Il mite inverno cittadino

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Nel corso della storia evolutiva, le popolazioni merlo (Turdus merula) residenti nel nord Europa hanno sempre utilizzato un comportamento migratorio: in primavera e estate si recavano nelle foreste per formare la coppia e deporre le uova, mentre all’inizio della stagione fredda si spostavano verso regioni più meridionali per trascorrere l’inverno. Questo comportamento sembra essersi modificato, almeno per quanto riguarda i […]

Nel corso della storia evolutiva, le popolazioni merlo (Turdus merula) residenti nel nord Europa hanno sempre utilizzato un comportamento migratorio: in primavera e estate si recavano nelle foreste per formare la coppia e deporre le uova, mentre all’inizio della stagione fredda si spostavano verso regioni più meridionali per trascorrere l’inverno. Questo comportamento sembra essersi modificato, almeno per quanto riguarda i merli che vivono nelle città, in accordo con uno studio condotto dall’ornitologo Jesko Partecke del Max Planck Institute for Ornithology di Erling, Germania, e pubblicato sulla rivista Ecology. La causa andrebbe ricercata nella temperatura più mite e nella possibilità di rinvenire cibo più facilmente nelle zone cittadine rispetto a quelle forestali.

Partecke e collaboratori hanno prelevato alcuni pulcini dalla città di Monaco e dalle zone forestali circostanti, facendoli crescere in laboratorio alla temperatura cittadina fino all’età adulta. In seguito, è stata quantificata l’inquietudine migratoria, che corrisponde allo stato di agitazione notturno pre-migratorio che risulta proporzionale alla distanza da percorrere durante la migrazione. I risultati indicano che gli individui provenienti da Monaco presentano una bassa inquietudine migratoria, contrariamente agli altri, a segnalare la natura genetica di tale comportamento.

Sorprendentemente, i merli dal comportamento stanziale erano solo maschi. Le femmine delle medesime covate, infatti, mostravano lo stesso comportamento migratorio degli individui forestali. Questa differenza comportamentale potrebbe risiedere nel fatto che durante l’inverno i maschi cittadini, essendo di taglia maggiore, allontanino le femmine dalle fonti di cibo e calore per trarne esclusivo beneficio. Per gli individui femminili, dunque, rimanere in città rappresenterebbe una “condanna a morte” e per questo non avrebbero modificato il loro comportamento.

I maschi non migranti, invece, traggono numerosi vantaggi: dal risparmio energetico dovuto alla mancata migrazione al raggiungimento precoce della maturità sessuale, fattore molto importante per il successo riproduttivo nelle specie multivoltine (che depongono le uova più volte all’anno), quali il merlo.

Ancora una volta gli animali che vivono a stretto contatto con l’uomo hanno saputo adattarsi e sfruttare al meglio i cambiamenti di microhabitat dovuti alla presenza umana.

La foto di Adam Kumiszcza, che immortala una femmina di merlo, è tratta da Wikipedia.

Andrea Romano