I geni che accumulano i grassi

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Il metabolismo e la sintesi dei grassi negli esseri viventi sono in gran parte conosciuti, tuttavia non è stata fatta ancora piena luce sui meccanismi tramite i quali i lipidi vengono immagazzinati in cellule specializzate: gli adipociti o cellule adipose. Queste cellule, il cui citoplasma è quasi interamente occupato da una gocciola lipidica o liposoma, sono molto voluminsoe e di […]

Il metabolismo e la sintesi dei grassi negli esseri viventi sono in gran parte conosciuti, tuttavia non è stata fatta ancora piena luce sui meccanismi tramite i quali i lipidi vengono immagazzinati in cellule specializzate: gli adipociti o cellule adipose. Queste cellule, il cui citoplasma è quasi interamente occupato da una gocciola lipidica o liposoma, sono molto voluminsoe e di solito si trovano ammassate le une vicino alle altre in specifici distretti dell’organismo.

Uno studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), ha evidenziato due dei geni coinvolti nel processo di immagazzinamento dei lipidi negli adipociti: si tratta dei geni Fit1 e Fit2 (Fat-inducing Transcripts). Un gruppo di ricercatori del Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University di New York ha creato cellule di topo (Mus musculus) mutate, in cui i suddetti geni sono stati in alcuni casi silenziati e in altri sovraespressi. Negli adipociti in cui è stata inibita l’espressione di tali geni si verifica una netta diminuzione di gocciole lipidiche nel loro citoplasma. Al contrario, nelle cellule in cui Fit1 e Fit2 sono sovraespressi, tramite l’inserzione di uleriori copie nel genoma, l’accumulo dei liposomi risulta incrementato in modo significativo. In alcuni casi, infatti, il contenuto di lipidi aumenta fino a sei volte rispetto alle cellule non modificate.

Successivamente, i ricercatori hanno iniettato un inibitore di Fit2 nelle uova di pesce zebra (Danio rerio), in modo tale che il gene non venisse espresso negli embrioni, o almeno che la sua trasrizione fosse fortemente ridotta. Subito dopo la schiusa delle uova, agli avannotti sono stati somministrati alimenti ad alto contenuto lipidico, in modo tale da promuovere un’elevata sintesi di liposomi, che avrebbero dovuto accumularsi nei tessuti preposti all’accumulo, quali il fegato e l’intestino. La seguente analisi dei tessuti ha evidenziato un contenuto minimo, quasi assente, di gocciole lipidiche, ad indicare l’azione fondamentale del gene Fit2 non solo a livello cellulare, ma anche a livello di intero organismo.

Questa scoperta, concludono i ricercatori, potrebbe essere utile nella ricerca di nuovi metodi e farmaci utili per contrastare l’obesità ed altre malattie correlate all’accumulo dei grassi.

Andrea Romano

La foto è tratta da Wikimedia Commons.