I neonati sauropodi? Adulti in miniatura molto precoci

Rapetosaurus krausei juvenile 2016 Curry Rogers Whitney DEmic et Bagley Martin

Studiando le ossa appartenenti ad un giovane sauropode, un gruppo di paleontologi ha chiarito come crescevano e quali caratteristiche avevano alla nascita questi giganti del passato

Uno studio pubblicato sulla rivista Science fa luce sulle prime fasi della vita e dello sviluppo dei giganteschi sauropodi: alla schiusa, le proporzioni tra le diverse parti del corpo erano simili, ma su piccola scala, a quelle degli adulti e probabilmente erano già abbastanza autonomi.

I sauropodi sono il gruppo di dinosauri che annovera i più grandi tetrapodi terrestri mai esistiti, i resti dei quali sono spesso tra le attrazioni principali dei musei. Purtroppo, poco si sa di come questi animali, che alla nascita erano poco più grandi di un cane di piccola taglia, raggiungessero le loro mastodontiche dimensioni.

Il gruppo di paleontologi guidato da Kristina Curry Rogers ha cercato di fare chiarezza a riguardo studiando in dettaglio, anche tramite sofisticate analisi ai raggi X, alcuni reperti ossei appartenenti ad un giovanissimo esemplare di Rapetosaurus krausei, un membro dei titanosauri (un gruppo “tardivo” di sauropodi) che visse in Madagascar tra i 70 ed i 66 milioni di anni fa (fine del periodo Cretaceo). Solamente analizzando la morfologia e l’istologia del tessuto osseo, il “paleo-coroner” è stato in grado di stabilire con sorprendente precisione quando e come morì il piccolo titanosauro, vittima probabilmente di inedia tra i 39 ed i 77 giorni di vita.

Stime basate sui reperti ci dicono, inoltre, che era alto circa 35 cm (all’anca) e pesava sui 40 kg, mentre i modelli di crescita suggeriscono come, appena venuto al mondo, pesasse tra i 2,5 ed i 4,3 kg, più o meno come un nostro neonato. Cosa ancor più interessante, la rapida crescita isometrica (proporzionale) delle ossa e la loro struttura suggeriscono che questi pargoli avessero dimensioni relative del tutto simili a quelle degli adulti, una caratteristica tipica delle specie con prole atta, già in grado di seguire il peregrinare dei genitori. La selezione, infatti, nelle specie con prole “precoce” può agire favorendo anche durante la giovinezza forme che ricordano quelle degli adulti (ma ovviamente in miniatura) per garantire, ad esempio, una deambulazione sufficientemente efficiente.

In altri dinosauri ad esempio, come il noto Maiasaura, la diversa architettura del tessuto osseo indica, invece, uno stile di vita neonatale differente e più dipendente dai genitori (prole inetta). Qualcuno ricorderà Piedino, un piccolo Diplodocus che guidava, in un noto cartoon, un gruppo bizzarro ed eterogeneo di cuccioli di dinosauro alla ricerca della fantomatica Valle Incantata. Ora, grazie alla paleontologia, sappiamo che i piccoli sauropodi potevano effettivamente essere molto precoci.


Riferimenti:
Kristina Curry Rogers, Megan Whitney, Michael D’Emic, Brian Bagley. Precocity in a tiny titanosaur from the Cretaceous of Madagascar. Science 22 Apr 2016:DOI: 10.1126/science.aaf1509

Immagine: Martin and K. Curry Rogers