Il tulipano marino di Burgess
Sempre nuove meraviglie dall’argilloscisti di Burgess, che ci fornisce uno spaccato via via sempre più dettagliato di quella che era la vita nei fondali marini in seguito alla grande esplosione di vita del Cambriano. Alla già lunga lista di specie, alcune scoperte nel corso degli ultimi anni (Hurdia, Nectocaris) si aggiunge infatti una nuova, strana creatura, battezzata Siphusauctum gregarium e […]
Sempre nuove meraviglie dall’argilloscisti di Burgess, che ci fornisce uno spaccato via via sempre più dettagliato di quella che era la vita nei fondali marini in seguito alla grande esplosione di vita del Cambriano. Alla già lunga lista di specie, alcune scoperte nel corso degli ultimi anni (Hurdia, Nectocaris) si aggiunge infatti una nuova, strana creatura, battezzata Siphusauctum gregarium e descritta sulle pagine della rivista online PLoS One.
Si tratta di una specie sessile, dotata di un lungo peduncolo che la teneva ancorata al fondale alla cui estremità si sviluppava un grosso calice, che la rendeva molto simile ad un odierno tulipano (qui una ricostruzione dell’aspetto della specie). La nuova specie, che poteva raggiungere i 20 cm di altezza, era chiaramente un organismo filtratore, che utilizzava un sistema di filtrazione attiva dell’acqua mai documentato finora, basato su una serie di piccoli fori laterali che convogliavano acqua e nutrienti verso il tubo digerente (qui una ricostruzione dell’anatomia interna della specie). Data la massiccia ed abbondante presenza di individui (la descrizione è stata effettuata grazie all’utilizzo di oltre 1.100 esemplari fossili), i paleontologi hanno concluso che si doveva trattare, per forza di cose, di una specie altamente coloniale o gregaria (da questa caratteristica deriva il nome).
Di maggiore difficoltà, invece, la collocazione tassonomica, nonostante la sua somiglianza esterna con Dinomischus, un’altra meraviglia della Burgess shale: Siphusauctum gregarium rappresenta infatti una famiglia nuova (Siphusauctidae), appartenente ad un phylum non ancora identificato. Ci potremmo dunque trovare di fronte alla scoperta di una nuova organizzazione del corpo pluricellulare che, come è accaduto in molti casi per la complessa fauna di Burgess, non ha lasciato discendenti fino ai giorni nostri.
Andrea Romano
Riferimenti:
Lorna J. O’Brien, Jean-Bernard Caron. A New Stalked Filter-Feeder from the Middle Cambrian Burgess Shale, British Columbia, Canada. PLoS ONE, 2012; 7 (1): e29233 DOI: 10.1371/journal.pone.0029233
Immagine:
Credit: © Royal Ontario Museum
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.