Gattucci luminescenti
Una nuova forma di bioluminescenza è stata osservata in due specie di piccoli squali nordamericani. Il fenomeno sembra essere legato al riconoscimento individuale e sistemi di difesa immunitaria
Una nuova forma di bioluminescenza è stata osservata in due specie di squali (Cephaloscyllium ventriosum e Scyliorhinus retifer). Secondo i risultati della ricerca, pubblicata su iScience, questo meccanismo aiuterebbe gli squali a riconoscersi l’un l’altro e a contrastare alcuni tipi di infezioni batteriche.
Nelle acque marine, la bioluminescenza non è un fenomeno così raro. Diversi animali, tra cui alcune specie di meduse, sono noti per la capacità di riassorbire la luce blu dell’ambiente marino e riemetterla a lunghezze d’onda maggiori, creando così dei bagliori di luce verde. Il professor David Gruber, della City University of New York, aveva già osservato questo fenomeno nel gattuccio di mare Cephaloscyllium ventriosum, uno squaletto che frequenta le coste tropicali dell’oceano pacifico americano. Volendo approfondire le conoscenze sull’argomento, con la sua equipe, ha esteso lo studio anche a Scyliorhinus retifer, un altro piccolo squalo, residente nei fondali delle coste atlantiche tropicali e sub tropicali del nord americane.
In alcune regioni della pelle di questi gattucci, gli scienziati hanno rilevato una nuova molecola bioluminescente, metabolita di un’altra piccola molecola chiamata triptofano-chinoreunina. I metaboliti di questa molecola sono noti per essere fluorescenti e, in alcuni vertebrati, sono coinvolti in processi del sistema nervoso centrale e nella risposta immunitaria. Dunque, il processo attraverso cui questi squali emettono fluorescenza è diverso dagli altri modelli osservati in mare: se meduse e altre specie di superficie catturano e riemettono la luce blu dell’ambiente a lunghezze d’onda differenti, queste specie di squali sfruttano la modificazione di alcune molecole per produrre sostanze fluorescenti. Questa bioluminescienza, però, sarebbe visibile solo ai conspecifici, capaci di rilevarla coi loro occhi.
Inoltre, come già accennato, queste molecole potrebbero avere delle proprietà antimicrobiche. Questi gattucci vivono sul fondo degli oceani, ma non mostrano traccia di parassiti o biofouling sulla loro pelle. Questo, a detta degli autori potrebbe essere dovuto proprio alle proprietà della pelle di questi animali, legate alle molecole bioluminescenti.
Questo lavoro, è l’auspicio dei ricercatori, potrebbe aprire nuove prospettive relative alla potenziale funzione della biofluorescenza nella segnalazione del sistema nervoso centrale, resistenza alle infezioni microbiche e fotoprotezione
Riferimento:
Bong Park H. et al., 2019, Bright Green Biofluorescence in Sharks Derives from Bromo-Kynurenine Metabolism. iScience. https://doi.org/10.1016/j.isci.2019.07.019
Immagine: da Bong Park H. et al., 2019, iScience. https://doi.org/10.1016/j.isci.2019.07.019