I capodogli usano le vocalizzazioni per distinguere i propri gruppi?
Un ampio studio sui capodogli del Pacifico confermerebbe che i loro “dialetti” identificano i diversi gruppi di animali, permettendo ai clan di restare uniti e distinguersi dagli altri
Un gruppo di ricerca internazionale guidato da Taylor Hersh, esperto in bioacaustica del Max Planck Institute for Psycholinguistics di Nimega, nei Paesi Bassi, ha pubblicato i risultati del più grande studio finora realizzato sulla distribuzione delle vocalizzazioni dei capodogli dell’Oceano Pacifico. I risultati confermano come questi cetacei marini utilizzino le differenze di vocalizzazione per distinguere l’appartenenza a clan differenti, in un modo molto simile al ruolo dei dialetti nella distribuzione delle culture umane. La ricerca è stata pubblicata su Pnas.
Cetacei piuttosto loquaci
I capodogli (Physeter macrocephalus) sono cetacei marini che vivono in società multilivello complesse, dove le famiglie si organizzano in veri e propri clan. Questi animali comunicano tra loro emettendo continue vocalizzazioni sotto forma di click, o schiocchi, che vengono accorpate in lunghe sequenze dette “code”. Il gruppo di ricerca guidato da Hersh è partito dalla limitatezza geografica dei dati di letteratura raccolti finora, fattore che impedirebbe di chiarire se la distribuzione spaziale di queste differenze definisca l’identità del clan e se sia analoga lungo tutto l’Oceano Pacifico o specifica solo di alcune zone. Detto altrimenti: ci sono prove che i capodogli usino le differenze tra i segnali acustici per erigere barriere sociali tra i loro gruppi? Vocalizzazioni identitarie
Una delle differenze fondamentali tra la cultura umana e quella degli altri animali è la presenza di marcatori simbolici: tratti arbitrari e riconoscibili che fungono da indicatori di appartenenza a uno specifico gruppo. Nelle lingue umane i dialetti hanno avuto la funzione di distinguere sottogruppi di popolazioni differenti, in cui la distribuzione geografica e quella sociale tendono a correlarsi. Così maggiori sono le distanze tra due popolazioni, maggiore è la diversità tra due dialetti. Il gruppo di Hersh ha analizzato 23429 code vocali raccolte da 23 zone differenti dell’Oceano Pacifico, raccolte dal 1978 al 2017. L’analisi statistica ha permesso di distinguere 7 clan acustici distinti attraverso la determinazione di sequenze apparentemente identitarie. Queste sembrerebbero cioè specifiche e distintive della formazione dei clan, e sequenze di click non identitarie, che sembrerebbero mantenere una distribuzione spaziale omogenea lungo il Pacifico. Una delle prime conclusioni di questa ricerca è che la distribuzione spaziale di queste sequenze differenti varia proprio in funzione della distribuzione dei clan, a dimostrazione che il loro apprendimento sarebbe alla base della formazione di barriere sociali tra clan che geograficamente possono anche parzialmente sovrapporsi. La somiglianza tra le code “identitarie”, necessarie alla definizione del gruppo, e quelle più generiche, non identitarie, decresce man mano che aumenta la distanza tra gruppi diversi. In altri termini, le code identificative di due gruppi adiacenti sono sempre più diverse man mano che aumenta la distanza tra loro. Un’evoluzione simpatrica
Il gruppo ha inoltre scoperto che le vocalizzazioni variano sia agli estremi dello stesso gruppo ma soprattutto tra gruppi, secondo un gradiente spaziale. Poiché il numero di clan acustici tende ad aumentare dove vengono rilevate più vocalizzazioni, il gruppo suggerisce che l‘evoluzione delle differenze vocali dei capodogli nel Pacifico potrebbe essere prevalentemente simpatrica, una speciazione che distingue due gruppi contigui solo per l’emersione di caratteri che li differenziano nel tempo e senza che concorra l’emersione di una barriera fisica che li divida. Nelle conclusioni della ricerca, Hersh e colleghi suggeriscono che l’adozione di sequenze identitarie potrebbe aver rafforzato la cooperazione tra i membri di un clan, contribuendone alla distinzione. Per i ricercatori, questo meccanismo avrebbe similarità evidenti con la distribuzione sociale della cultura negli esseri umani, prodotto specifico di meccanismi di cooperazione, di distinzione linguistica e di apprendimento. Così, seppur distribuiti in gruppi non separati da effettive barriere geografiche, i capodogli sembrerebbero usare le differenze di vocalizzazioni per erigere barriere culturali tali da non confondere l’appartenenza a uno specifico clan. Saranno necessarie altre ricerche per stabilire con più precisione il meccanismo di formazione dei clan nei cetacei, sebbene questa ricerca abbia aggiunto un tassello alla nostra comprensione di come questi si mantengano nel tempo. Riferimenti:
