Condizioni ambientali favorevoli aumentano l’aspettativa di vita degli scimpanzé selvatici

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Studi demografici condotti in una comunità dell’Uganda dimostrano che la presenza stabile di fonti di cibo energetico e l’assenza di fattori antropogenici possono raddoppiare l’aspettativa di vita degli scimpanzé rispetto alla media stimata in altre comunità

Gli scimpanzé sono, insieme ai bonobo, le specie più prossime agli umani, e la conoscenza della loro demografia fornisce informazioni molto importanti sui possibili fattori che hanno influenzato l’aspettativa di vita delle prime comunità umane. Gli scimpanzé hanno una longevità media che si attesta sui 50 anni in cattività, con un massimo documentato di 78 anni. In ambiente selvatico però, diversi fattori, che includono la presenza di grossi predatori, epidemie, influenze umane (principalmente caccia e invasione dell’habitat) e periodi di scarsità di cibo, abbassano l’aspettativa di vita media intorno ai 17 anni.

Per valutare l’effetto di questi fattori, un gruppo di ricercatori facenti capo al Dipartimento di Antropologia dell’Università di Yale ha esaminato per un periodo di oltre vent’anni una popolazione di 306 scimpanzé  (Pan troglodytes schweinfurthii) residenti nella comunità di Ngogo, che si trova nel Parco Nazionale Kibale, in Uganda, valutando i tassi di natalità, di mortalità e di migrazione tra popolazioni.

La comunità di Ngogo si caratterizza per la sua posizione centrale all’interno del parco, in virtù della quale è circondata da altri gruppi di scimpanzé ma non è a diretto contatto con comunità umane, il che la mette al riparo da influenze antropogeniche. I grandi predatori sono assenti e nel periodo dello studio non si sono verificate grandi epidemie. Soprattutto, esistono abbondanti fonti di cibo tra cui la più importante è Ficus mucuso, che produce grandi quantità di fichi in modo abbastanza regolare per tutto l’anno, fornendo una risorsa alimentare stabile ad alto contenuto energetico.

Secondo i risultati dello studio, pubblicato sulla rivista Journal of Human Evolution, l’aspettativa di vita in queste favorevoli condizioni è di circa 33 anni, il doppio rispetto ad altre comunità. Non solo; tale stima concorda con l’intervallo calcolato per l’aspettativa di vita delle prime comunità umane di cacciatori-raccoglitori (dai 27 ai 37 anni), sebbene per questi ultimi si raggiungano valori più alti per le età massime registrate.

Sembra che sia proprio l’abbondanza di fonti di cibo stabili e, in seconda battuta, l’assenza di influenze umane a determinare un tale notevole allungamento dell’aspettativa di vita. Infatti, le analisi demografiche effettuate nella comunità di Kanyawara, che si trova sempre nel Parco Nazionale di Kibale e non ospita grandi predatori degli scimpanzé, riportano un’aspettativa di vita media molto inferiore (circa 20 anni) e si pensa che questo sia dovuto ai periodi di scarsità di cibo, che sono più frequenti e più lunghi a Kanyawara. Una maggiore abbondanza e una minore variabilità delle fonti alimentari renderebbe gli scimpanzé meno vulnerabili alle epidemie.

I dati raccolti presso la comunità di Ngogo evidenziano similitudini rilevanti con gli schemi di sopravvivenza osservati presso i cacciatori-raccoglitori. Simili analisi possono fornire informazioni fondamentali su come le demografie tipiche delle popolazioni di scimpanzé selvatici si sono modificate fino a raggiungere quelle delle prime comunità umane. In particolare, la diversa longevità in queste ultime è legata all’attuazione di qualunque abitudine che porti a una maggiore disponibilità di cibo ad alto contenuto energetico lungo tutto l’anno; tra cui l’adozione di strumenti tecnologici che migliorarono la resa della raccolta e di schemi di condivisione del cibo all’interno del gruppo.


Fonte:
Wood, B.M.et al, Favorable ecological circumstances promote life expectancy in chimpanzees similar to that of human hunter-gatherers, Journal of Human Evolution 105 (2017) 41–56, doi:10.1016/j.jhevol.2017.01.003 

Immagine di Bernard Dupont – Eastern Chimpanzee (Pan troglodytes schweinfurthii), licenza CC BY-SA 2.0