Il Verga, i lupini, le vongole e Linneo

Nei Malavoglia Giovanni Verga narra le peripezie di una famiglia alle prese con uno sfortunato carico di lupini. La usiamo come occasione per parlare di nuovo di Sistematica

Dopo Alessandro Manzoni sono qui di nuovo a parlarvi di un grande autore italiano, ma confesso che non mi è mai piaciuto e continua a non piacermi. Si tratta di Giovanni Verga, autore del romanzo I Malavoglia la cui lettura viene imposta agli allievi del quinto anno della scuola secondaria superiore. Ricordo ancora con sgomento quando fui costretta a leggerlo in due giorni per un’interrogazione. Mi apparve scritto in una lingua ostica, diversa dall’italiano ma anche dal dialetto siciliano di Camilleri (che adoro). Nella trama a una disgrazia ne seguiva un’altra, e via così fino alla fine. Diciamocelo, una sequenza di eventi avversi come nei Malavoglia ci sembra statisticamente impossibile! Ma del resto l’autore è famoso, appunto, per il suo ciclo dei vinti, dove narra la lotta degli individui per l’esistenza…

Vi starete chiedendo “ma questa persona perché ci sta tediando con le sue ambasce giovanili?”

Nessun problema, poi passeremo a parlare dei nostri amati organismi viventi!

Ora per i pochi fortunati che non hanno fatto la mia esperienza vi metto un riassunto della trama di questo libro!

I Malavoglia narra di una famiglia di pescatori che investono un piccolo capitale per acquistare un carico di lupini (peraltro avariati) da un loro compaesano, certo Zio Crocifisso, lupini che poi avrebbero rivenduto per fare affari e diventare così commercianti. Padron ‘Ntoni affida l’incarico al figlio Bastianazzo perché vada a venderli a Riposto. Ma durante il viaggio la loro barca “la Provvidenza” subisce un naufragio e così il carico di lupini si perde in mare e Bastianazzo, figlio di Padron ‘Ntoni, che era stato fino a quel momento la principale fonte di sostentamento della famiglia, muore.
Il debito dei lupini deve ancora essere saldato e inoltre ci sono anche le spese per la riparazione della Provvidenza, che deve essere sistemata, perché è indispensabile per la pesca. 
Queste disgrazie porteranno la famiglia nel disonore e nella miseria: per pagare il carico di lupini invenduti devono cedere la casa di famiglia (la casa del Nespolo, appunto) che solo verso la fine del romanzo riusciranno a ricomprare.

Dico la verità: era tanta la noia della lettura di questo libro che, dando per scontato che i lupini fossero dei vegetali, non feci neppure una ricerca per vedere che aspetto avessero, cosa che faccio sempre.

Poi il colpo di scena… La scorsa estate entrando in una pescheria mi cadde l’occhio su una ciotola colma di invitanti vongole, ma attenzione: sul recipiente c’era un cartellino ove era scritto lupini!

Ma come? Dopo aver passato una vita a pensare che i famigerati lupini fossero un comune legume, scopro che sono invece anche animali e in particolare molluschi!

Bene, ora mi sembra giunto il momento di parlare delle due specie incriminate …qualcosa tipo NCIS Aci Trezza.

Prima ipotesi: i lupini dei Malavoglia sono legumi

Lupino, CC0, attraverso Wikimedia Commons

Se i lupini fossero legumi, sarebbero dei semi di Lupinus alba, diffusi e consumati nel catanese.

Lupinus alba è una specie che appartiene alle Fabacee o Leguminose. È una pianta che produce belle spighe di fiori bianchi, dalla cui fecondazione si formano dei baccelli, che contengono dei fagioli piatti, i lupini appunto!

Pianta di Lupinus albus, Immagine: Andrea Schieber, via Flickr, licenza (CC BY-NC-SA 2.0)

 Il lupino è una delle più antiche piante di leguminose originarie del bacino mediterraneo, dove ne era diffusa la coltivazione e il consumo alimentare. Si adatta molto bene anche ai terreni più aridi e poveri di sostanze nutritive.

