Il brutto caso della Grossa Lucertola Morta

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Nomenclatura scientifica e dispute tra scienziati


La Scienza è un’opera nobile, vorrei dire, cavalleresca. Le tenzoni tra scienziati, tuttavia, possono degenerare nella frode e nella disonestà. Dopo tutto, siamo anche noi esseri umani. Esistono casi scientifici in cui è difficile discriminare l’incoscienza, l’ingenuità e la disonestà. Il famigerato “Archaeoraptor” probabilmente nacque come onesto assemblaggio di un contadino cinese privo di basi scientifiche per rendersi conto dell’errata commistione di resti songlingornithidi e microraptorini, crebbe come sincero abbaglio di alcuni paleontologi nel pieno delle contese contro il BAND e finì per essere scambiato, impropriamente, per un nuovo Piltdown da quelli del BAND (oltre che dai creazionisti).

A parte questi casi, esistono anche episodi in cui le rigide regole formali, quasi burocratiche, del civile vivere tra discipline e ricercatori vengono deviate, forse in buona fede, comunque in modo errato. Oggi vi parlo di un insetto del Madagascar che, affetto da schizofrenia spaziotemporale acuta, si sdoppiò in un paio di theropodi, e di come tutto fu, maldestramente, raffazzonato col più brutto nome mai creato per un theropode.

Raath (1969) descrisse dei resti ben conservati di theropode dal Giurassico Inferiore della allora Rhodesia (oggi Zimbabwe) ed istituì un nuovo genere e specie, Syntarsus rhodesiensis. “Syntarsus“, etimologicamente, significa “piede unito” e si riferisce alla fusione prossimale del tarsometatarso presente nell’olotipo. Un secondo theropode, affine a Syntarsus rhodesiensis, ma proveniente dal Giurassico Inferiore del Nordamerica, fu descritto 20 anni dopo da Rowe, Syntarsus kayentakatae. Nonostante che alcuni, come Paul, in un fervore “lumper” abbiano riunito queste due specie nel genere Coelophysis, nessuno ha mai seriamente messo in dubbio la validità nominale di Syntarsus, fino al 2001, quando tre entomologi (Ivi et al. 2001) pubblicarono una breve nota nomenclaturale nella quale notavano che il nome “Syntarsus” era già occupato da un insetto malgascio (vivente) della famiglia Zopheridae, istituito esattamente 100 anni prima del Syntarsus di Raath (Fairmaire 1869). Le regole di nomenclatura sono chiare: se due specie distinte hanno lo stesso nome, questo nome deve essere attribuito alla specie istituita prima. L’insetto nominale batte il theropode nominale per un inarrivabile secolo (e non importa che il theropode reale abbia battuto l’insetto reale per 200 milioni di anni, qui conta l’anno di pubblicazione del nome). Pertanto, il theropode Syntarsus non era Syntarsus, e doveva essere ribattezzato. Ciò che ne seguì è un simpatico e istruttivo caso di velato conflitto interdisciplinare sostenuto da regole e raccomandazioni scritte e codificate.

Ivi et al. (2001), gli entomologi, nello stesso articolo in cui notavano la sinonimia tra insetto e theropode, ribattezzarono il theropode. Il nome scelto dagli entomologi fu “Megapnosaurus“. Se non siete pratici di etimologia greca, “Megapnosaurus” significa letteralmente “grossa lucertola senza respiro”, cioè, fuori di metafora, “lucertolone morto”.

Ora, immaginatevi la reazione dei paleontologi. Arrivano tre sconosciuti raccoglitori di scarafaggi che ti sbattono sul muso l’incontrovertibile evidenza che uno dei nomi più famosi e simpatici tra i dinosauri, Syntarsus, apparteneva da oltre un secolo prima che al theropode ad uno sconosciuto scarafaggio. Va bene, ci sta, sì, le regole sono chiare, Syntarsus (il theropode) va ribattezzato. Ma, ciò non significa affatto che il nuovo nome debba essere dato dagli stessi che scoprirono la sinonimia. Non è una regola, né un obbligo. Sopratutto se il nome scelto è a dir poco patetico. “Grossa lucertola morta”… solo uno che non ha mai avuto a che fare con i fossili può battezzare un rettile fossile con “lucertolone morto”.

Che ca…[ptorinomorfo permiano] di nome è???

Qualcuno sicuramente sta pensando che sto narrando la storia dal punto di vista di parte, risentito e stizzito, del paleontologo che non sopporta che un entomologo (anzi, tre) gli faccia le scarpe, gli cancella un nome al quale era affezionato e lo sostituisca con un altro (brutto).

In realtà, non sono io ad essere risentito, ma lo stesso Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica, la Costituzione dei tassonomi, che prevede di seguire delle procedure in questi casi. Non sono regole obbligatorie, ma raccomandazioni etiche su come un corretto scienziato debba comportarsi in questi casi. Procedure sancite e riconosciute, per il bene della disciplina e delle normali relazioni tra colleghi. Procedure che Ivi et al. (2001) mostrarono chiaramente di non aver conosciuto o seguito o rispettato. Infatti, in casi come questi esiste una serie di principi etici che vanno seguiti, come norme di comportamento corretto. Al pari delle regole più o meno formali che adornano la vita di tutti i giorni e sono ciò che chiamiamo “buona educazione”.

