Eiaculazione precoce

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Il processo coevolutivo tra alcune piante a fiore ed i rispettivi insetti impollinatori è da sempre stato considerato uno degli aspetti fondamentali per il successo sulla terra di entrambi questi gruppi. A volte, tale rapporto è talmente stretto che, nel caso in cui venisse a mancare uno dei protagonisti, verrebbe compromessa irreparabilmente anche la sopravvivenza del secondo. Per questo motivo, […]

Il processo coevolutivo tra alcune piante a fiore ed i rispettivi insetti impollinatori è da sempre stato considerato uno degli aspetti fondamentali per il successo sulla terra di entrambi questi gruppi. A volte, tale rapporto è talmente stretto che, nel caso in cui venisse a mancare uno dei protagonisti, verrebbe compromessa irreparabilmente anche la sopravvivenza del secondo. Per questo motivo, quando si pensa a questo genere di relazione, si ritiene che essa sia di carattere mutualistico, ovvero che entrambi i contraenti ne beneficino alla stessa maniera. Ma potrebbe non essere sempre così, come dimostrato da un recente studio pubblicato su The American Naturalist.

Tra i casi meglio conosciuti e più studiati di coevoluzione pianta-impollinatore si trova senza dubbio quello tra le orchidee e gli imenotteri: i fiori delle prime riproducono l’aspetto della femmina della specie impollinatrice, inducendo l’avvicinamento del maschio che, nel vano tentativo di accoppiarsi, trasferisce così il polline da una pianta all’altra, fecondandola. Questo rapporto si basa dunque sull’inganno da parte dell’orchidea, ma di solito a beneficiarne sono anche gli impollinatori stessi che trovano abbondanti fonti di cibo sui fiori.

Esistono però situazioni, come quella documantata da ricercatori della Macquarie University di Sydney, in cui gli insetti impollinatori pagano un ingente costo in seguito all’inganno subito. Le orchidee del genere Cryptostylis, che crescono in Australia, sembrano indurre gli impollinatori, i  maschi dell’imenottero icneumonide Lissopimpla excelsa, non solo a simulare l’accoppiamento e quindi a trasferire il polline da una pianta all’altra, ma anche a rilasciare ingenti quantitativi di sperma sul fiore che simula le grazie della femmina. Sembra incredibile ma questi fiori sono considerati molto “sexy” dai maschi, che, in molte situazioni, li preferiscono alle femmine della propria specie. Questo comportamento, sicuramente molto costoso per gli insetti, ha indotto i ricercatori a domandarsi quale sia la motivazione che consente il perdurare della relazione tra le due specie.

Infatti, dal momento che il rapporto non è più di carattere mutualistico, ma rappresenta un costo per una delle specie interagenti, la selezione naturale avrebbe dovuto premiare quei maschi che, invece di “accoppiarsi” con il fiore di orchidea, avessero preferito una femmina conspecifica, massimizzando così il proprio investimento riproduttivo.

In che modo dunque si mantiene l’inganno? Lo studio sottolinea come gli insetti più suscettibili al camuffamento siano specie aplodiploidi, ovvero specie in cui le femmine nascono solo in seguito a fecondazione e presentano un corredo cromosomico diploide, mentre i maschi si sviluppano da uova non fecondate e sono quindi aploidi.

Nel complesso, lo sperma a diposizione dei maschi per la fecondazione delle femmine viene ridotto dallo spreco derivante dall’inganno delle orchidee, con conseguenze importanti sulla dinamica di popolazione degli insetti e sul successo riproduttivo delle piante. In seguito alla riduzione del liquido spermatico adibito alla fecondazione, nasceranno più maschi, dato che si sviluppano da uova non fecondate; in secondo luogo, da questa modificazione del rapporto sessi in favore dei maschi, ne beneficeranno ancora una volta le orchidee che potranno contare su un numero maggiore di impollinatori.

Ecco come una relazione mutualistica può trasformarsi in una situazione di vero e proprio parassitismo.

L’articolo “Orchid Sexual Deceit Provokes Ejaculation” è liberamente disponibile online.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons