Il polpo e il cocco
La lista degli organismi che fanno uso abituale e “consapevole” di strumenti si allunga sempre più, con una new entry assolutamente inaspettata: infatti, dopo numerosi primati (Pikaia ne ha parlato in svariati casi: scimpanzè, cebi, oranghi), alcuni mammiferi come la lontra di mare (Enhydra lutris), e numerosi uccelli, tra cui alcuni fringuelli delle Galapagos, la scienza scopre il primo invertebrato […]
La lista degli organismi che fanno uso abituale e “consapevole” di strumenti si allunga sempre più, con una new entry assolutamente inaspettata: infatti, dopo numerosi primati (Pikaia ne ha parlato in svariati casi: scimpanzè, cebi, oranghi), alcuni mammiferi come la lontra di mare (Enhydra lutris), e numerosi uccelli, tra cui alcuni fringuelli delle Galapagos, la scienza scopre il primo invertebrato in grado di utilizzare uno strumento: il polpo.
Nelle calde acque australiane, la specie Amphioctopus marginatus, come documentato sulla rivista Current Biology, è solita trasportare, accumulare e, in caso di pericolo, utilizzare a scopo protettivo gli spessi gusci delle noci di cocco. Erano già noti casi di polpi che utilizzavano le noci di cocco rinvenute casualmente traendone protezione, ma in questo caso si può parlare di uso vero e proprio di strumenti, sia perchè il cefalopode compie svariate azioni consecutive per sfruttare al meglio la risorsa sia perchè tale comportamento è stato documentato in diversi individui.
L’aspetto che ha colpito di più gli autori della scoperta, biologi del Museum Victoria in Australia, è stata la modalità di trasporto dei gusci, denominato stilt walking, ovvero camminata sui trampoli: come si può vedere in questo video, l’animale schiaccia il proprio corpo molle all’interno della cavità del guscio lasciando al di fuori solo le otto zampe che, irrigidendosi, fungono come da trampoli trasportando il cocco e il corpo del polpo contenuto al suo interno. Con questa bizzarra andatura, gli animali sono in grado di procedere sul fondale sabbioso per distanze che possono superare i 20 metri. Una volta raggiunto il luogo adatto, il cefalopode “costruisce” una sorta di guscio e vi si rintana, in modo tale da ottenere una valida protezione per il suo corpo molle e vulnerabile.
Secondo i ricercatori, è probabile che un comportamento del genere sia stato preceduto dall’utilizzo di gusci di grossi molluschi bivalvi ormai vuoti per il medesimo scopo; con il sempre maggior prelievo umano di “conchiglie” e con la crescente immissione nelle acque costiere di gusci di cocco di origine antropica, i polpi avrebbero iniziato ad utilizzare questa risorsa che diventava sempre più abbondante. E con l’utilizzo hanno elaborato un’efficace strategia di trasporto…
Andrea Romano
Riferimenti:
Julian K. Finn, Tom Tregenza, Mark D. Norman. Defensive tool use in a coconut-carrying octopus. Current Biology, 2009; DOI: 10.1016/j.cub.2009.10.052
Fonte dell’immagine: Wikimedia Commons
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.