Il presidente dell’Accademia Pontificia delle Scienze è ancora una volta un evoluzionista

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D’altronde dovrebbe essere facile decidere quando si deve scegliere fra scienza e pseudoscienza, fra premi Nobel competenti e dilettanti. L’Accademia Pontificia di solito, da quando esistono, ama scegliere fra i Nobel i suoi accademici. Quali le alternative migliori? Dopo la morte di Nicola Cabibbo, in gennaio il papa ha nominato come nuovo presidente della PAS il premio Nobel Werner Arber. […]


D’altronde dovrebbe essere facile decidere quando si deve scegliere fra scienza e pseudoscienza, fra premi Nobel competenti e dilettanti. L’Accademia Pontificia di solito, da quando esistono, ama scegliere fra i Nobel i suoi accademici. Quali le alternative migliori?
Dopo la morte di Nicola Cabibbo, in gennaio il papa ha nominato come nuovo presidente della PAS il premio Nobel Werner Arber.
Il fisico N.Cabibbo, il presidente precedente, era certamente un evoluzionista: cattolico e quasi premio Nobel, fu
uno dei più decisi critici del vicepresidente del CNR, R.De Mattei, quando questi organizzò nei locali del CNR un convegno creazionista in alternativa al convegno evoluzionista organizzato in Vaticano proprio da N.Cabibbo e W.Arber (“SCIENTIFIC INSIGHTS INTO THE EVOLUTION OF THE UNIVERSE AND OF LIFE”).

Il nuovo presidente invece evoluzionista lo è necessariamente, e per mestiere: è infatti un biologo molecolare che, dopo aver scoperto gli enzimi di restrizione che hanno accelerato la ricerca biologica, ha studiato e confermato i meccanismi proposti dall’attuale teoria dell’evoluzione, sviluppatasi negli ultimi 150 anni attorno alle ipotesi iniziali, geniali ma allora non ancora ben documentate, di C.Darwin.
Molti quotidiani non hanno citato la sua nomina, e anche
l’Avvenire ha aspettato venti giorni per intervistarlo, mentre stupisce poter verificare tuttora sul sito della Radio Vaticana che ancora in maggio i loro giornalisti non conoscessero il nome preciso del presidente della PAS. E l’errore tuttora è rimasto.

Stupisce di più leggere, ancora il 13/11, su un blog cattolico una recensione positiva ad un libro critico verso Darwin e l’evoluzionismo, scritto da un insegnante di matematica, ma anche un articolo dell’Avvenire (“Quando la scienza da’ ragione alla Bibbia”) in cui si dimostra non solo di non saper cogliere gli elementi più rilevanti di una mostra sull’evoluzione umana, ma anche di diffidare e temere ancora oggi “darwinisti” e “laicisti”. Probabilmente si ignora che da decenni costoro fanno parte, anche con ruoli diventati oggi rilevanti, dell’Accademia Pontificia delle Scienze (PAS), un organo di consulenza del Vaticano nei suoi rapporti con la scienza e gli scienziati, di nomina papale e fondato addirittura nel 1625.

In quest’ultimo articolo P.G.Liverani si mostra soddisfatto che scienziati “laicisti” come L.L.Cavalli Sforza e T.Pievani (l’unico a cui sia aggiunta anche la qualifica, apparentemente ritenuta negativa, di “darwinista”) nell’esposizione “Homo sapiens” – da poco aperta a Roma – si sarebbero addirittura preoccupati di confermare quanto proclamato nel 1950 da Pio XII.

Sembra che all’Avvenire non piaccia evidenziare che da gennaio il presidente dell’Accademia Pontificia delle Scienze (PAS) è Werner Arber, biologo evoluzionista e premio Nobel, che nel 2008 ha difeso con orgoglio la sua posizione culturale favorevole a quello che i creazionisti, ma anche gli antievoluzionisti e l’Avvenire, etichettano spaventati come “neodarwinismo” ma che semplicemente corrisponde oggi, con o senza questa etichetta, ai più elevati livelli della conoscenza umana nel campo della biologia.

E questo lo può spiegare bene anche lo stesso Werner Arber: nel suo Statement on my view on biological evolution” del 2008 dice chiaramente, rispondendo alle insinuazioni offensive dei creazionisti USA dell’ICR, che “Io non sono né “scettico su Darwin” né un “sostenitore dell’intelligent design”. Io sostengo pienamente la teoria dell’evoluzione neodarwiniana e ho contribuito a confermare ed ampliare questa teoria a livello molecolare, tanto che ora la si può definire darwinismo molecolare”.

Per avere una prova del suo ruolo nel confermare l’attuale teoria dell’evoluzione basta scorrere i suoi lavori scientifici, molti dei quali riguardano scoperte sull’evoluzione nei batteri; anche per questo se qualcuno si azzardasse a scrivere nel 2011, senza poterlo dimostrare con risultati diversi e migliori da quelli ottenuti da premi Nobel (come richiesto dal metodo scientifico), che è “smentita definitivamente l’evoluzione dei batteri”, Arber stesso lo riterrebbe probabilmente indistinguibile da un creazionista.

Leggendo il documento finale (Statement by the Pontifical Academy of Sciences on current scientific knowledge on cosmic evolution and biological evolution”) del convegno vaticano del 2008 sull’evoluzione, scritto da W.Arber con l’aiuto di altri componenti della PAS, risulta evidente come l’opinione di W.Arber prima citata sia condivisa anche dagli altri che lo firmano. Da notare anche che si attribuisce un ruolo importante al caso nel corso dell’evoluzione geologica e biologica (“la parziale casualità nella comparsa di varianti genetiche contribuisce ad una migliore adattabilità delle popolazioni quando cambiano le condizioni di vita”). Il ruolo rilevante del caso d’altronde era stato dimostrato già dal monaco Gregor Mendel, più di un secolo fa, e ognuno sa quanto sia alla base almeno del rapporto sessi alla nascita.

E’ quindi probabilmente una garanzia per i visitatori che anche L.L.Cavalli Sforza, uno degli autori della mostra “Homo sapiens”, sia un biologo evoluzionista (un “neodarwinista”, se si vuole) che dal 1994 è anche, per meriti scientifici, un componente dell’Accademia Pontificia oggi presieduta da un collega, anche lui biologo evoluzionista…

Curioso che l’Avvenire non sembri abbia piacere a farlo notare ai lettori romani, anche come garanzia della serietà della mostra. E che qualcuno dimentichi uno dei criteri fondamentali del metodo scientifico, che l’antropologo e sacerdote F.Facchini sottolineò anche in un articolo sull’Osservatore Romano del 16/1/2006 (“Se il modello proposto da Darwin viene ritenuto non sufficiente, se ne cerchi un altro, ma non è corretto dal punto di vista metodologico portarsi fuori dal campo della scienza pretendendo di fare scienza”)?


Da L’Antievoluzionismo in Italia, il blog di Daniele Formenti