I resti umani più antichi d’America
Nuove evidenze fossili retrodatano l’arrivo dei primi colonizzatori umani nel Nord America di almeno 1.000 anni.
Si tratta di 14 coproliti, escrementi fossili, rinvenuti nelle Paisley Caves, in Oregon, e datati al radiocarbonio oltre 14.000 anni fa, che costituiscono le più antiche tracce di presenza umana nel continente.
Da sei di questi reperti sono stati estratti campioni di DNA mitocondriale (mtDNA), la cui successiva analisi ne ha accertato l’appartenenza a due soli aplogruppi (linee materne), denominati A2 e B2, tipici dei nativi americani e molto comuni in Asia e in Siberia. In questo modo, è stata fornita l’ennesima prova delle origini asiatiche dei primi colonizzatori delle americhe e del loro cammino attraverso lo Stretto di Bering.
Questi risultati, pubblicati su Science, sono in accordo con un recente studio, condotto da ricercatori italiani, che aveva ricostruito il popolamento del continente americano, mediante l’analisi dei DNA mitocondriali di numerosi nativi americani, collocando temporalmente l’arrivo dei primi coloni all’incirca 20.000 anni fa (Pikaia ne ha parlato qui).
Un’ulteriore conferma che la cultura Clovis, risalente a circa 13.000 anni or sono e ritenuta fino a poco tempo fa una testimonianza dei primi abitanti americani, non rappresenta l’inizio del popolamento umano delle Americhe.
Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.