Dai frutti alle erbe

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Già oltre 3 milioni di anni or sono, gli ominidi iniziarono a differenziare le proprie abitudini alimentari, inserendo nella propria dieta il consumo di piante erbacee accompagnate a frutta, semi e germogli, tipici alimenti condivisi anche con le scimmie antropomorfe. Per giungere a tali conclusioni, un gruppo di ricercatori guidato da Julia Lee-Thorp dell’Università di Oxford ha analizzato gli isotopi […]


Già oltre 3 milioni di anni or sono, gli ominidi iniziarono a differenziare le proprie abitudini alimentari, inserendo nella propria dieta il consumo di piante erbacee accompagnate a frutta, semi e germogli, tipici alimenti condivisi anche con le scimmie antropomorfe.

Per giungere a tali conclusioni, un gruppo di ricercatori guidato da Julia Lee-Thorp dell’Università di Oxford ha analizzato gli isotopi del carbonio contenuti nello smalto dei denti dell’unica specie di australopiteco di cui si conosce l’esistenza al di fuori dell’Africa orientale, chiamato Australopithecus bahrelghazali e vissuto nell’attuale regione del Ciad. La proporzione degli isotopi del carbonio 13 (C13) rispetto al carbonio 12 (C12) è infatti considerato un indicatore attendibile della dieta prevalente adottata dagli erbivori.

La ricchezza C13 rispetto al C12 presente nei denti di A.bahrelghazali indicherebbe una dieta in cui compaiono, oltre a frutti e germogli delle piante C3 ad alto fusto, anche tessuti di piante erbacee, tipicamente piante C4. Diversi studi precedenti hanno indicato che lo sfruttamento degli organi di accumulo o di riserva (come rizomi e tuberi) delle piante erbacee abbia rappresentato un momento cruciale dell’evoluzione degli ominini, e in particolare come questo passaggio sia stato fondamentale per l’origine del genere Homo. Questi risultati ridimensionano completamente tale ipotesi.

Finora la specie più antica adattata al consumo di graminacee ed altre piante erbacee era considerata Paranthropus boisei, vissuta ‘solo’ 1,5 milioni di anni or sono (Pikaia ne ha parlato qui). L’esplorazione di nuove fonti di cibo in tempi precedenti fu probabilmente un’esigenza dettata dalla necessità di sopravvivere in un ambiente aperto, caratterizzato da savane, piuttosto che da copertura forestale, come quello in cui vivevano le altre specie del genere Australopithecus. Gli adattamenti utili all’utilizzo di questa fonte di cibo, sia per quanto concerne l’anatomia dentale che i sistemi digestivi, si originarono dunque in un momento molto antecedente a quanto ritenuto fino ad oggi.

Andrea Romano


Riferimenti:
Julia Lee-Thorp, Andossa Likius, Hassane T. Mackaye, Patrick Vignaud, Matt Sponheimer, Michel Brunet. Isotopic evidence for an early shift to C4 resources by Pliocene hominins in Chad. PNAS November 12, 2012.  doi: 10.1073/pnas.1204209109

Immagine: Credit: Michel Brunet/MPFT