Il primo cervello fossile
La maggior parte dei reperti fossili a disposizione della comunità scientifica non hanno mantenuto le proprie parti molli, anche se esistono casi di organi interni ben conservati, in particolar modo muscoli e reni. Il cervello, al contrario, è uno degli organi che peggio si conserva sotto forma di fossile, come sottolineato dalla scarsità di reperti di questo tipo. Anche alla […]
La maggior parte dei reperti fossili a disposizione della comunità scientifica non hanno mantenuto le proprie parti molli, anche se esistono casi di organi interni ben conservati, in particolar modo muscoli e reni. Il cervello, al contrario, è uno degli organi che peggio si conserva sotto forma di fossile, come sottolineato dalla scarsità di reperti di questo tipo. Anche alla luce di queste considerazioni, bisogna condiderare la straordiaria scoperta operata da un gruppo di paleontologi del Muséum National d’Histoire Naturelle di Parigi, del ESRF (European Synchrotron Radiation Facility) e dell’American Museum of Natural History di New York: un cervello fossile ben conservato risalente a 300 milioni di anni fa!
Questa struttura appartiene alla specie Sibyrhynchus denisoni, un iniopterigide imparentato con le odierne chimere (Ordine Chimaeriformes), un gruppo di pesci cartilaginei, a cui appartengono anche squali e razze. Questi organismi presentavano uno strano cranio di grandi dimensioni, se comparato alla piccola taglia corporea (di solito non superavano i 50 centimetri di lunghezza), enormi solchi oculari, denti disposti su più file come negli attuali squali e grosse pinne pettorali. A queste informazioni si aggiungono ora quelle relative all’anatomia dell’encefalo e delle strutture ad esso connesse, ottenute mediante una ricostruzione digitale in 3D.
Il cervello, descritto sulle pagine della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, si presenta allungato e dotato di un grosso nervo ottico, caratteristica che si sposa perfettamente con i grandi solchi oculari già noti da tempo. Ma il tratto più singolare ed interessante sono senza dubbio i canali dell’orecchio che, diversamente agli attuali organismi che presentano un meccanismo di regolazione tridimensionale, si estendevano solo su un piano orizzontale mediante l’estensione di due loop semicircolari. L’unica parte della struttura cerebrale che non si è conservata, forse per le sue ridotte dimensioni, è il cervello anteriore.
Questa straordinaria scoperta, oltre a contribuire alla realizzazione di una migliore ricostruzione della filogenesi dei pesci cartilaginei, potrebbe costituire un importante punto di partenza per comprendere meglio l’evoluzione delle strutture cerebrali nei vertebrati.
Da qui si accede un breve ma esplicativo video in cui vengono mostrate immagini tridimensionali della scatola cranica e del cervello dell’iniopterigide.
Andrea Romano
Riferimenti:
Alan Pradel, Max Langer, John G. Maisey, Didier Geffard-Kuriyama, Peter Cloetens, Philippe Janvier, Paul Tafforeau. Skull and brain of a 300-million-year-old chimaeroid fish revealed by synchrotron holotomography. PNAS, doi:10.1073/pnas.0807047106.
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.