Da dove viene la capacità di prendere le decisioni?

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Saper decidere tra più opzioni e sviluppare la capacità di modificare le proprie scelte è di fondamentale importanza per adattarsi all’ambiente in cui si vive. Ad esempio, se le risorse alimentari a disposizione di un individuo cambiano, saranno favoriti dalla selezione naturale quegli individui dotati di maggior plasticità fenotipica capaci di adattarsi a tale cambiamento modificando le proprie scelte alimentari. […]

Saper decidere tra più opzioni e sviluppare la capacità di modificare le proprie scelte è di fondamentale importanza per adattarsi all’ambiente in cui si vive. Ad esempio, se le risorse alimentari a disposizione di un individuo cambiano, saranno favoriti dalla selezione naturale quegli individui dotati di maggior plasticità fenotipica capaci di adattarsi a tale cambiamento modificando le proprie scelte alimentari. Scoprire quali parti del cervello sono coinvolte in questo meccanismo è di importante anche nell’ottica di combattere alcune tra le malattie cerebrali più diffuse nell’uomo: infatti sia la sindrome di Alzheimer che i disordini ossessivo-compulsivi sono caratterizzati da una incapacità dell’individuo di prendere decisioni che facciano abbandonare loro meccanismi di routine quotidiana dei quali sono prigionieri.

In uno studio condotto da John Pearson, ricercatore associato del Dipartimento di Neurobiologia del Duke University Medical Center, pubblicato sull’ultimo numero di Current Biology, è stato investigato il ruolo del cervello in alcune scimmie nel regolare la capacità di prendere decisioni. Utilizzando metodi di scansione cerebrale, è stato dimostrato che la zona denominata corteccia cingolata posteriore (Cgp), legata a fattori importanti quali la memoria, l’attenzione e i sistemi per il controllo motorio, è coinvolta nella capacità di prendere decisioni tra le scelte che gli individui si trovano davanti. Le scimmie sono state sottoposte ad esperimenti il cui scopo era portare gli individui a dovere effettuare delle scelte: inizialmente venivano forniti ad ogni individuo 200 ml di succo di frutta; in seguito, veniva offerta loro la possibilità di sostituire l’alimento già ottenuto, di cui conoscevano il valore, con un altro, di dimensioni superiori o inferiori. Dunque ogni animale si trovava nella situazione di dover scegliere tra lo sfruttamento di una risorsa nota e l’esplorazione di un’altra ignota. È stato osservato che in questo tipo di scelta, in cui il cervello soppesa potenziali rischi e benefici associati all’esplorazione di una risorsa ignota, l’attività dei neuroni della corteccia cerebrale posteriore è particolarmente intensa, a dimostrazione della sua importanza nel regolare tale tipo di attività cerebrale.

Questo studio potrà avere anche importanti implicazioni per quanto concerne la salute dell’uomo. Negli individui affetti da sindrome di Alzheimer, infatti, la corteccia cerebrale posteriore è una delle prime zone a subire danni; non a caso, tali individui sono affetti da una manifesta incapacità di prendere decisioni ed esplorare nuovi ambiti. Gli individui affetti da disordini ossessivo-compulsivi invece sono sempre legati a meccanismi d’azione che ripetono e dai quali non riescono a liberarsi; è possibile immaginare un danno della corteccia cingolata posteriore come causa di questi problemi neurologici.
 
Federico Ossi


Riferimenti:
John M. Pearson , Benjamin Y. Hayden, Sridhar Raghavachari and Michael L. Platt, Neurons in Posterior Cingulate Cortex Signal Exploratory Decisions in a Dynamic Multioption Choice Task. Current Biology, 3 settembre 2009