Il genere Homo può contare due nuovi rappresentanti, forse

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Sono stati descritti, a distanza di un solo giorno, due forme di Homo vissute nel Pleistocene medio: il primo da fossili rinvenuti nel sito di Nesher Ramla, Israele, e il secondo da un cranio trovato a Harbin, nella provincia cinese dello Heilongjiang. Ma sono nuove specie?

Per molto tempo si è immaginata un’evoluzione lineare per il genere Homo, con le diverse forme che da Australopithecus, a ogni passo, lasciano il posto alla successiva fino ad arrivare a Homo sapiens. Questo si è dimostrato inesatto. Per usare le parole dell’antropologo Jacopo Moggi Cecchi, l’evoluzione umana somiglia di più a un cespuglio: tanti rami che divergono, si ramificano ancora o terminano precocemente, e spesso coesistono gli uni con gli altri. In effetti, sembra che Homo sapiens non solo abbia convissuto, ma si sia accoppiato con altre specie del genere Homo, nello specifico Neanderthal e Denisoviani. Recentemente, sono state annunciate le scoperte di due nuovi rami di questo cespuglio.

Il primo di questi nuovi Homo è stato portato alla luce nel sito di Nesher Ramla, Israele, da parte della squadra dell’archeologo Yossi Zaidner dell’Università Ebraica di Gerusalemme. Antropologi dell’Università di Tel Aviv, guidati da Israel Hershkovitz, Hila May e Rachel Sarig, hanno studiato questi frammenti: la loro conclusione, pubblicata su Nature, è che i fossili appartennero agli ultimi sopravvissuti di un gruppo umano fino a ora sconosciuto, di cui non hanno ancora proposto una nomenclatura ufficiale. Secondo gli studiosi, questa popolazione avrebbe diffuso per prima in Europa e Asia tratti che sarebbero diventati tipici dei Neanderthal.

Ha già ricevuto il nome di Homo longi, invece, l’ominino descritto sulla rivista The Innovation, partner di Cell Press. I tre studi pubblicati a riguardo portano le firme del paleontologo Qiang Ji e del paleoantropologo Xijun Ni dell’Università GEO di Hebei, e dell’antropologo Chris Stringer del Museo di Storia Naturale di Londra. I ricercatori hanno basato il loro studio su un cranio rinvenuto nel 1933 a Harbin, nella provincia cinese dello Heilongjiang; secondo la loro analisi filogenetica Homo longi, e non Homo neanderthalensis, sarebbe il nostro parente più prossimo.

L’uomo di Nesher Ramla
Conosciamo l’uomo di Nesher Ramla grazie a una mandibola, un molare e parti di cranio fatti risalire a un periodo tra i 140000 e i 120000 anni fa, al Pleistocene Medio. Mandibola e dente hanno tratti neanderthaliani, mentre il cranio fa pensare a specie arcaiche di Homo; tale combinazione di caratteristiche, secondo Hershkovitz e colleghi, prova di avere davanti una nuova popolazione di Homo, che comprenderebbe anche fossili di attribuzione incerta rinvenuti nella stessa regione a Qesem, Zuttiyeh e Tabun. Questa popolazione avrebbe abitato l’antico Israele già 420000 anni fa, e si sarebbe diffusa in seguito nel continente Eurasiatico. I Neanderthal europei avrebbero ereditato alcuni dei loro tratti da questo gruppo.

Gli archeologi, negli stessi strati dell’uomo di Nesher Ramla, hanno trovato migliaia di utensili, essenzialmente punte e lamine di silice. Gli strumenti portano i segni della tecnica di Levallois, un metodo per scheggiare la pietra con movimenti consolidati e ripetitivi. La tecnica viene in genere associata a Neanderthal o sapiens; secondo gli autori, gli artefatti testimoniano scambi culturali avvenuti tra i Nesher Ramla e popolazioni di sapiens provenienti dall’Africa, che avrebbero diffuso il metodo.

I contatti tra le popolazioni furono, forse, anche più intimi. Si era già sospettato di accoppiamenti avvenuti nella zona tra sapiens e una popolazione ignota di Homo: secondo Hershkovitz e colleghi, si tratterebbe proprio dei Nesher Ramla.

L’uomo di Long Jiang
Come spiegato da Ji, Ni e colleghi, H. longi prende il nome da Long Jiang, letteralmente “drago fiume”, nome comune della provincia di Heilongjiang dov’è stato trovato il cranio; lo si sente chiamare “dragon-man”, ma non perché abbia qualcosa del drago. Il cranio, ancora in ottime condizioni, ha avuto una storia travagliata: era il 1933 quando fu trovato nella riva del fiume Songhua, nella città di Harbin, da un uomo cinese costretto dagli occupanti giapponesi a costruire un ponte. L’uomo nascose ai soldati il suo ritrovamento, e come conseguenza il cranio rimase in un pozzo per due generazioni. Entrò in possesso dell’Università GEO di Hebei soltanto nel 2018.

