Gli effetti dei cambiamenti climatici nella storia evolutiva dei canidi

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Uno studio sui fossili ha stabilito quanto le alterazioni ambientali abbiano influito nel processo di evoluzione delle specie canine

Un team di ricercatori della Brown University, supportato da Borja Figueirido dell’Università di Malaga, ha analizzato fossili di zampe e denti di 32 specie differenti di canidi nordamericani, per stabilire come si siano adattate ai cambiamenti del clima di quella regione del mondo. Le specie studiate, abitanti in quest’area, risalgono agli ultimi 30-40 milioni di anni.

I ricercatori hanno mostrato quanto siano stati significativi i cambiamenti ambientali nell’influenzare l’evoluzione anatomica di questo gruppo di animali. Gli effetti sono stati riscontrati nello sviluppo delle abilità di corsa, l’agilità nei movimenti e della capacità di essere predatori. Lo studio, pubblicato da Nature Communication, ha dimostrato che i cambiamenti più evidenti non sono attribuibili solamente ad una reazione adattativa alla caccia, bensì alle diverse condizioni ambientali che sono considerevolmente mutate nel corso del tempo.

Intorno a 40 milioni di anni fa, il clima nel Nord America era piuttosto caldo e il territorio era per la maggior parte composto da boschi. I canidi, dovendo cacciare le proprie prede in ambienti angusti, non avevano un’anatomia corporea adatta alla corsa ma caratteristiche che consentivano loro una caccia per mezzo di agguati.

Già da qualche milione di anni dopo, però, il cambiamento climatico ha portato ad inverni molto più secchi e rigidi. Le fitte foreste hanno dato spazio ad ampie distese di prato, togliendo riparo alle prede e i luoghi da cui sferrare gli agguati ai canidi. Così, i canidi si adattarono ad una predazione legata all’inseguimento, sviluppando articolazioni e nuove abilità strategiche di caccia.

La necessità di adattamento al diverso ambiente ha favorito la comparsa di nuove caratteristiche fisiche, rendendo le specie dell’epoca sempre più simili al lupo di oggi, con una resistenza fisica allo sforzo molto più sviluppata. Ad esempio, le zampe anteriori aumentarono di flessibilità e di robustezza, permettendo ai canidi non solo di essere più veloci, ma anche di afferrare le prede con movimenti di rotazione verso l’interno e verso il basso.

Il ruolo di questi fattori estrinseci, come il cambio di temperatura e la tipologia di habitat, è stato quindi essenziale nel guidare la trasformazione di queste specie. Un bell’esempio di macroevoluzione di un importante gruppo animale mediata nel tempo da considerevoli trasformazioni ambientali.


Riferimenti:
Figueirido, A. Martìn-Serra, Z. J. Tseng, C. M. Janis. Habitat changes and changing predatory habits in North America fossil canids. Nature Communication. Published online: 18 August 2015

Immagine: By U.S. Fish and Wildlife Service Headquarters (gray wolf  Uploaded by Dolovis) [CC BY 2.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons