa è la conclusione di un’analisi che ha riguardato tutte le specie del genere Anolis (oltre 100) delle Grandi Antille e ha preso in considerazione le distanze filogenetiche tra esse, il periodo di colonizzazione e il numero di specie attualmente residenti in ciscuna isola.
Dai risultati emerge che, in accordo con la teoria, agli inizi della colonizzazione delle Grandi Antille avvennero le modificazioni fenotipiche più accentuate: in questo modo, le diverse forme biologiche (che poi divennero specie separate) riuscirono ad adattarsi ai diversi ambienti disponibili, sfruttando al meglio tutte le oportunità ecologiche a loro disposizione. Quando, poi, man mano che la competizione andava aumentando, come conseguenza del maggior numero di specie affini sull’isola (alcune approdate da altre isole, altre originatesi in loco in seguito a fenomeni di speciazione), non ci fu più spazio per grandi innovazioni, ma solamente per modificazioni fenotipiche più fini che interessarono un minor numero di specie.
Andrea Romano
Riferimenti:
D. Luke Mahler, Liam J. Revell, Richard E. Glor, Jonathan B. Losos. Ecological opportunity and the rate of morphological evolution in the diversification of Greater Antillean anoles. Evolution, 2010; DOI: 10.1111/j.1558-5646.2010.01026.x
Foto di Andrea Romano
Questa “regola” della biologia evoluzionistica è stata ben esemplificata dalle lucertole del genere Anolis delle Grandi Antille, come documentato in un recente studio pubblicato sulla rivista Evolution. Circa 40 milioni di anni fa, giunsero su un’isola caraibica i primi sparuti membri del genere Anolis, i discendenti di tutte le centinaia di specie, diverse per forma, colori, dimensioni corporee e lunghezza delle zampe (per fermarci alle differenze morfologiche), che oggi abitano le Grandi Antille adattate ai più svariati stili di vita.
Ma il tasso di diversificazione per quanto concerne la taglia corporea e la lunghezza delle zampe, due tratti strettamente legati all’ambiente in cui queste lucertole vivono, non è sempre stato costante nel tempo. Questa è la conclusione di un’analisi che ha riguardato tutte le specie del genere Anolis (oltre 100) delle Grandi Antille e ha preso in considerazione le distanze filogenetiche tra esse, il periodo di colonizzazione e il numero di specie attualmente residenti in ciscuna isola.
Dai risultati emerge che, in accordo con la teoria, agli inizi della colonizzazione delle Grandi Antille avvennero le modificazioni fenotipiche più accentuate: in questo modo, le diverse forme biologiche (che poi divennero specie separate) riuscirono ad adattarsi ai diversi ambienti disponibili, sfruttando al meglio tutte le oportunità ecologiche a loro disposizione. Quando, poi, man mano che la competizione andava aumentando, come conseguenza del maggior numero di specie affini sull’isola (alcune approdate da altre isole, altre originatesi in loco in seguito a fenomeni di speciazione), non ci fu più spazio per grandi innovazioni, ma solamente per modificazioni fenotipiche più fini che interessarono un minor numero di specie.
Andrea Romano
Riferimenti:
D. Luke Mahler, Liam J. Revell, Richard E. Glor, Jonathan B. Losos. Ecological opportunity and the rate of morphological evolution in the diversification of Greater Antillean anoles. Evolution, 2010; DOI: 10.1111/j.1558-5646.2010.01026.x
Foto di Andrea Romano
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.