Il DNA barcoding: quando morfologia e DNA si integrano

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Martedì 13 dicembre al pomeriggio si è chiuso il workshop modenese dedicato al DNA barcoding. I lavori sono iniziati al mattino con una presentazione in cui Michele Cesari ha mostrato le necessarie standardizzazioni da attuare per essere certi di ottenere sequenze del gene COI di buona qualità da utilizzare per identificare specie. Le difficoltà che si incontrano in laboratorio non […]

Martedì 13 dicembre al pomeriggio si è chiuso il workshop modenese dedicato al DNA barcoding. I lavori sono iniziati al mattino con una presentazione in cui Michele Cesari ha mostrato le necessarie standardizzazioni da attuare per essere certi di ottenere sequenze del gene COI di buona qualità da utilizzare per identificare specie. Le difficoltà che si incontrano in laboratorio non sono poche e purtroppo anche alcuni lavori pubblicati perdono parte dell’interesse, poiché le sequenze non sono state ottenute ed analizzate in modo corretto.

L’intervento di Andrea Galimberti si è invece concentrato su come accedere ai database in cui tutte le sequenze ottenute possono essere visualizzate, oltre che quali sono i progetti di DNA barcoding attivi nel mondo.

Saverio Vicario ha poi introdotto la possibilità di studiare campioni di DNA in cui sono presenti simultaneamente tracce di tante specie diverse per costruire dei veri e propri profili di biodiversità, mettendo a confronto ambienti diversi e paragonandone la ricchezza in specie (biodiversità).

I lavori sono poi proseguiti con la presentazione di tre laboratori privati che usano il DNA barcoding per verificare eventuali sofisticazioni alimentari, analizzare la presenza di batteri nei cibi e valutare la qualità delle acque mostrando come la collaborazione tra università e imprese sia oggi più necessaria che mai per mettere a disposizione dei cittadini strumenti sempre più efficaci per evitare truffe e adulterazione degli alimenti.

Il workshop si è chiuso con una ampia ed articolata discussione, nata dalla partecipazione di oltre 40 gruppi di ricerca che spaziano dalle piante ai metazoi mostrando una enorme ricchezza di competenze e conoscenze della comunità scientifica italiana. Questa ricchezza di competenze rappresenterà una solida base di partenza per realizzare un network di laboratori che potrebbe portare alla nascita di un consorzio italiano per il DNA barcoding.

Mauro Mandrioli