I semi prodotti dalle piante di lupino contengono elevate percentuali di alcaloidi amari talvolta velenosi, come la lupotossina, che devono essere eliminati mediante prolungati lavaggi successivi e bollitura.

I Malavoglia adesso farebbero affari d’oro, perché i lupini bianchi sono ritornati in auge negli ultimi anni, soprattutto grazie al loro alto valore proteico, che li rende l’alimento perfetto per vegani e vegetariani. Inoltre, si tratta di un alimento privo di glutine e con basso indice glicemico, ideale quindi anche per chi soffre di diabete.

Seconda ipotesi: i lupini sono molluschi

Se i lupini fossero vongole … vediamo se si riesce ad assegnare loro un nome scientifico!

Dovete sapere che quelli che vengono chiamati comunemente “invertebrati” sono un raggruppamento fittizio dal punto di vista evolutivo, che contiene più di un milione di specie; le vongole appartengono al Phylum Molluschi, Ordine Bivalvi. Non mi sono mai occupata di molluschi e così credevo che il nome comune “vongola” contenesse pochissime specie … e invece no

Cercando tra le diverse specie di “vongole” ne ho vista una dal nome a dir poco sorprendente: Meretrix meretrix (Linnaeus 1758), la vongola del Pacifico. Conoscendo quel vecchio lussurioso di Linneo mi è venuto un dubbio e quindi dopo aver osservato la forma del bivalve ho visto nella parte laterale una struttura concava che ricorda … Guardate anche voi.

Una conchiglia del genere Meretrix. Immagine: Femorale, via Encyclopedia of Life. Licenza: cc-by-nc

Comunque chi conosce bene Linneo sa che di scherzi con i nomi ne ha fatti tantissimi. Forse si annoiava, ma provate voi a inventare i nomi per così tante specie! Come spiega la Società Linneana furono più di 12000 tra piante e animali, anche se alcune poi sono state rinominate.

Per quanto riguarda le vongole lupino o lupini, troviamo almeno quattro specie (questo è il problema coi nomi comuni e non scientifici!).

Un lupino può essere Chamelea gallina (Linnaeus 1758), detta anche vongola comune o vongola gallina. Ma può anche essere Dosinia exoleta (Linnaeus 1758) o Dosinia lupinus (Linnaeus 1758). Oppure Venerupis aurea (Gmelin 1791), chiamata anche longone.

Mi dicono che i lupini, i molluschi, abbiano un gusto più intenso simile alle vongole veraci, ma chissà quale specie hanno mangiato!

Le mie conclusioni: sono ovviamente legumi

I Malavoglia sono una famiglia di pescatori, perché mai dovevano acquistare a caro prezzo ciò che potevano ottenere dal mare? Nel romanzo si insiste molto sul fatto che per l’affare dei lupini i Malavoglia si sono incaricati solo come trasportatori.

­E poi sembra che i lupini, i legumi intendo,  portassero sfortuna….

Una leggenda popolare narra che la Sacra Famiglia, inseguita dai soldati di Erode, si nascose in un campo di lupini. Le piante allora producevano semi dolci, ma in quel momento di fioritura erano molto alte e al passaggio della famiglia frusciarono più del dovuto; il rumore mise in pericolo la Sacra Famiglia e per questo la Madonna maledisse i lupini, che da allora persero altezza e dolcezza.

Verga conosceva questa leggenda e infatti anche nel suo romanzo i lupini portarono molta sfortuna alla famiglia dei Malavoglia.

Verga o non Verga scusate ma io a questo fatto che la vergine Maria maledisse dei fiori non posso credere! Sono comunque gente strana …

Immagine: Giovanni Verga, pubblico dominio via Wikimedia Commons