Il percorso accidentato del cranio ha reso più difficile la sua datazione, ma gli studiosi ritengono che abbia almeno 146000 anni. È molto grosso, e come i resti di Nesher Ramla presenta caratteri arcaici combinati ad altri più recenti, nello specifico una faccia simile a quelle di H. sapiens. Per di più, l’unico dente rimanente combacia con molari della caverna di Denisova, e i ricercatori ipotizzano una parentela con l’ominino cui appartenne la mandibola di Xiahe, ritenuta denisoviana.

Ji, Ni e colleghi propongono che il cranio di Harbin, la mandibola di Xiahe e altri fossili della regione appartennero a un gruppo monofiletico (ovvero, che condivide un antenato comune); la loro ricostruzione è che questo gruppo, e non quello dei Neanderthal, sia il più filogeneticamente vicino a noi, il nostro sister group. Queste considerazioni fanno ritenere ai ricercatori che gli spostamenti del genere Homo tra Africa, Europa e Asia non avvennero con uno spostamento unidirezionale “fuori dall’Africa”, ma con tanti spostamenti di diverse entità e direzione da un continente all’altro.

Il dibattito sugli uomini antichi
Non tutti gli studiosi si sono detti d’accordo con le affermazioni straordinarie fatte negli studi. Diversi paleoantropologi, tra cui John Hawks, hanno commentato che i fossili israeliani potrebbero rientrare nell’intervallo di variabilità dei Neanderthal, o esserne una forma regionale. Altri hanno fatto notare che i resti sono troppo recenti per parlare di antenati dei Neanderthal.

Di H. longi, sempre Hawks sostiene che il nome non rimarrà a lungo: la ricostruzione filogenetica non combacerebbe con le informazioni raccolte sinora dal DNA. Non è l’unico a ritenere la denominazione prematura, mentre in molti, a partire dal paleoantropologo Chris Stringer, pensano e sperano che il fossile sia l’esemplare a lungo cercato di cranio denisoviano. Bisogna anche tenere presente che The Innovation, che ha pubblicato gli articoli, esiste soltanto da un anno e non ha ancora il prestigio delle maggiori riviste del settore.

Nella scienza è normale che ci siano controversie, specialmente su argomenti rilevanti come l’evoluzione umana. L’unica cosa di cui possiamo stare certi è che la ricerca farà il suo corso, e che si farà il possibile per avvicinarci sempre più alla verità.

Riferimenti:

Israel Hershkovitz, Hila May, Rachel Sarig, Ariel Pokhojaev, Dominique Grimaud-Hervé, Emiliano Bruner, Cinzia Fornai, Rolf Quam, Juan Luis Arsuaga, Viktoria A. Krenn, Maria Martinón-Torres, José María Bermúdez De Castro, Laura Martín-Francés, Viviane Slon, Lou Albessard-Ball, Amélie Vialet, Tim Schüler, Giorgio Manzi, Antonio Profico, Fabio Di Vincenzo, Gerhard W. Weber, Yossi Zaidner. A Middle Pleistocene Homo from Nesher Ramla, Israel. Science, 2021; 372 (6549): 1424-1428 DOI: 10.1126/science.abh3169

Yossi Zaidner, Laura Centi, Marion Prévost, Norbert Mercier, Christophe Falguères, Gilles Guérin, Hélène Valladas, Maïlys Richard, Asmodée Galy, Christophe Pécheyran, Olivier Tombret, Edwige Pons-Branchu, Naomi Porat, Ruth Shahack-Gross, David E. Friesem, Reuven Yeshurun, Zohar Turgeman-Yaffe, Amos Frumkin, Gadi Herzlinger, Ravid Ekshtain, Maayan Shemer, Oz Varoner, Rachel Sarig, Hila May, Israel Hershkovitz. Middle Pleistocene Homo behavior and culture at 140,000 to 120,000 years ago and interactions with Homo sapiens. Science, 2021; 372 (6549): 1429-1433 DOI: 10.1126/science.abh3020

Shao et al. Geochemical provenancing and direct dating of the Harbin archaic human cranium. The Innovation, 2021 DOI: 10.1016/j.xinn.2021.100131

Ji et al. Late Middle Pleistocene Harbin cranium represents a new Homo species. The Innovation, 2021 DOI: 10.1016/j.xinn.2021.100132

Ni et al. Massive cranium from Harbin in northeastern China establishes a new Middle Pleistocene human lineage. The Innovation, 2021 DOI: 10.1016/j.xinn.2021.100130


Immagine: Science, The Innovation