Il collo dei sauropodi

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Le posizioni di diversi studiosi riguardo i medesimi aspetti della storia e dell’evoluzione della vita, anche quando il punto di partenza sono i medesimi dati o resti fossili, sono spesso molto differenti tanto da generare dispute a suon di pubblicazioni sulle riviste scientificihe.In questi giorni, si è aperta una nuova controversia che riguarda la posizione in cui veniva abitualmente mantenuto […]

Le posizioni di diversi studiosi riguardo i medesimi aspetti della storia e dell’evoluzione della vita, anche quando il punto di partenza sono i medesimi dati o resti fossili, sono spesso molto differenti tanto da generare dispute a suon di pubblicazioni sulle riviste scientificihe.

In questi giorni, si è aperta una nuova controversia che riguarda la posizione in cui veniva abitualmente mantenuto il collo dei dinosauri sauropodi, come il Brachiosaurus e il Diplodocus. Recenti studi hanno sostenuto che questi giganti del passato tenevano il lungo collo parallelo al terreno o dall’alto verso il basso, mentre brucavano erba o foglie di cespugli bassi. Queste considerazioni sono state formulate sulla base di evidenze sia osteologiche che fisiologiche. In particolare, alcuni autori avevano sostenuto che allineando al loro massimo livello di sovrapposizione le vertebre cervicali, in quella che hanno chiamato posizione osteologica neutrale (o ONP) di questi animali, la posizione del collo risulta orizzontale e dotata di poca libertà di movimento. Inoltre, un altra ricerca ha illustrato che se il collo dei sauropodi fosse stato mantenuto prevalentemente disteso, il dispendio energetico necessario per pomapre il sangue in modo da irradiare i tessuti cerebrali sarebbe stato troppo elevato (Pikaia ne ha parlato qui).

La risposta dei paleontologi che non la pensano così e che si mantengono più fedeli all’idea “classica” dei sauropodi con il collo disteso verso l’alto per brucare le foglie in cima agli alberi non si è fatta attendere. E’ recente la pubblicazione di un articolo sulla rivista Acta Palaeontologica Polonica che si propone di difendere questa ipotesi.

Lo studio si avvale di un confronto tra la posizione delle vertebre cervicali negli attuali gruppi di tetrapodi e quella dei sauropodi. Negli attuali vertebrati terrestri il collo è tenuto parzialmente o totalmente esteso e la testa flessa, con il risultato che la regione cervicale-media risulta quasi verticale, posizione che non coincide con quella osteologica neutrale, in cui le vertebre cervicali si trovano al massimo grado di contatto tra loro. Anzi, continuano i ricercatori, queste vertebre presentano due facce anteriori e due posteriori che le consentono di scivolare una sull’altra quando il collo si estende. E questa caratteristica è particolarmente accentuata nelle odierne specie con il collo lungo, come lo struzzo e la giraffa.

O i sauropodi mantenevano la posizione del collo e della testa diversamente da tutti gli odierni tetrapodi, concludono i ricercatori, oppure, con molte probabilità, tenevano il collo disteso verso l’alto per la maggior parte del tempo, eccetto quando brucavano l’erba o si abbeveravano. Inoltre, è possibile che le capacità di movimento del loro collo fossero molto superiori a quanto ritenuto fino ad ora.

Sappiamo bene che la disputa non è terminata. Ora attendiamo l’ulteriore replica.

Andrea Romano


Riferimenti:
Michael P. Taylor, Mathew J. Wedel, and Darren Naish. Head and neck posture in sauropod dinosaurs inferred from extant animals. Acta Palaeontologica Polonica, 54 (2), 2009: 213-220