Estinzione dei mammut: colpa del clima?

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Dallo lo studio metagenomico di DNA ambientale artico, un gruppo di ricercatori ha escluso l’intervento umano come causa dell’estinzione dei mammut. La loro scomparsa sarebbe dovuta al cambiamento climatico e ambientale

L’estinzione della megafauna pleistocenica alla fine dell’ultimo glaciale, in particolare quella dei mammut, è un argomento molto discusso, sia nel merito delle tempistiche che delle dinamiche. Utilizzando lo studio metagenomico del DNA ambientale estratto dai sedimenti, un gruppo di internazionale di ricercatori ha escluso che l’uomo abbia avuto una parte integrante nell’estinzione dei pachidermi lanosi. Quest’ultima sarebbe invece avvenuta a causa del cambiamento ambientale.

Queste le conclusioni di un lavoro di grande portata nel quale sono stati analizzati 535 sedimenti lacustri e di permafrost, a cui si aggiunge la mappatura del genoma di 1541 piante artiche. I risultati della ricerca possono essere consultati in questo articolo, pubblicato sulla rivista Nature.

Dai fossili al DNA ambientale

Il momento dell’estinzione degli animali è sempre questione di dibattito. Con la scoperta di fossili più recenti, infatti, le stime devono essere riviste (nel caso dei mammut, le ultime testimonianze fisiche si trovano sull’Isola di Wrangel, Mar Glaciale Artico, e risalgono a circa 4.000 anni fa, Pikaia ne ha parlato qua). Allo stesso tempo è molto improbabile scoprire i fossili dell’ultimo individuo sopravvissuto di una specie. Il DNA ambientale antico, invece, non ha questi problemi, perché è 

I dati ottenuti tramite l’analisi del DNA ambientale indicano la presenza del mammut in Nord America fino a circa 8.600 anni fa; nella Penisola del Tajmir, in Siberia, le ultime tracce hanno 3.900 anni. La loro sopravvivenza in queste aree era dovuta probabilmente al persistere della tundra e della steppa di cui avevano bisogno i pachidermi lanosi. Considerato che la nostra specie ha occupato sporadicamente il nord dell’Eurasia da circa 40.000 anni fa, e in maniera stabile da 16.000, i Mammut sopravvissuti nella Penisola del Tajmir potenzialmente hanno incontrato e convissuto con Homo sapiens per almeno 20.000 anni. La teoria per cui il contatto con la specie umana abbia spazzato via velocemente i mammut risulterebbe quindi confutata.

Colpa del clima

Ciò che viene evidenziato in questo studio è come, al termine dell’ultimo massimo glaciale, (circa 12.000 anni fa) il veloce cambiamento climatico abbia portato ad un altrettanto veloce cambiamento dell’ambiente, riducendo sempre più l’habitat ottimale per i Mammut. Questi, incapaci di adattarsi alla progressiva paludificazione dell’Artico, si sono ritirati in “oasi” sempre più ristrette dotate delle caratteristiche di cui avevano bisogno. Quando anche queste sono sparite, la stessa sorte è toccata agli antichi pachidermi.

L’analisi del DNA ambientale ha permesso anche di documentare la presenza di materiale genetico di rinoceronte lanoso nella Kolyma nord-orientale a 9.800 anni fa circa, di cavallo in Alaska e Yukon antico di 7.900 anni e di bisonte tra i 6 e i 7.000 anni da località ad elevata latitudine della Siberia.

Una ricerca che fornisce una grande quantità di dati, oltre a scagionare momentaneamente la nostra specie per l’estinzione del mammut e della megafauna che ha caratterizzato l’ultimo massimo glaciale. E che dimostra la validità dello studio metagenomico del DNA ambientale come strumento per ricostruire la storia delle popolazioni antiche e delle loro interazioni con l’ambiente.

Riferimenti: Y. Wang et al. Late Quaternary dynamics of Arctic biota from ancient environmental genomics. Nature, published October 20, 2021; doi: 10.1038/s41586-021-04016-x

Immagine: jw432 via Pixabay