Conseguenze del gioco e dell’utilizzo degli oggetti negli uccelli australiani

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Capacità cognitive complesse non corrispondono sempre ad un grande cervello. Uno studio condotto su un gruppo di uccelli australiani ha dimostrato che le specie il cui il gioco comprende attività di contatto o sociali hanno una dimensione cerebrale e una durata della vita maggiore rispetto alle altre specie confrontate. Al contrario, l’utilizzo di oggetti (forse un’attività cognitivamente più complessa) sembra avere un ruolo più accessorio nel determinare la longevità


Il cervello è un organo altamente complesso, un intricato susseguirsi di connessioni nervose che permettono il passaggio dell’impulso nervoso. Grazie a processi che integrano diverse informazioni in entrata nell’organismo, il cervello produce dei prodotti finali come pensieri, azioni involontarie o comportamenti volontari. Il comportamento di gioco presuppone una complessa elaborazione delle informazioni recepite dall’animale e quindi un’elevata attività cerebrale. Nonostante queste premesse, i benefici del gioco rimangono ancora un mistero e vanno valutati volta per volta, e specie per specie, perché i vantaggi possono essere molteplici e vari.

Uno studio pubblicato su Scientific Reports da Gisela Kaplan, professoressa di comportamento animale all’Università del New England, ha tentato di comprendere se, ed eventualmente come, il gioco e l’utilizzo di oggetti sono correlati con la dimensione del cervello e con la durata media di vita in 77 specie di uccelli nativi australiani. Per ogni specie è stata valutata la presenza di gioco (quindi specie che giocano e specie che non giocano), e la capacità di utilizzare oggetti (assenza o presenza) e come queste due attività predicano la durata media della vita delle diverse specie. Il gioco viene suddiviso in tre categorie principali: di contatto o sociale (es. lotta), locomotorio-rotazionale (es. inseguimento) e con oggetto (es. usare un oggetto senza un apparente significato).

Perché è stata valutata anche la capacità di utilizzare oggetti con un obbiettivo specifico, quindi fuori dal contesto ludico? Secondo diversi studi, questa abilità comporterebbe una capacità cognitiva elevata, perché nel pensiero astratto l’animale dovrebbe associare l’utilizzo di uno o più oggetti al raggiungimento di un obbiettivo. Un meccanismo che si esplica con una modalità per prove ed errori, ma che è già stata “testata” nell’immaginario.

Lo studio ha mostrato come le specie australiane che hanno un gioco sociale, hanno anche una durata della vita e una massa cerebrale maggiore di quelle in cui non è presente nessuna attività ludica, o che non giocano socialmente. Tuttavia, le specie che non hanno un gioco sociale hanno comunque una massa cerebrale maggiore di quelle prive di qualsiasi attività di gioco. Questa correlazione tra le specie che non giocano e quelle che non giocano socialmente, però, non sembra riguardare la durata della vita, che in entrambi i gruppi risulta simile.

Sorprendente è invece il risultato ottenuto nella comparazione tra le specie che utilizzano oggetti e quelle che non lo fanno. Dai risultati ottenuti sembra infatti che non ci sia una differenza tra questi gruppi sia nella durata media della vita che nella massa cerebrale!

Se da una parte i diversi tipi di gioco sembrano corrispondere a diverse dimensioni del cervello, non si può quindi dire la stessa cosa per la capacità di utilizzare gli oggetti. L’ipotesi che viene proposta nello studio per spiegare l’osservazione che il gioco sembri aumentare la durata della vita riguarda una delle sue funzioni principali, quella di ridurre lo stress. In particolare, attraverso questa attività si riducono i livelli ormonali di corticosterone che sono gli ormoni tipicamente associati allo stress negli uccelli, con un effetto positivo sull’aspettativa di vita.

Secondo gli autori l’utilizzo degli oggetti per scopi precisi e definiti, al contrario del gioco, sembra invece essere un’attività associata a eventi più opportunistici e meno essenziali nello sviluppo individuale. Questa abilità non richiederebbe una maggior massa celebrale, in quanto già insita nelle potenziali capacità della specie.


Riferimento:  
Kaplan G. “Play behaviour, not tool using, relates to brain mass in a sample of birds”, 2020. Scientific Reports, 10, 20437. https://doi.org/10.1038/s41598-020-76572-7

Immagine: Paul Gear, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons