Dieci modi per migliorare l’insegnamento della biologia evoluzionistica
Il numero di giugno della rivista Evolution presenta un interessante articolo intitolato Making evolution relevant and exciting to biology students, scritto da David M. Hillis (Alfred W. Roark Centennial Professor, Università del Texas), relativo a possibili strategie per migliorare la qualità dei libri di testo di biologia per quanto concerne la biologia evoluzionistica. Sebbene questi suggerimenti siano stati primariamente pensati per […]
Il numero di giugno della rivista Evolution presenta un interessante articolo intitolato Making evolution relevant and exciting to biology students, scritto da David M. Hillis (Alfred W. Roark Centennial Professor, Università del Texas), relativo a possibili strategie per migliorare la qualità dei libri di testo di biologia per quanto concerne la biologia evoluzionistica.
Sebbene questi suggerimenti siano stati primariamente pensati per editori ed autori di libri di testo, essi possono a mio parere risultare molto utili anche per i docenti, sia per migliorare (se necessario) le proprie strategie didattiche che per superare eventuali limiti dei libri di testo al momento disponibili.
Il primo consiglio è di mostrare che la ricerca in ambito evoluzionistico è vitale ed in continuo aggiornamento. Questo consiglio deriva dal fatto che spesso l’evoluzione viene spiegata con un approccio storico che di fatto privilegia il lavoro di Darwin a scapito di molto di ciò che è stato fatto dopo. Questo significa che molte delle revisioni o delle successive sintesi in ambito evoluzionistico non vengono considerate. Favorire la presentazione di dati più recenti potrebbe essere utile anche per mostrare come in biologia evoluzionistica si applichino gli stessi approcci metodologici che si utilizzano in altri ambiti di ricerca.
Il secondo suggerimento consiste nello spiegare che evoluzione non significa solamente selezione naturale, ma che esistono numerosi meccanismi che agiscono in parallelo e che come risultato hanno l’evoluzione delle forme dei viventi. Senza voler necessariamente introdurre concetti quali microevoluzione e macroevoluzione (la cui attualità potrebbe essere discutibile) potrebbe per lo meno essere interessante mostrare anche altri meccanismi. Questo tra l’altro permetterebbe agli studenti di capire come alcune critiche all’evoluzione (ad esempio che la teoria di Darwin spiega la microevoluzione, ma non la macroevoluzione) siano assolutamente infondate.
Terzo consiglio: usare esempi nuovi. Molto spesso per comodità ogni docente si “affeziona” ad alcuni esempi che divengono delle vere e proprie icone dell’evoluzione. Il fatto di presentare sempre gli stessi esempi di evoluzione (quale il melanismo in Biston betularia) potrebbero indurre gli studenti a pensare che l’evoluzione può spiegare solo alcuni casi, piuttosto che avere una valenza più generale.
Il quarto consiglio è quello che io prediligo: mostrare come l’evoluzione non sia solo una capitolo di un libro di testo, ma sia rilevante nelle nostre vite. In questo caso gli esempi che si possono citare sono numerosissimi e vanno dalla necessità di modificare le strategie in agricoltura per evitare di selezionare insetti resistenti, alla necessità di usare antibiotici in modo oculato per ridurre il rischio di selezionare superpatogeni resistenti a più farmaci. In questo capitolo può essere anche utile mostrare come nuove patologie per l’uomo possono originarsi ogni giorno perché un virus o un batterio, mutando, ha acquisito la capacità di infettare il nostro corpo, rigettando quindi definitivamente le ormai insopportabili leggende metropolitane che vedrebbero le nuove malattie come frutto di uno scienziato pazzo (generalmente attivo per produrre armi biologiche negli Stati Uniti) che ha deliberatamente creato tali agenti patogeni. Questo potrebbe anche aiutare gli studenti a non credere agli annunci di presunti rischi di nuove epidemie, spesso impropriamente lanciati da alcuni mass media.
Il quinto consiglio è fare ricorso, quando possibile, ad esempi provenienti da science fiction ovvero da telefilm, film o altro materiale molto popolare, dato che questo approccio può migliorare il desiderio di partecipare alla lezione da parte degli studenti.
Sesto consiglio: includere esempi sperimentali. Questo implica mostrare come l’evoluzione, sebbene si realizzi su tempi lunghi, possa essere dimostrata sperimentalmente. Questo non significa dover necessariamente riprodurre in classe un lavoro sperimentale (per cui non tutte le scuole sono attrezzate), ma per lo meno mostrare come l’evoluzione può anche essere evidente anche in vitro o comunque in tempi brevi.
Il settimo consiglio consiste nel mostrare come la biologia evoluzionistica non sia una disciplina indipendente, ma piuttosto un approccio che permea tutte le discipline (dalla genetica, alla biochimica per finire con l’anatomia, la zoologia e l’ecologia). L’evoluzione potrebbe quindi essere un modo per introdurre un approccio comparativo nelle varie discipline.
L’ottavo suggerimento consiste nell’enfatizzare l’idea della comune discendenza. Questo concetto risulta di grande importanza in biologia evoluzionistica sia per mostrare come tutti i viventi condividano un numero più o meno ampio di proprietà, che per spiegare che tutte le specie attualmente viventi derivano da ancestori comuni piuttosto che l’una dall’altra. Come già suggerito, fornire agli studenti questo strumento potrebbe metterli in grado di far fronte a critiche basate su forzature o deformazioni della teoria dell’evoluzione (un esempio è la critica che la teoria dell’evoluzione erroneamente affermerebbe che l’uomo discende dalle scimmie, dando per scontato che siano le specie attuali).
Nono consiglio: enfatizzare l’importanza della biodiversità, mostrando che questa non consiste solamente nella catalogazione e memorizzazione di numerosissimi nomi scientifici di specie.
Decimo ed ultimo suggerimento: mostrare la scala del tempo su cui agisce l’evoluzione. Fare capire agli studenti la corretta dimensione temporale in cui agisce l’evoluzione può non essere facile, ma è assolutamente essenziale per insegnare correttamente l’evoluzione, così come è prassi consolidata nello studio delle ere geologiche. A tale riguardo potrebbe risultare interessante l’esperienza segnalata da Paolo Coccia in un recente articolo apparso su Pikaia, intitolato Un rotolo di carta igienica per rappresentare la storia della vita sulla Terra.
Mauro Mandrioli
David M. Hillis (2007) Making evolution relevant and exciting to biology students. Evolution 61: 1261-1264.
Per ulteriori approfondimenti su Pikaia:
Paolo Coccia (08-06-2007) Un rotolo di carta igienica per rappresentare la storia della vita sulla Terra
Mauro Mandrioli (08-06-2007) Esiste realmente una distinzione tra microevoluzione e macroevoluzione?
Paolo Coccia (28-04-2007) BigPicture on Evolution
Fondatore di Pikaia e appassionato bibliofilo, cacciatore di riferimenti bibliografici (evoluzionistici) ovunque si trovino. A tal proposito ho finalmente terminato la collana editoriale 150 ANNI DI STORIA DELL’EVOLUZIONE IN ITALIA. PERCORSI E ITINERARI BIBLIOGRAFICI, recensita qui su Pikaia man mano che pubblicavo i volumi. Sul mio blog https://darwininitalia.blogspot.com è disponibile la descrizione dell’intera opera. Email: pacoccia@gmail.com