Il krill che va a fondo

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Il krill antartico (Euphausia superba) è un piccolo crostaceo malacostraco che raggiunge la lunghezza massima di 6 cm, ma che riveste un ruolo da assoluto protagonista nelle reti alimentari oceaniche. Costituisce infatti la fonte di cibo primaria di numerose specie di cetacei misticeti (le balene) e di piccoli pesci, rappresentando una sorta di serbatoio energetico in grado di sostenere tutti […]

Il krill antartico (Euphausia superba) è un piccolo crostaceo malacostraco che raggiunge la lunghezza massima di 6 cm, ma che riveste un ruolo da assoluto protagonista nelle reti alimentari oceaniche. Costituisce infatti la fonte di cibo primaria di numerose specie di cetacei misticeti (le balene) e di piccoli pesci, rappresentando una sorta di serbatoio energetico in grado di sostenere tutti i livelli trofici superiori fino agli uccelli marini e ai pinnipedi. Si capisce dunque come la sua salvaguardia sia fondamentale per il mantenimento degli ecosistemi e delle comunità marini.

Solitamente questo crostaceo si trova a basse profondità, in quanto si nutre prevalentemente di fitoplancton, in grado di proliferare solo fino a dove penetra la radiazione solare, all’incirca 150 m. Un recente monitoraggio delle acque nei pressi della Penisola Antartica ha però rivelato come questa fondamentale specie possa spingersi, per scopi alimentari, anche fino a profondità di 3000 m! Il krill antartico può infatti nutrirsi occasionalmente di altri organismi costituenti lo zooplancton, tra cui crostacei copepodi e anfipodi. Il gruppo di biologi del British Antarctic Survey (BAS) e del National Oceanography Centre di Southampton (NOCS) autori della scoperta si dichiara sorpeso di tale aspetto ancora sconosciuto dell’ecologia di questa specie, già da molto tempo sotto la lente della ricerca scientifica.

Questo studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, cambia completamente le nostre conoscenze sulla distribuzione e le abitudini del krill antartico, specie più che mai minacciata dall’incremento della temperatura a livello globale e dal conseguente scioglimento dei ghiacci polari, e potrebbe avere importanti ripercussioni sulle future ricerche volte a comprendere le dinamiche delle comunità oceaniche.

L’articolo “Antarctic krill feeding at abyssal dephts” è disponibile online.

Andrea Romano

Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons.