Il lato oscuro di Gaia
Secondo una nuova ricostruzione, una delle ipotesi più note del mondo ecologista affonderebbe le sue radici nella “preistoria” del negazionismo climatico. Da Il Tascabile
La teoria (o ipotesi) di Gaia è tanto famosa quanto controversa: propone che il pianeta Terra sia governato da una rete di relazioni che comprendono sia gli organismi viventi che i materiali inorganici, e che queste relazioni siano tali da mantenere condizioni idonee (o ottimali) alla vita e perpetuarla. L’intero pianeta sarebbe quindi una sorta di enorme organismo composto da elementi (esseri umani, altri animali, vegetali, batteri, rocce, alghe, metalli) che interagiscono tra loro in maniera per lo più invisibile per il mantenimento delle condizioni di stabilità. È stata proposta da James Lovelock negli anni Settanta e si è guadagnata subito le luci della ribalta, scientifica e no.
Se da un lato la comunità scientifica riconosce a Gaia di aver di aver fornito a ecologi e climatologi una nuova chiave di lettura per lo studio del pianeta (che mette in relazione cose prima considerate distanti come le attività umane e gli ecosistemi), dall’altro era e rimane problematica sia come teoria che come ipotesi. Impossibile da mettere alla prova, per i critici Gaia è sempre stata un’idea in contrasto con teorie e paradigmi collaudati come, per esempio, l’evoluzione darwiniana, che mal si adatta al pensiero di un intero pianeta che in qualche modo riesce a cooperare per il bene di tutti. I cicli biogeochimici esistono davvero, come esiste la capacità degli ecosistemi di resistere ai cambiamenti: non per questo, però, dobbiamo dedurre che il pianeta sia guidato da uno scopo. Negli anni, Stephen Jay Gould e altri pesi massimi dell’evoluzionismo hanno contestato Gaia proprio a partire da questo terreno. Più possibilista, anche se mai pienamente convertito, fu il genetista William Donald Hamilton. Decisamente favorevole, invece, Lynn Margulis, nota e a sua volta controversa scienziata che pubblicizzò la teoria endosimbiontica e che lavorò con Lovelock. Oggi, alcuni considerano Gaia vicina alle pseudoscienze, anche se non mancano lavori teorici che propongono invece degli aggiustamenti per poterla inserire nell’alveo della scienza mainstream. In generale si può dire però che lo scetticismo continua a prevalere.
Fuori dall’accademia, Gaia è oggi invece un’entità fortissima, molto pop. Il suo messaggio è così penetrante ed ecumenico che, annacquato e spesso deviato, è arrivato a influenzare romanzi di fantascienza di culto e blockbuster cinematografici come Avatar, riflessioni zen e saggi divulgativi, programmi scolastici e documentari. È una visione grandiosa, che spodesta ancora una volta l’essere umano dal centro dell’universo – viviamo in un complesso sistema sinergico e autoregolante –, perfetta per veicolare un certo tipo di ambientalismo. Siamo parte di un tutto più grande di noi.
La storica della scienza Leah Aronowsky ha raccontato come l’ipotesi di Gaia si sia sviluppata nell’ambito della ricerca ambientale finanziata da una compagnia petrolifera, la Royal Dutch Shell.C’è però un particolare di questa storia che fino a poco tempo fa era ancora molto poco raccontato: riguarda la genesi di Gaia. La storica della scienza Leah Aronowsky l’ha raccontata nel suo saggio “Gas Guzzling Gaia” pubblicato a gennaio sulla rivista Critical Enquiry dell’Università di Chicago. Lì ha ricostruito le non poche ambiguità della carriera di Lovelock. Prima su tutte: l’ipotesi di Gaia si è sviluppata ed è stata sostenuta nell’ambito della ricerca ambientale finanziata da una compagnia petrolifera, la Royal Dutch Shell. E negli anni, secondo Aronowsky, ha finito per produrre un modo di fabbricare ignoranza in questo contesto: far passare l’influenza umana sull’ambiente a livello globale come un incidente riassorbibile dalle dinamiche di protezione naturale del pianeta. < p class=”p1″>È una storia lunga, impossibile da raccontare senza immergersi in qualche tecnicismo. Ma è importante ripercorrerla per comprendere la forza, a volte inconsapevole, che hanno alcune narrazioni, e le loro distorsioni e manipolazioni che rimangono troppo spesso ben nascoste.
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