Debutta domani “La Fabbrica del Mondo” con Marco Paolini e Telmo Pievani. Prima puntata: Pipistrelli & virus
La fabbrica del mondo, con Marco Paolini e Telmo Pievani, andrà in onda per 3 settimane da sabato 8 gennaio 2022, alle 21 e 45 su RaiTre
La Fabbrica del Mondo è un programma scritto da Marco Paolini, Telmo Pievani, Francesco Niccolini, Alessandro Padovani, Raffaele Pizzatti Sertorelli, Marco Segato, Michela Signori, diretto da Marco Segato. Parlerà di ambiente, clima e pandemia, con la partecipazione di ospiti internazionali come Mariana Mazzucato, Naomi Oreskes, David Quammen e Noam Chomsky.
In onda dall’8 gennaio su Rai3. La prima puntata si intitola Pipistrelli & virus
Presentazione
Nell’ultimo secolo il mondo artificiale è raddoppiato ogni vent’anni e nel 2020 il peso dei manufatti è stato pari a quello di tutti gli esseri viventi sul pianeta. Oggi il peso dei manufatti ha superato quello delle forme di vita. Dalla tardiva consapevolezza del loro costo nel bilancio del pianeta nasce il concetto di sostenibilità, di misura e limite. Voci preoccupate della scienza ci dicono che siamo già oltre quel limite, ma la consapevolezza e i dati non bastano. L’Agenda 2030 declina in maniera netta gli impegni che devono essere inderogabilmente presi per non superare il punto di non ritorno eppure appare chiaro che quegli impegni saranno disattesi. Perché non siamo capaci di sottoscriverli? È solo la visione egoistica di un sistema costantemente impegnato all’appagamento del presente, incapace di porsi dubbi sul costo ambientale del proprio mantenimento? Perché non sentiamo le sirene d’allarme?
Scappiamo davanti al lupo, alla vipera, al bisonte, ma accettiamo come “normali” i corpi senza vita spiaggiati sulle nostre coste o annegati in mare, effetto collaterale di migrazioni climatiche che non sappiamo o vogliamo comprendere. Come davanti alla lenta ma inesorabile perdita di smalto delle cartoline esposte alla luce, che raccontando l’idea di un luogo che fu, così rimaniamo inermi di fronte alle lente ma inesorabili variazioni causate dal riscaldamento globale di cui siamo responsabili, continuando a pensare il nostro pianeta come una fonte inesauribile da sfruttare, colonizzare, usare. La Fabbrica del mondo, che per millenni ha garantito la sopravvivenza dell’essere umano, ora si è inceppata, tocca fare una gran manutenzione per ripararla, per salvare quel presente che lentamente si disfà sotto i nostri occhi e immaginare un’idea di futuro che non sia la ripetizione del presente. Raccontare l’Agenda 2030 come la costruzione di quella cattedrale che non saremo noi a vedere ma i nostri pronipoti, far comprendere l’animo che c’è in quell’impegno sancito dall’ONU, usare l’arte, le sue forme, le sue parole per tirar fuori quell’animo è la risposta dalla Fabbrica del Mondo all’invito delle tante voci della scienza (e non solo) che denunciano il disastro verso il quale siamo lanciati, ma che restano inascoltate. Per vedere quanto sta accadendo e cambiare strada, non bastano i numeri, i dati, servono narrazioni potenti, che solo l’arte può aiutarci a trovare. È una responsabilità che va condivisa, da questo nasce la collaborazione tra voci delle arti e della scienza.
Fonte: Jole Film
In onda dall’8 gennaio su Rai3. La prima puntata si intitola Pipistrelli & virus
Presentazione
Nell’ultimo secolo il mondo artificiale è raddoppiato ogni vent’anni e nel 2020 il peso dei manufatti è stato pari a quello di tutti gli esseri viventi sul pianeta. Oggi il peso dei manufatti ha superato quello delle forme di vita. Dalla tardiva consapevolezza del loro costo nel bilancio del pianeta nasce il concetto di sostenibilità, di misura e limite. Voci preoccupate della scienza ci dicono che siamo già oltre quel limite, ma la consapevolezza e i dati non bastano. L’Agenda 2030 declina in maniera netta gli impegni che devono essere inderogabilmente presi per non superare il punto di non ritorno eppure appare chiaro che quegli impegni saranno disattesi. Perché non siamo capaci di sottoscriverli? È solo la visione egoistica di un sistema costantemente impegnato all’appagamento del presente, incapace di porsi dubbi sul costo ambientale del proprio mantenimento? Perché non sentiamo le sirene d’allarme?
Scappiamo davanti al lupo, alla vipera, al bisonte, ma accettiamo come “normali” i corpi senza vita spiaggiati sulle nostre coste o annegati in mare, effetto collaterale di migrazioni climatiche che non sappiamo o vogliamo comprendere. Come davanti alla lenta ma inesorabile perdita di smalto delle cartoline esposte alla luce, che raccontando l’idea di un luogo che fu, così rimaniamo inermi di fronte alle lente ma inesorabili variazioni causate dal riscaldamento globale di cui siamo responsabili, continuando a pensare il nostro pianeta come una fonte inesauribile da sfruttare, colonizzare, usare. La Fabbrica del mondo, che per millenni ha garantito la sopravvivenza dell’essere umano, ora si è inceppata, tocca fare una gran manutenzione per ripararla, per salvare quel presente che lentamente si disfà sotto i nostri occhi e immaginare un’idea di futuro che non sia la ripetizione del presente. Raccontare l’Agenda 2030 come la costruzione di quella cattedrale che non saremo noi a vedere ma i nostri pronipoti, far comprendere l’animo che c’è in quell’impegno sancito dall’ONU, usare l’arte, le sue forme, le sue parole per tirar fuori quell’animo è la risposta dalla Fabbrica del Mondo all’invito delle tante voci della scienza (e non solo) che denunciano il disastro verso il quale siamo lanciati, ma che restano inascoltate. Per vedere quanto sta accadendo e cambiare strada, non bastano i numeri, i dati, servono narrazioni potenti, che solo l’arte può aiutarci a trovare. È una responsabilità che va condivisa, da questo nasce la collaborazione tra voci delle arti e della scienza.
Fonte: Jole Film