Gli uccelli non hanno bisogno del navigatore, basta scambiare quattro chiacchiere

Il gruppo di ricerca guidato dal dottor Benjamin M. Van Doren ha pazientemente registrato e analizzato i richiami notturni di 27 specie di uccelli migratori, per scoprire i segreti per il loro infallibile orientamento.
Nell’immaginario collettivo, il mondo notturno è popolato da gufi e civette, ma anche altre specie di uccelli si muovono nella notte. Durante le ore di buio, infatti, c’è chi segue rotte migratorie: si tratta di centinaia di milioni di individui di decine di specie, non di casi isolati. È inoltre incredibile come questi animali riescano a sapere esattamente dove andare. Oltre al loro innato senso dell’orientamento, potrebbe esserci di più ed è quello che ha cercato di comprendere il gruppo di ricerca guidato dal dottor Benjamin M. Van Doren dell’università di Oxford.
379 notti di chiacchiere tra uccelli
Nello specifico gli studiosi hanno voluto indagare l’influenza della socialità nella migrazione, ovvero se la comunicazione inter e intra-specifica abbia un ruolo nella decisione della rotta da tenere e sulle zone dove sostare. 27 sono le specie osservate in questo studio, pubblicato su Current Biology, di cui 25 di uccelli canori appartenenti all’ordine dei Passeriformi, mentre le restanti 2, sono specie di airone, dell’ordine Pelecaniformi, per esaminare la possibile associazione tra ordini diversi. Nello specifico sono state analizzate le registrazioni acustiche notturne della migrazione autunnale degli uccelli, che avviene da agosto a dicembre, in 26 siti del Nord America orientale, per un totale di quasi 20mila ore di monitoraggio in 379 notti. Entrando nel dettaglio, i file audio sono stati suddivisi in spezzoni di 30 secondi l’uno e sono state individuate le specie che in questo lasso temporale hanno emesso vocalizzazioni. La scelta di questo intervallo è stata dettata dal fatto che corrisponde a una distanza lineare massima di 450 m, essendo la velocità al suolo dell’uccello in media di 15 metri al secondo. Ragionando in questi termini quindi, gli esemplari in migrazione registrati nella stessa finestra erano probabilmente abbastanza vicini da sentirsi l’un l’altro e potenzialmente scambiarsi informazioni.
Senza navigatore il vecchio metodo di chiedere indicazioni sembra funzionare
Le analisi effettuate sulle registrazioni, tramite l’ausilio di programmi informatici avanzati, hanno portato a interessanti conclusioni. La maggior parte delle specie di uccelli prese in esame, infatti, ha mostrato come ci sia un’associazione tra specie e individui e le comunicazioni più frequenti sono avvenute tra le specie appartenenti alla stessa famiglia, in particolare tra Parulidae, ma anche le interazioni interfamiliari sono state frequenti e non meno forti quando presenti. Al contrario, non è stata riscontrata nessuna forte evidenza di associazioni sociali tra ordini diversi.
Un altro aspetto che è risultato essere influente è la dimensione delle ali e questo è spiegabile dal fatto che specie con ali morfologicamente simili, sostengono approssimativamente la stessa velocità in volo, consentendo agli esemplari di mantenere una maggiore vicinanza. Ma la prossimità in sé potrebbe non essere sufficiente, anche la somiglianza dei richiami ha mostrato avere infatti la sua rilevanza, probabilmente per permettere agli individui di comprendersi. Queste osservazioni suggeriscono quindi come condividere il comportamento migratorio possa essere un fattore che spinge le specie a un’evoluzione convergente nella produzione di vocalizzazioni simili per condividere informazioni durante gli spostamenti stagionali.
Le specie prese in esame, inoltre, non imparano le rotte migratorie dai genitori, quindi le informazioni sociali potrebbero svolgere un ruolo importante soprattutto per gli esemplari giovani e inesperti. Come è stato dimostrato nei grandi migratori diurni, potrebbero aiutarli a orientarsi durante il volo, oppure essere associate alla selezione dell’habitat o della sosta.
Le vocalizzazioni emesse dagli uccelli durante i voli migratori costituiscono una risorsa preziosa per il monitoraggio degli spostamenti delle popolazioni, lo studio della loro ecologia e persino per capire come le attività umane influenzino questi animali, soprattutto poiché si sta registrando un loro sostanziale declino. Questo comporta una probabile riduzione delle associazioni sociali, con conseguenze sconosciute, ma ipotizzabili. La mancanza di informazioni potrebbe, per esempio, interferire con il processo decisionale di navigazione, influenzando la durata del volo e, di conseguenza, il dispendio energetico della migrazione, aumentando così il rischio di mortalità degli individui.
Riferimenti:
Van Doren, B. M., DeSimone, J. G., Firth, J. A., Hillemann, F., Gayk, Z., Cohen, E., & Farnsworth, A. (2025). Social associations across species during nocturnal bird migration. Curr. Biol. doi: 0.1016/j.cub.2024.12.033
Immagine: Deepak Ramesha, “Birds Flying under Clouds at Sunset”, Free to use License, via Pexels

Sono laureata in Scienze biologiche presso l’Università degli Studi dell’Insubria. Ho iniziato raccontando la natura ai ragazzi in un parco vicino casa e ho frequentato il Master Fauna e HD, per specializzarmi nella comunicazione ambientale.