Dormo o mi nascondo, quindi non mi estinguo
Forse chi dorme mangerà meno, ma, a quanto sembra, vive di più. Questo è il singolare risultato di un recente studio pubblicato sulla rivista The American Naturalist. Sembra infatti che le specie che adottano il comportamento chiamato “sleep-or-hide” (SLOH), quelle che entrano in una fase di dormienza prolungata, come l’ibernazione e il letargo, o temporanea, e quelle che vivono in ambiente […]
Forse chi dorme mangerà meno, ma, a quanto sembra, vive di più. Questo è il singolare risultato di un recente studio pubblicato sulla rivista The American Naturalist.
Sembra infatti che le specie che adottano il comportamento chiamato “sleep-or-hide” (SLOH), quelle che entrano in una fase di dormienza prolungata, come l’ibernazione e il letargo, o temporanea, e quelle che vivono in ambiente sotterraneo sembrano avere una minore propensione all’estinzione. Due ricercatori dell’Università di Oslo e di Helsinki, dopo aver osservato una tendenza delle specie “sleep-or-hide” a permanere nei resti fossili per tempi più lunghi rispetto a quelle che non adottano tali comportamenti, hanno voluto verificare se questa tendenza si fosse mantenuta fino ai giorni nostri.
In particolare, i ricercatori hanno preso in considerazione 4.536 di mammiferi che sono stati inseriti in due gruppi in base alla loro propensione ad entrare in letargo o a nascondersi per la maggior parte della giornata sotto terra o in grotte. Lo studio è poi proseguito mediante l’analisi dei vari livelli della Red List stilata dalla IUCN, da cui emerge che le specie “sleep-or-hide” risultano sottorappresentate nelle categorie maggiormente a rischio. Ecco, ad esempio, che circa il 50% dei primati risultano in pericolo di estinzione così come oltre l’80% dei perissodattili, contro le poche unità dei roditori, dei chirotteri e degli insettivori scavatori. L’analisi ha anche escluso che questi risultati fossero condizionati da alcune variabili, come la dimensione dell’areale e la taglia corporea, note nell’influenzare le probabilità di estinzione, e che fossero indipendenti dalle relazioni filogenetiche tra le specie.
Ma cosa determina il successo delle specie “sleep-or-hide“? E’ probabile, concludono i ricercatori, che la temporanea riduzione delle attività metaboliche possa consentire ai mammiferi che adottano questo comportamento di superare meglio i periodi di crisi climatica e di prolungato stress ambientale.
Andrea Romano
Riferimenti:
Liow et al. Lower Extinction Risk in Sleep-or-Hide Mammals. The American Naturalist, 2009; 173 (2): 264 DOI: 10.1086/595756
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.