Cranio giovane, cranio adulto
I diplodochi (Genere Diplodocus), con un corpo di 30 metri di lunghezza e un peso che poteva raggiungere anche le 40 tonnellate, sono tra i vertebrati più grossi mai vissuti sulla terraferma. Diversamente dagli altri grandi sauropodi che avevano un muso arrotondato o appuntito, i diplodochi presentavano un cranio particolare, caratterizzato da un’estremità particolarmente allungata di forma squadrata. Questo è […]
I diplodochi (Genere Diplodocus), con un corpo di 30 metri di lunghezza e un peso che poteva raggiungere anche le 40 tonnellate, sono tra i vertebrati più grossi mai vissuti sulla terraferma. Diversamente dagli altri grandi sauropodi che avevano un muso arrotondato o appuntito, i diplodochi presentavano un cranio particolare, caratterizzato da un’estremità particolarmente allungata di forma squadrata. Questo è il ritratto che è sempre stato realizzato dai paleontologi, sulla base dei rari ritrovamenti fossili, quasi sempre di individui adulti. E che dire dei giovani?
La risposta giunge grazie alla riscoperta di un cranio di un giovane diplodoco risalente a 150 milioni di anni fa, realizzata da un gruppo di ricercatori del Carnegie Museum of Natural History di Pittsburgh che lo descrive sulle pagine della rivista Journal of Vertebrate Paleontology. Come la maggior parte dei giovani vertebrati, gli occhi erano proporzionalmente più grossi e il viso più piccolo se comparati a quelli degli adulti. Ma la sorpesa riguarda la forma del muso: invece della classica forma quadrata tipica degli adulti, i giovani avevano un muso appuntito, più simile a quello di altri suaropodi. Questa differenza nella forma del muso tra giovani e adulti indica che in questa specie si assisteva ad un’accentuata metamorfosi delle ossa del cranio nel corso della crescita. Anche la conformazione e nella dimensione relativa dei denti differisce molto tra individui giovni e adulti di Diplodocus. Questa differenza nella conformazione del cranio e nei denti ad età diverse potrebbe aver determinato la specializzazione a diete differenti, basate su piante diverse o su tessuti diversi delle stesse piante. Questa specializzazione alimentare avrebbe inoltre limitato la competizione per le risorse tra individui della stessa famiglia.
I diplodochi attraversavano dunque un’importante fase di metamorfosi, che oltre ad interessare la taglia corporea coinvolgeva anche le diverse strutture del cranio, nelle prime fasi della crescita, un processo che potrebbe essere unico tra i sauropodi. Forse unico tra i sauropodi, ma certamente già noto in specie di dinosauri, come i pachicefalosauri (Pikaia ne ha parlato qui).
Andrea Romano
Riferimenti:
Whitlock et al. Description of a Nearly Complete Juvenile Skull of Diplodocus (Sauropoda: Diplodocoidea) from the Late Jurassic of North America. Journal of Vertebrate Paleontology, 2010; 30 (2): 442 DOI: 10.1080/02724631003617647
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.