Il primo batterio virtuale

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La nuova frontiera della bioingegneria è l’incontro tra la biologia e la programmazione informatica. Il primo organismo virtuale, una fedele riproduzione in codice binario di un essere vivente realmente esistente, Mycoplasma genitalium, un minuscolo batterio, è stato programmato con successo. La descrizione dell’organismo è stata pubblicata sulle pagine della rivista Cell. I padri del microganismo computerizzato sono i ricercatori dell’Università […]



La nuova frontiera della bioingegneria è l’incontro tra la biologia e la programmazione informatica. Il primo organismo virtuale, una fedele riproduzione in codice binario di un essere vivente realmente esistente, Mycoplasma genitalium, un minuscolo batterio, è stato programmato con successo. La descrizione dell’organismo è stata pubblicata sulle pagine della rivista Cell.

I padri del microganismo computerizzato sono i ricercatori dell’Università di Stanford e, manco a dirlo, dell’Istituto J. Craig Venter. Lo scienziato-manager americano non è certo nuovo a questo tipo di ricerche, e la padronanza ingegneristica della biologia e della vita organica sono i suoi obiettivi, dichiarati, ormai da diversi anni. Venter fece scalpore negli anni scorsi, per aver dichiarato di aver creato la vita cellulare e di aver convertito una specie in un’altra. La creazione di un organismo virtuale è però un intervento certamente meno invasivo sulla vita e sui meccanismi che operano in natura, e permette di indagare più a fondo i processi e le reazioni meno conosciute o più elusive che occorrono all’interno delle cellule. Questo potrebbe portare in futuro alla scoperta di nuovi rimedi per la cura di malattie difficili da affrontare, come il cancro, senza dover ricorrere alla ricerca sugli esseri viventi reali. Tutti i meccanismi biologici che avvengono realmente all’interno di M. genitalium, la specie riprodotta artificialmente, sono stati infatti messi in atto anche nell’organismo virtuale, programmati da algoritmi che riproducono le informazioni contenute nel genoma di questa specie.

Ogni cellula batterica è regolata in natura da appena 525 geni, si tratta dunque di una forma di vita abbastanza semplice da essere riprodotta con le tecnologie informatiche oggi disponibili. Nonostante ciò, sono ben 1900 i processi molecolari che rendono possibile la vita di questa specie. Ogni evento cellulare è stato tradotto dal team americano in un totale di 28 algoritmi, che governano la “vita” della sua controparte elettronica. Per portare a termine la difficile impresa si sono resi necessari ben 128 computer comunicanti fra loro.

Fabio Perelli

Da L’Unità