Dalle diatomee ai cetacei
Negli ecosistemi naturali, quello che accade ai livelli trofici più bassi si riflette con un effetto domino ai vertici della catena alimentare (Pikaia ne ha parlato qui e qui). In ultima analisi, è proprio il livello di produttività primaria ad influenzare in maniera complessa le comunità naturali, sia oggi come nel passato.A tal proposito arriva un interessante studio, pubblicato su […]
Negli ecosistemi naturali, quello che accade ai livelli trofici più bassi si riflette con un effetto domino ai vertici della catena alimentare (Pikaia ne ha parlato qui e qui). In ultima analisi, è proprio il livello di produttività primaria ad influenzare in maniera complessa le comunità naturali, sia oggi come nel passato.
A tal proposito arriva un interessante studio, pubblicato su Science, focalizzato sul popolamento degli oceani di tutto il mondo da parte dei neoceti, il gruppo degli odierni cetacei composto dai misticeti, le balene, e gli odontoceti, il clade di delfini e orche. La ricerca ha messo in relazione la diversità delle diatomee, piccoli organismi fitoplantonici dotati di un esoscheletro di silice, e quella dei cetacei negli ultimi 30 milioni di anni, in modo tale da valutare in che modo la produttività primaria abbia influenzato la biomassa, la biodiversità e le traittorie macroevolutive di questo gruppo di grandi mammiferi al vertice delle catene trofiche marine.
Dai risultati emerge una quasi perfetta correlazione tra l’abbondanza di questi organismi fitoplantonici e i cetacei nel corso del tempo, con un picco massimo intorno tra 12 e 10 milioni di anni fa e importanti oscillazioni di entrambi i gruppi analizzati nel corso degli ultimi 5 milioni di anni. Se non stupisce che la diversità dei misticeti, animali che si nutrono attivamente di plancton, sia predetta da quella delle diatomee, meno prevedibile è che anche gli odontoceti, attivi cacciatori di pesci e cefalopodi, hanno subito oscillazioni periodiche nei livelli di biodiversità in relazione a questi microscopici organismi marini.
La stretta relazione tra la diversità delle diatomee e quella dei cetacei negli ultimi milioni di anni supporta l’ipotesi che la produzione primaria legata alla presenza di queste alghe fitoplanctoniche abbia coperto un ruolo di primo piano nell’evoluzione e nella diversificazione dei neoceti, i dominatori degli attuali oceani.
Andrea Romano
Riferimenti:
Felix G. Marx, Mark D. Uhen. Climate, Critters, and Cetaceans: Cenozoic Drivers of the Evolution of Modern Whales. Science, 2010; 327 (5968): 993 DOI: 10.1126/science.1185581
Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.