Il pensiero che accomuna complottisti e creazionisti

Il bisogno di attribuire un senso ad ogni cosa, la necessità di trovare un significato ed uno scopo in ogni avvenimento, sembra essere un pregiudizio che accomuna creazionismo e complottismo

È stato rilevato un legame insolitamente comune tra complottismo e creazionismo, secondo una ricerca pubblicata su Current Biology. Nonostante possano apparire diversi in prima istanza, entrambi questi pensieri condividono quello che viene chiamato bias congnitivo (una valutazione frutto di una di una interpretazione non logica delle informazioni in proprio possesso) legata al pensiero teleologico, la tendenza ad attribuire una valore finalistico a tutti gli eventi naturali e storici. Esempi di bias teleologici sono, ad esempio, frasi del tipo: “il sole sorge per darci la luce”, o ancora “le api sono al mondo per darci il miele”. Un’impostazione di pensiero, agli antipodi del razionalismo scientifico, che seppur screditato fin dall’’800, è ancora presente in varie forme nelle società attuali.

In precedenti lavori, gli stessi autori hanno constatato che per i complottisti gli eventi del mondo sono guidati da basilari relazioni causa-effetto, sempre fabbricati ad arte per degli obiettivi precisi. Nell’arrivare a queste conclusioni hanno notato molte somiglianza con il pensiero creazionista; se in effetti i due pensieri condividono lo stesso bias cognitivo, riflettono, devono essere in qualche misura associati l’un con l’altro.

Per questo esperimento, gli autori hanno sottoposto un questionario a più di 150 studenti di diverse scuole superiori svizzere. All’interno del questionario erano presenti frasi contenenti bias teleologici, teorie del complotto, ed altre strumenti utili ai ricercatori per valutare la capacità analitica e di pensiero critico, oltre all’associazione con forme di esoterismo e altre teorie antiscientifiche. I risultati ottenuti mostrano un legame abbastanza marcato tra creazionismo e teorie del complotto.

Successivamente, per completare e guardare con maggiore precisione al fenomeno, un campione di 700 volontari è stato reclutato on line per lo stesso questionario, rafforzando ancora il legame tra teorie del complotto e mito della creazione. “Crediamo che il messaggio che il cospirazionismo sia una sorta di  creazionismo adattato al mondo sociale e politico possa aiutarci a chiarire alcune dei fenomeni più controversi dell’era della post-verità”, sostiene Sebastian Dieguesz, uno degli autori della ricerca.

I ricercatori sono adesso concentrati sulla quantificazione dell’efficacia dei metodi educativi di ragazzi ed adolescenti sulla natura delle teorie del complotto e altri tipi di disinformazione. A detta loro, lo scopo ultimo di questi lavori dovrebbe essere la piena comprensione dei fattori che portano alla formazione del pensiero complottista e cospirazionista, rilevante in molti aspetti del dibattito pubblico, dallo scetticismo sul global warming, alle avversioni ai vaccini, scopo che li ha spinti a alla ricerca di un metodo che possa far emergerei fattori più significativi.

Questi lavori potrebbero portare a comprendere come mai certi tipi di disinformazione si diffondano con tanta facilità: “I contenuti espressi in forma teleologica potrebbero essere più facili da comprendere e da condividere, diffondersi così più velocemente dei contenuti espressi in forme differenti. Bisognerebbe testarlo su scala più ampia”, conclude Dieguez.

Riferimenti:
Pascal Wagner-Egger, Sylvain Delouvée, Nicolas Gauvrit, Sebastian Dieguez. Creationism and conspiracism share a common teleological biasCurrent Biology, 2018; 28 (16)

Immagine:
Affresco rinascimentale di Adamo ed Eva. Via pixabay, licenza CC0 Creative Commons