I gorilla di montagna (forse) non si estingueranno
Nonostante un lento declino demografico che dura da molto tempo, la bassa presenza di varianti genetiche deleterie all’interno del genoma dei gorilla di montagna potrebbe contribuire a salvarli dall’estinzione
Lo stato di conservazione di tutte le grandi scimmie antropomorfe (gorilla, bonobo, scimpanzé, oranghi) attualmente presenti sulla Terra, uomo escluso, è particolarmente precario, come del resto quello di moltissimi altri primati. Consultando la Lista Rossa delle Specie Minacciate compilata dalla Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, si può notare come tutte le grandi scimmie siano classificate tra le specie in pericolo, cioè ad alto rischio di estinzione allo stato selvatico, quando non a rischio critico. I gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei), una delle quattro sottospecie del genere Gorilla, che comprende una specie occidentale (Gorilla gorilla) e una orientale (Gorilla beringei), si trovano in una situazione particolarmente critica. Oggi, grazie agli sforzi compiuti negli ultimi anni per la loro conservazione, si stima che sopravvivano circa 800 esemplari, rispetto ai 254 del 1981, distribuiti in due popolazioni, nel parco nazionale della Foresta Impenetrabile di Bwindi in Uganda e sui Monti Virunga, tra Uganda, Repubblica Democratica del Congo e Ruanda.
Sulla piccola popolazione dei gorilla di montagna incombono la distruzione del loro habitat, il problema forse più grave, e insidie come quelle costituite dalla presenza di trappole disseminate sul territorio per la caccia ad altri animali. E talvolta gli stessi cuccioli vengono catturati per essere poi venduti. Una potenziale minaccia potrebbe arrivare anche dall’infezione da parte di agenti patogeni come il virus Ebola, che ha già decimato diverse popolazioni di gorilla occidentali. Ma oltre a difenderli da questi pericoli, è necessario anche approfondire la conoscenza della loro diversità genetica e della loro storia evolutiva, così da comprendere come il genoma, nel corso del tempo, abbia risposto alle pressioni selettive, come i cambiamenti ambientali e l’evoluzione dei patogeni, ma anche alle dinamiche demografiche all’interno della popolazione.
Ora, per la prima volta, viene presentato uno studio, pubblicato su Science, in cui viene analizzato per intero il genoma di diversi esemplari di gorilla di montagna e confrontato con quello delle altre sottospecie di gorilla. Tra i risultati che emergono da questo studio sono di particolare interesse quelli relativi al tasso di omozigosi (cioè di presenza di alleli identici, per ogni carattere, in ogni coppia di cromosomi) nel genoma dei gorilla di montagna e dei gorilla di pianura orientali, che appare molto più elevato rispetto a quello dei gorilla occidentali. In particolare, il genoma dei gorilla di montagna contiene lunghi tratti che sono indicativi di un avvenuto inincrocio all’interno della popolazione per diverse generazioni in tempi recenti, cioè incrocio tra individui strettamente imparentati.
Ma ancora più rilevante è quanto emerge dall’analisi delle varianti genetiche nella popolazione, che dimostra che all’interno del genoma dei gorilla di montagna è presente un numero di mutazioni che determinano perdita di funzione del gene relativamente inferiore rispetto a quello dei gorilla occidentali. In questo caso l’inicrocio e l’alto tasso di omozigosi, condizioni che in popolazioni molto piccole possono anche portare a conseguenze negative per la sopravvivenza, hanno fatto sì che varianti deleterie avessero meno probabilità di essere preservate. Perciò, se da una parte la bassa variabilità genetica potrebbe avere reso la popolazione meno capace di rispondere ai cambiamenti ambientali e all’evoluzione dei patogeni, dall’altra l’inincrocio può aver favorito l’eliminazione di mutazioni deleterie.
Questo delicato equilibrio potrebbe aver consentito, fino ad ora, la sopravvivenza di questi animali, la cui storia demografica, così come emerge dal sequenziamento del genoma, mostra del resto come entrambe le sottospecie di gorilla orientali stiano vivendo un declino che dura ormai da decine di migliaia di anni e da migliaia di generazioni sopravvivano in popolazioni di pochi individui.
Come notano gli autori, la loro storia demografica ricorda quella dei Neandertal prima della loro scomparsa. Ma il destino potrebbero essere diverso, anche grazie agli sforzi per la loro conservazione. La genetica dei gorilla di montagna dimostra che, pur in condizioni difficili, la loro estinzione potrebbe essere più lontana di quanto finora temuto.
Riferimento:
Xue et al., Mountain gorilla genomes reveal the impact of long-term population decline and inbreeding. Science, 2015; 348 (6231): 242 DOI: 10.1126/science.aaa3952
Immagine da Wikimedia Commons