Il senso del pipistrello per l’acqua
Tutte le superfici liscie e orizzontali, di qualunque materiale siano costituite, quindi, vengono riconosciute dal pipistrello come acqua
Prendi una superficie liscia e orizzontale di qualsiasi materiale, odore e consistenza e un pipistrello la riconoscerà comunque come uno specchio d’acqua. Questo è l’interessante risultato di uno studio condotto sui chirotteri che è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications.
Lo studio ha interessato ben 15 specie, appartenenti a 7 generi diversi delle 3 famiglie più diffuse di chirotteri, e ha valutato i comportamenti di numerosi individui liberati in un’ampia flight room il cui pavimento era ricoperto da grosse lastre di plastica, legno o metallo. In tutte le specie si ripeteva il medesimo comportamento: come si può vedere nell’immagine, gli individui testati eseguivano numerosi tentativi per bere da queste superfici. In alcune specie, come il pipistrello di Schreiber (Miniopterus schreibersii), inoltre, i tentativi di assumere acqua si sono ripetuti più di 100 volte nell’arco di 10 minuti. Questo comportamento, poi, si ripeteva in diverse condizioni di luminosità, mentre era totalmente assente quando la superficie sottostante non era completamente liscia.
Tutte le superfici liscie e orizzontali, di qualunque materiale siano costituite, quindi, vengono riconosciute come acqua da questi animali, probabilmente perché riflettono gli echi dei pipistrelli in maniera totale, nello stesso modo in cui farebbe uno specchio d’acqua. E questo inganno si mantiene nonostante i tentativi di accedere all’acqua continuino a fallire. Sembra dunque che la percezione della superficie avvenuta tramite l’ecolocalizzazione sia notevolmente più forte rispetto a quella mediata dagli altri sensi. Quando le informazioni sensoriali sono contrastanti si può asserire che i chirotteri si ‘fidino’ di più della propria ecolocalizzazione che degli altri sensi.
Ma c’è di più. Questa capacità di associare le superfici orizzontali e lisce come acqua sembra essere un tratto innato piuttosto che un comportamento appreso: quando l’esperimento è stato ripetuto su individui nati in cattività che non hanno mai visto uno specchio d’acqua in natura, infatti, il comportamento si ripeteva stereotipato.
In natura, la maggior parte delle superfici lisce e orizzontali sono effettivamente specchi d’acqua, ma cosa accade con tutte le costruzioni umane che presentano le medesime caratteristiche? Sembra improbabile, sostengono i ricercatori, che in condizioni naturali i pipistrelli trascorrano una notevole parte del loro tempo, sprecando preziose energie, nel tentativo di bere su queste superfici artificiali, in quanto questo carattere sarebbe fortemente selezionato negativamente. E’ possibile, invece, che questi animali frequentino ogni notte luoghi conosciuti, in cui la possibilità di bere è loro nota oppure che, dopo alcuni tentativi falliti, è probabile che, dal momento che non sono chiusi in una flight room, i pipistrelli se ne volino altrove piuttosto che affannarsi nel tentativo vano di bere.
Riferimenti:
Stefan Greif, Björn M. Siemers. Innate recognition of water bodies in echolocating bats. Nature Communications, 2010; 1 (8): 107 DOI: 10.1038/ncomms1110 Immagine:
A Schreiber’s bat (Miniopterus schreibersii), trying to drink from a smooth metal plate. (Credit: Image by Stefan Greif)
Riferimenti:
Stefan Greif, Björn M. Siemers. Innate recognition of water bodies in echolocating bats. Nature Communications, 2010; 1 (8): 107 DOI: 10.1038/ncomms1110 Immagine:
A Schreiber’s bat (Miniopterus schreibersii), trying to drink from a smooth metal plate. (Credit: Image by Stefan Greif)
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.