Fossili da museo
I fossili appena rinvenuti conterrebbero circa sei volte il DNA presente nei reperti conservati nei musei. Inoltre, presenterebbero il doppio delle sequenze geniche in buono stato. Questa notizia, pubblicata sulla rivista PNAS, è il risultato del lavoro di un gruppo di ricercatori dell’Institut Jacques Monod di Parigi. La causa di questa discrepanza sarebbe attribuibile ai processi di conservazione e ai trattamenti subiti dai […]
I fossili appena rinvenuti conterrebbero circa sei volte il DNA presente nei reperti conservati nei musei. Inoltre, presenterebbero il doppio delle sequenze geniche in buono stato. Questa notizia, pubblicata sulla rivista PNAS, è il risultato del lavoro di un gruppo di ricercatori dell’Institut Jacques Monod di Parigi. La causa di questa discrepanza sarebbe attribuibile ai processi di conservazione e ai trattamenti subiti dai fossili appartenenti alle collezioni museali. Sembra quindi opportuna la realizzazione di nuovo metodo di conservazione dei fossili in grado di preservare l’importante risorsa contenuta in essi, utile a ricostruire, anche tramite analisi molecolari, l’evoluzione delle forme di vita sulla Terra.
Dell’articolo originale è disponibile l’abstract.
Andrea Romano
La foto di Peter Zelei è tratta da Wikipedia
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.