Il “pollice” delle talpe
Sono da sempre un appassionato di Gould, e come molti altri il mio interesse per il suo lavoro è nato dai suoi libri “divulgativi”, primo fra tutti Il pollice del Panda. Nel capitolo che dà il titolo al libro Gould, con il suo stile inimitabile, comincia da una storia naturale per finire ad affermare un principio di carattere generale. Il […]
Sono da sempre un appassionato di Gould, e come molti altri il mio interesse per il suo lavoro è nato dai suoi libri “divulgativi”, primo fra tutti Il pollice del Panda. Nel capitolo che dà il titolo al libro Gould, con il suo stile inimitabile, comincia da una storia naturale per finire ad affermare un principio di carattere generale. Il pollice del panda, come tutti ormai sanno, è un apparente sesto dito che il simpatico orso usa, opponendolo alle altre dita, per sfogliare il bambù del quale si nutre. Quello che sembra essere un dito è tuttavia un osso del polso, il sesamoide radiale, che tutti i tetrapodi (dunque anche noi) possiedono, cresciuto a dismisura. Perché questa stranezza? Gould ci insegna che poiché la mano del panda è quella di un carnivoro, non solo non è assolutamente adatta ad afferrare e sfogliare i bambù, ma nemmeno può essere “trasformata” per quello scopo. Dunque l’evoluzione si è inventata una soluzione completamente alternativa, appunto la crescita di un osso del polso, che fa le veci di un pollice. Ciò dimostra il “peso” della storia filogenetica (nel caso: dell’ “essere un Carnivoro”) che costringe (o meglio: condiziona) la storia della vita sulla Terra. Gould in più occasioni si riferisce a ciò come al “principio del panda”.
Un articolo da poco disponibile on-line su Current Biology, firmato da un gruppo multinazionale ci fa vedere la storia sotto una luce diversa. Scopriamo, infatti, che anche le talpe dell’Emisfero Nord hanno la stessa caratteristica, appunto, di avere un sesamoide radiale ipertrofico. Il significato adattativo è abbastanza evidente: lo usano per scavare meglio! Come si fa di solito ho scorso la bibliografia in fondo all’articolo, per capire se questo fenomeno fosse noto, e apparentemente lo è, e da tempo. E non è finita qui: sembra che sia noto un intero catalogo di stranezze di crescita a carico dei sesamoidi radiali anteriori, e anche, in misura più ridotta, di quelli posteriori, di moltissimi mammiferi.
Nell’articolo si fa anche un passo più in là, anzi due: si dimostra che i toporagni, che da un punto di vista filogenetico sono il gruppo fratello delle talpe, hanno sesamoidi radiali di misura normale L’”invenzione” del sesamoide radiale allungato caratterizza dunque le talpe, sebbene anche alcuni toporagni vivano sottoterra. Secondo: oggi non poteva mancare un’analisi dell’espressione dei geni coinvolti nella crescita del “pollice” delle talpe. E gli autori hanno confrontato l’espressione di geni che si sa essere coinvolti con l’ossificazione degli arti in una specie di talpa e in una di toporagno. Nell’arto anteriore delle talpe vi è una marcata espressione di Sox9 in un momento successivo a quello della ossificazione delle dita. Tale fenomeno è assente nei toporagni e assai ridotto negli arti posteriori delle talpe.
La conclusione dell’articolo è straordinariamente gouldiana (anche se ciò non viene riconosciuto dagli autori!): le talpe hanno aggirato la costrizione generalizzata della pentadattilia reclutando il sesamoide del polso nella loro regione digitale con un nuovo cammino di sviluppo, e nuovi tempi.
Marco Ferraguti
Riferimenti:
Christian Mitgutsch, Michael K. Richardson, Rafael Jiménez, José E. Martin, Peter Kondrashov, Merijn A. G. de Bakker, Marcelo R. Sánchez-Villagra, Circumventing the polydactyly‚ constraint‘: The mole’s ‚thumb‘. The Royal Society Biology letters, 2011, doi: 10.1098/rsbl.2011.0494
È stato Professore Ordinario di Evoluzione Biologica presso l’Università degli Studi di Milano. Ha svolto ricerche nel campo della riproduzione e filogenesi in diversi gruppi di invertebrati. È stato presidente della Società Italiana di Biologia Evoluzionistica e si è occupato attivamente della divulgazione di temi evoluzionisti e di traduzioni di testi di autori importanti. Ha curato il testo “Evoluzione, modelli e processi” per Pearson Italia. Ha diretto per 20 anni la Biblioteca Biologica dell’Università