Esse affermano che:
1)- Se l’autore del nome da sostituire è ancora in vita, egli deve essere avvertito delle sinonimia prima che essa sia pubblicata. Raath era vivo nel 2001 (credo lo sia ancora, correggetemi se sbaglio). Ivi et al. non avvisarono Raath. Questo è scorretto verso il legittimo autore del nome da sostituire.

2)- Una volta avvisato, l’autore del nome da sostituire provvederà egli stesso a pubblicare una rettifica con l’istituzione del nuovo nome. Ivi et al. istituirono il nome alternativo senza includere Raath tra gli autori del nuovo nome, bensì scalzandolo dalla sua condizione di autore del nome (qualunque sia) per la specie da lui descritta e istituita nel 1969. Questo è scorretto verso il legittimo autore del nome da sostituire.

Queste due violazioni delle norme raccomandate dal codice etico di nomenclatura zoologica sono sufficienti a mettere in serio dubbio la validità dell’azione nomenclaturale di Ivi et al. (2001).  Non a caso, praticamente nessun paleontologo ha seguito Ivi et al. (2001) né adottato “Lucertolone morto”.

Inoltre, la pubblicazione del nuovo nome è avvenuta in una rivista, “Insecta Mundi”, praticamente sconosciuta ai paleontologi, i quali non possono mica controllare ogni giorno tutte le riviste zoologiche al mondo per sapere se un nome di dinosauro è stato sostituito per via dell’ennesimo insetto ottocentesco avente priorità. Ivi et al. (2001) avrebbero dovuto pubblicare la loro revisione in una rivista di ampia taratura paleontologia, per permettere che i colleghi paleontologi fossero informati velocemente ed in modo ampio della revisione. Ciò avvenne invece in modo informale tramite internet.

Infine, il caso di “Megapnosaurus” è da molti visto come un’ulteriore violazione del codice etico di nomenclatura zoologica, per via dell’etimologia stessa del nome “lucertolone morto”, da molti considerata una grossolana e superficiale considerazione di cosa sia un taxon paleontologico. Il fatto che molti, me compreso, detestino “Megapnosaurus“, sta in primo luogo nel sottinteso senso di banalità che traspare dal nome. Se l’enorme variegata diversità dei dinosauri è per te sconosciuta e quindi fraintesa, è evidente che ogni dinosauro sarà per te solo un “lucertolone morto”. “Megapnosaurus” è quindi un modo superficiale e banale di considerare un taxon di rettile fossile. Ad esser fiscali, qualunque rettile defunto lungo più di 1 metro è un “Megapnosaurus“. Il codice etico di nomenclatura raccomanda di evitare di creare nomi che possano denigrare o sminuire persone o istituzioni. “Lucertolone morto” sminuisce paleontologi e paleontologia e mera necrologia di lucertole obese.
Non ne siete convinti? Quando qualcuno ribattezzerà qualcosa al quale voi date valore con un nome brutto e banale ne riparleremo.

Quindi? A parte le questioni soggettive, Megapnosaurus è valido oppure no?

Tutto dipende dallo status della prima specie di theropode alla quale fu dato il nome “Syntarsus“. La specie africana è da molti considerata strettamente imparentata con Coelophysis, al punto che viene sovente chiamata “Coelophysis rhodesiensis“. Non occorre un nome di genere nuovo, se ne esiste già uno che la descrive egregiamente. Io sono di questo avviso, e considero quindi Coelophysis rhodesiensis il nome appropriato, e non ho mai usato “Megapnosaurus rhodesiensis“.

E la seconda specie, quella americana? I motivi per ritenere che essa sia più affine a Coelophysis rhodesiensis piuttosto che ad altri coelophysoidei (ad esempio, Segisaurus) sono deboli, pertanto, non ci sono motivi per cui il suo destino nominale sia legato a Coelophysis. Dato che “Megapnosaurus” è ancorato alla specie africana (la quale sta benissimo in Coelophysis), il nome “Megapnosaurus” non può essere usato per la specie americana, la quale, attualmente, è in attesa di un suo nome particolare (che solo Rowe, legittimo autore della specie “kayentakatae“, può istituire). In attesa del nome del genere per la specie americana, possiamo chiamarla ancora “Syntarsus” ma a patto di associarla sempre al nome “kayentakatae“, e mai chiamandola da sola (perché quello è il genere di insetto) e di mettere il nome del genere tra virgolette. Megapnosaurus non ha alcun “potere” sulla seconda specie. Ovvero, “Syntarsuskayentakatae resta in attesa di un suo nome di genere.

Megapnosaurus” è solo un brutto nome morto.

Da Theropoda, il blog di Andrea Cau


Bibliografia:

Fairmaire, L. 1869. Notes sur les Coléoptères recueillis par Charles Coquerel à Madagascar et sur les côtes d’Afrique. 2e Partie. Annales de la Société Entomologique de France, 4 Série 9:179–260.

Ivie, M.A., S.A. Slipinski, and P. Wegrzynowicz. 2001. Generic homonyms in the Colydiinae (Coleoptera: Zopheridae). Insecta Mundi 15:63–64.

Raath, M.A. 1969. A new coelurosaurian dinosaur from the Forest Sandstone of Rhodesia. Arnoldia 4:1–25.
Rowe, T. 1989. A new species of theropod dinosaur Syntarsus from the Early Jurassic Kayenta Formation of Arizona. Journal of Vertebrate Paleontology 9:125–136.