Il viaggio della lattasi
In tutte le specie di mammiferi, i geni per la digestione del latte vengono silenziati subito dopo lo svezzamento: per questo motivo, solo i cuccioli sono in grado di assimilare lo zucchero che si trova nel latte, il lattosio. Come noto, nell’uomo la situazione è ben diversa, in quanto una parte della popolazione mondiale è in grado di digerire questo […]
In tutte le specie di mammiferi, i geni per la digestione del latte vengono silenziati subito dopo lo svezzamento: per questo motivo, solo i cuccioli sono in grado di assimilare lo zucchero che si trova nel latte, il lattosio. Come noto, nell’uomo la situazione è ben diversa, in quanto una parte della popolazione mondiale è in grado di digerire questo alimento anche in età adulta. Ma dove e quando si è sviluppata tale capacità? O meglio, dove e quando è avvenuta l’unica mutazione genica che ha promosso l’assimilazione del lattosio e che, nel corso dei millenni, è stata estremamente favorita dalla selezione naturale?
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista PLoS Computational Biology avrebbe trovato la risposta, individuando in un’area compresa tra i Balcani e l’Europa Centrale l’area da cui è partita la diffusione della mutazione favorevole circa 7.500 anni fa. L’analisi ha combinato dati sia di carattere genetico, confrontando frequenze e collocazione geografica della mutazione nelle varie zone d’Europa, che archeologico, avvalendosi delle più recenti scoperte di questo tipo. Solo pochi mesi fa, infatti, erano state rinvenute tracce di proteine del latte in alcuni frammenti di ceramica provenienti da Romania e Ungheria risalenti ad un periodo compreso tra 7.900 e 7.450 anni fa.
I primi uomini ad utilizzare il latte nella propria dieta erano, dunque, appartenenti alla cultura Linearbandkeramik vissuta in quelle regioni in quel periodo e non, come sosteneva l’ipotesi fino ad ora più accreditata, residenti in Europa settentrionale. Questa ipotesi poneva l’abilità di metabolizzare il lattosio come adattamento in un contesto di carenza di vitamina D. Considerando che questa vitamina si forma spontaneamente in seguito all’esposizione ai raggi solari e che nelle popolazioni che vivono a basse latitudini la capacità di assimilare il lattosio è in generale molto bassa, si riteneva che il vantaggio selettivo in grado di favorire i portatori di questa mutazione si fosse manifestato laddove la presenza del sole è limitata, ovvero nelle regioni settentrionali.
Questa nuova ipotesi, invece, mette in luce come la capacità di metabolizzare questo zuccero costituisca un vantaggio in sè, consentendo l’introduzione del latte nella dieta. Non è un caso, concludono i ricercatori, che la diffusione di questa mutazione sia avvenuta in una regione in cui la pratica dell’allevamento era estremamente diffusa. E poi, al flusso di innovazioni culturali tra popolazioni, che favorì la diffusione dell’allevamento, si affiancò quello di geni, tra cui quello mutato codificante la lattasi…
Andrea Romano
Riferimenti:
Itan Y, Powell A, Beaumont MA, Burger J, Thomas MG. The Origins of Lactase Persistence in Europe. PLoS Computational Biology, 2009; PLoS Computational Biology, 5 (8): e1000491 DOI: 10.1371/journal.pcbi.1000491
Un nuovo studio pubblicato sulla rivista PLoS Computational Biology avrebbe trovato la risposta, individuando in un’area compresa tra i Balcani e l’Europa Centrale l’area da cui è partita la diffusione della mutazione favorevole circa 7.500 anni fa. L’analisi ha combinato dati sia di carattere genetico, confrontando frequenze e collocazione geografica della mutazione nelle varie zone d’Europa, che archeologico, avvalendosi delle più recenti scoperte di questo tipo. Solo pochi mesi fa, infatti, erano state rinvenute tracce di proteine del latte in alcuni frammenti di ceramica provenienti da Romania e Ungheria risalenti ad un periodo compreso tra 7.900 e 7.450 anni fa.
I primi uomini ad utilizzare il latte nella propria dieta erano, dunque, appartenenti alla cultura Linearbandkeramik vissuta in quelle regioni in quel periodo e non, come sosteneva l’ipotesi fino ad ora più accreditata, residenti in Europa settentrionale. Questa ipotesi poneva l’abilità di metabolizzare il lattosio come adattamento in un contesto di carenza di vitamina D. Considerando che questa vitamina si forma spontaneamente in seguito all’esposizione ai raggi solari e che nelle popolazioni che vivono a basse latitudini la capacità di assimilare il lattosio è in generale molto bassa, si riteneva che il vantaggio selettivo in grado di favorire i portatori di questa mutazione si fosse manifestato laddove la presenza del sole è limitata, ovvero nelle regioni settentrionali.
Questa nuova ipotesi, invece, mette in luce come la capacità di metabolizzare questo zuccero costituisca un vantaggio in sè, consentendo l’introduzione del latte nella dieta. Non è un caso, concludono i ricercatori, che la diffusione di questa mutazione sia avvenuta in una regione in cui la pratica dell’allevamento era estremamente diffusa. E poi, al flusso di innovazioni culturali tra popolazioni, che favorì la diffusione dell’allevamento, si affiancò quello di geni, tra cui quello mutato codificante la lattasi…
Andrea Romano
Riferimenti:
Itan Y, Powell A, Beaumont MA, Burger J, Thomas MG. The Origins of Lactase Persistence in Europe. PLoS Computational Biology, 2009; PLoS Computational Biology, 5 (8): e1000491 DOI: 10.1371/journal.pcbi.1000491
Ecologo e docente di Etologia e Comportamento Animale presso il Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano. Ha scritto di animali ed evoluzione su Le Scienze, Mente e Cervello, Oggiscienza e Focus D&R . Collabora con Pikaia, di cui è stato caporedattore dal lontano 2007 al 2020.