Definire ed approfondire
l’organizzazione sociale dei primati è di fondamentale importanza per comprendere maggiormente la
socialità umana e l’evoluzione sociale in generale. Spesso si è ipotizzato che l’antenato di tutti i primati fosse solitario e che altre forme di organizzazione sociale si siano evolute successivamente. È stato stabilito, innanzitutto, che l’
antenato dei primati aveva caratteristiche ben precise: risultava essere
piccolo,
arboricolo e
notturno, tutti importanti elementi che suggeriscono però come più probabile una vita di coppia; infatti,
a seconda delle dimensioni del corpo e di altri fattori eto-ecologici,
alcune specie prediligono la vita in solitaria, altre la vita in coppia o in gruppo, e tutto ciò si ripercuote sulla sopravvivenza e sugli aspetti riproduttivi.
È proprio quanto emerso da un lungo
studio pubblicato sulla rivista Pnas e condotto sul campo dagli
scienziati del CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique) in collaborazione con un
team internazionale,
grazie al
quale è stato possibile mettere in dubbio l’ipotesi che gli antenati dei primati vivessero in solitaria. Gli scienziati hanno basato i loro risultati sull’
osservazione sociale di 493 popolazioni di 215 specie di primati e lo studio dimostra (tenendo conto anche della variabilità intraspecifica) che la socialità all’interno di questi gruppi è in realtà variabile.
È emerso che circa l’85% degli individui vive in coppia, e solo il 15% in solitaria. Per comprendere meglio i vari aspetti dell’evoluzione sociale, sono state analizzate singolarmente le 3 componenti che costituiscono il sistema sociale dei gruppi analizzati: l’
organizzazione, la
struttura (cioè l’interazione tra individui) e il
sistema di cura (chi si prende cura dei neonati) e
di accoppiamento (chi si accoppia con chi), concentrandosi maggiormente sul primo aspetto e utilizzando un approccio statistico flessibile che ha permesso di considerare anche la variazione intraspecifica.
Gli studiosi hanno così dedotto che
la vita in coppia era l’organizzazione sociale ancestrale più probabile finché i più antichi primati erano di taglia più piccola rispetto alla taglia media di quelli attuali, in quanto, per esempio, la vita in coppia per individui di piccole dimensioni riduce sostanzialmente il rischio di predazione.
Si è potuto, inoltre, stabilire che
la vita di coppia è una forma ancestrale di evoluzione sociale che precede l’evoluzione di gruppi sociali più grandi, come già analizzato in una
ricerca del 2019 pubblicata su
Science advances, secondo il quale
la vita di coppia dei primati è considerata un passaggio obbligato nell’evoluzione della socialità prima di arrivare alla vita di gruppo.
Riferimenti:
Olivier, C., Martin, J. S., Pilisi, C., Agnani, P., Kauffmann, C., Hayes, L. D., Jaeggi, A. V., & Schradin, C. (2023). Primate social organization evolved from a flexible pair-living ancestor.
Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America,
121(1). https://doi.org/10.1073/pnas.2215401120
Immagine: foto di Nicholas Santasier, via pexels
Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli studi Roma Tre, proseguo nella stessa università con il corso di laurea magistrale in Biologia Molecolare, Cellulare e della Salute. Durante la stesura della tesi triennale che ha come argomento l’evoluzione umana, mi appassiono al tema e ne voglio sapere di più, e, se possibile, scriverne. Amo la scienza, la natura, l’arte, la scrittura.
Leggi anche