Hersh, T. A., Gero, S., Rendell, L., Cantor, M., Weilgart, L., Amano, M., …Whitehead, H. (2022). Evidence from sperm whale clans of symbolic marking in non-human cultures. Proceedings of the National Academy of Sciences, 119(37), e2201692119. doi: 10.1073/pnas.2201692119 Immagine: Gabriel Barathieu, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
I capodogli (Physeter macrocephalus) sono cetacei marini che vivono in società multilivello complesse, dove le famiglie si organizzano in veri e propri clan. Questi animali comunicano tra loro emettendo continue vocalizzazioni sotto forma di click, o schiocchi, che vengono accorpate in lunghe sequenze dette “code”. Il gruppo di ricerca guidato da Hersh è partito dalla limitatezza geografica dei dati di letteratura raccolti finora, fattore che impedirebbe di chiarire se la distribuzione spaziale di queste differenze definisca l’identità del clan e se sia analoga lungo tutto l’Oceano Pacifico o specifica solo di alcune zone. Detto altrimenti: ci sono prove che i capodogli usino le differenze tra i segnali acustici per erigere barriere sociali tra i loro gruppi? Vocalizzazioni identitarie
Una delle differenze fondamentali tra la cultura umana e quella degli altri animali è la presenza di marcatori simbolici: tratti arbitrari e riconoscibili che fungono da indicatori di appartenenza a uno specifico gruppo. Nelle lingue umane i dialetti hanno avuto la funzione di distinguere sottogruppi di popolazioni differenti, in cui la distribuzione geografica e quella sociale tendono a correlarsi. Così maggiori sono le distanze tra due popolazioni, maggiore è la diversità tra due dialetti. Il gruppo di Hersh ha analizzato 23429 code vocali raccolte da 23 zone differenti dell’Oceano Pacifico, raccolte dal 1978 al 2017. L’analisi statistica ha permesso di distinguere 7 clan acustici distinti attraverso la determinazione di sequenze apparentemente identitarie. Queste sembrerebbero cioè specifiche e distintive della formazione dei clan, e sequenze di click non identitarie, che sembrerebbero mantenere una distribuzione spaziale omogenea lungo il Pacifico. Una delle prime conclusioni di questa ricerca è che la distribuzione spaziale di queste sequenze differenti varia proprio in funzione della distribuzione dei clan, a dimostrazione che il loro apprendimento sarebbe alla base della formazione di barriere sociali tra clan che geograficamente possono anche parzialmente sovrapporsi. La somiglianza tra le code “identitarie”, necessarie alla definizione del gruppo, e quelle più generiche, non identitarie, decresce man mano che aumenta la distanza tra gruppi diversi. In altri termini, le code identificative di due gruppi adiacenti sono sempre più diverse man mano che aumenta la distanza tra loro. Un’evoluzione simpatrica
Il gruppo ha inoltre scoperto che le vocalizzazioni variano sia agli estremi dello stesso gruppo ma soprattutto tra gruppi, secondo un gradiente spaziale. Poiché il numero di clan acustici tende ad aumentare dove vengono rilevate più vocalizzazioni, il gruppo suggerisce che l‘evoluzione delle differenze vocali dei capodogli nel Pacifico potrebbe essere prevalentemente simpatrica, una speciazione che distingue due gruppi contigui solo per l’emersione di caratteri che li differenziano nel tempo e senza che concorra l’emersione di una barriera fisica che li divida. Nelle conclusioni della ricerca, Hersh e colleghi suggeriscono che l’adozione di sequenze identitarie potrebbe aver rafforzato la cooperazione tra i membri di un clan, contribuendone alla distinzione. Per i ricercatori, questo meccanismo avrebbe similarità evidenti con la distribuzione sociale della cultura negli esseri umani, prodotto specifico di meccanismi di cooperazione, di distinzione linguistica e di apprendimento. Così, seppur distribuiti in gruppi non separati da effettive barriere geografiche, i capodogli sembrerebbero usare le differenze di vocalizzazioni per erigere barriere culturali tali da non confondere l’appartenenza a uno specifico clan. Saranno necessarie altre ricerche per stabilire con più precisione il meccanismo di formazione dei clan nei cetacei, sebbene questa ricerca abbia aggiunto un tassello alla nostra comprensione di come questi si mantengano nel tempo. Riferimenti:
Hersh, T. A., Gero, S., Rendell, L., Cantor, M., Weilgart, L., Amano, M., …Whitehead, H. (2022). Evidence from sperm whale clans of symbolic marking in non-human cultures. Proceedings of the National Academy of Sciences, 119(37), e2201692119. doi: 10.1073/pnas.2201692119 Immagine: Gabriel Barathieu, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
Mi sono laureato in Biodiversità ed evoluzione biologica all’Università degli Studi di Milano ed ho conseguito un master in Giornalismo scientifico e comunicazione istituzionale della scienza all’Università degli studi di Ferrara. Mi appassiona la divulgazione e lo studio della storia delle idee scientifiche.