In ricordo di Matteo Griggio

Pubblichiamo alcuni ricordi di Matteo Griggio, giovane etologo dell’Università di Padova, scomparso improvvisamente il 14 maggio

Giovedì 14 maggio 2020 ci ha lasciato inaspettatamente il nostro amico e collega Matteo Griggio.

Il dolore colpisce tutto il dipartimento, di cui Matteo era un membro attivo e amato da colleghi e studenti. Le parole non renderanno mai, nemmeno in parte, giustizia al suo essere scienziato brillante, divulgatore eccellente, e amatissimo docente e mentore. Studiare il comportamento degli uccelli è stata una passione travolgente che ha coltivato fin da giovanissimo, e che lo ha portato ad eccellere come ornitologo e behavioural ecologist e ad essere conosciuto e apprezzato nella comunità scientifica nazionale ed internazionale. Ma Matteo era molto di più. Una persona eclettica, che aveva ampliato il suo interesse scientifico allo studio e alla conservazione del mare, a cui si stava dedicando con grande passione negli anni piu’ recenti. Chiunque conoscesse Matteo non poteva non sapere del suo amore di lunga data per la Sardegna e, piu’ recentemente, la sua attiva partecipazione alla Biologia Marina di Chioggia. Matteo si distingueva inoltre per il suo impegno a divulgare anche al grande pubblico, con passione ed entusiasmo, i temi della biologia evoluzionistica e della conservazione della natura.

Matteo lascia amici, prima che colleghi, ovunque egli abbia lavorato, sul campo e nei diversi istituti di ricerca che ha frequentato. Lascia un vuoto enorme di competenza, disponibilità, simpatia umana ed entusiasmo nell’Università di Padova, tra i colleghi e amici del Dipartimento di Biologia e del suo gruppo di ricerca.

I colleghi del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova

Il ricordo di Andrea Pilastro

Matteo ha cominciato la sua avventura di ricercatore all’Università di Padova, quando, appena iscritto a Scienze Naturali, è venuto a trovarci nel laboratorio di Guglielmo Marin, che in quegli anni a Padova era il punto di riferimento per i giovani interessati a condurre ricerche di campo sugli uccelli. Erano anni nei quali l’etologia di campo faceva ancora fatica a trovare spazio nell’università italiana, ma l’entusiasmo esploso alla fine degli anni ’70 nei paesi dell’Europa settentrionale, anche sulla spinta del Premio Nobel a Nikolaas Tinbergen per le sue ricerche sugli uccelli, aveva contagiato tanti giovani ornitologi italiani. Matteo ha fatto parte di quella piccola rivoluzione “bottom-up”, che ha portato, con la sola energia dell’entusiasmo giovanile, l’etologia di campo e la biologia evoluzionistica dentro alle università.
Un vero etologo di campo possiede sempre grande entusiasmo e grande tenacia. L’entusiasmo è inevitabilmente legato alla passione per gli animali e tutti gli ornitologi di campo che ho conosciuto sono praticamente nati con questa passione. La tenacia è dote meno comune, ma senza non si va lontano, perché se c’è qualcosa che può andare storto in un esperimento di campo di solito va storto e chi si scoraggia facilmente fa poca strada. Aggiungerei, infine, che ogni etologo di campo è un biologo evoluzionista, perché sul campo ci vai per scoprire due cose: come si comportano gli animali e perché. E mentre cerchi di capirlo, soprattutto se sei sul campo per tante ore al giorno, hai anche il tempo per riflettere, porti nuove domande e congegnare nuovi esperimenti. Sono i tre ingredienti necessari e sufficienti per fare dell’ottima scienza, almeno in questo campo, perché non servono tanti soldi: si può fare molto, a volte tutto, con un binocolo, un taccuino, tanto ingegno, fantasia e tempo. Matteo aveva, e ha continuato ad avere, passione, entusiasmo, tenacia e fantasia, dal primo giorno in cui l’ho conosciuto e ha accettato di collaborare ad una ricerca al limite dello schiavismo (contare gli insetti all’interno delle cannucce d’acqua delle paludi del nord Italia, cibo invernale preferito del migliarino di palude “intermedio”, allora abbastanza comune, oggi praticamente estinto) all’ultima volta che abbiamo parlato di passere lagie, la sua passione di una vita, pochi giorni fa. Oltre venti anni dividono la giovane matricola che fa la sua prima ricerca nel tempo libero, tra un esame e l’altro, dal brillante professore associato che abbiamo conosciuto in tanti amici e soci della SIBE. Anni anche difficili, inizialmente, di incertezza sul futuro, ma accompagnati da sempre maggiori soddisfazioni, risultati e riconoscimenti. Eppure, in questi vent’anni, Matteo è rimasto, dentro e fuori, sempre uguale. Per questa ragione, sono convinto che Matteo abbia continuato a vedere se stesso negli studenti che in questi anni hanno bussato alla sua porta per avere una tesi, o che hanno seguito con tanto entusiasmo le sue lezioni. Sempre più numerosi. Sicuramente perché Matteo era molto bravo. Ma anche perché, sul campo, ci si riconosce per quello che si è, scientificamente ma soprattutto umanamente. 

Il ricordo di Lisa Locatello

Matteo aveva un carattere aperto e solare e amava sempre coniugare la buona scienza a momenti di amicizia e convivialità. Così è stato sin dai primi tempi, in cui il nostro gruppo di giovani ed entusiasti dottorandi in biologia evoluzionistica si incontrava a discutere di idee, risultati, fatiche e soddisfazioni della vita da dottorando, rigorosamente in trattoria davanti ad un piatto di pasta e un bicchiere di vino. I racconti appassionati di Matteo sulle sue ricerche con la passera lagia tra i piccoli paesini delle Alpi in Val di Susa ci tenevano incollati ad ascoltare e sognare la vita del biologo di campo. E poi Matteo ti accoglieva a braccia aperte se di questa vita tra le montagne volevi un assaggio e ti ritrovavi con lui a montare cassette nido e a nasconderti dietro ai sassi, in snervante attesa di riuscire ad osservare qualche timida marmotta. Passione, amicizia e condivisione hanno continuato ad animare la sua vita professionale. Con questi suoi tratti distintivi, Matteo ha contribuito ad organizzare, nel nostro ultimo congresso SIBE, un riuscitissimo simposio sul comportamento sociale, regalandoci preziosi momenti di scienza unita all’amicizia e alla convivialità. Ai nostri soci che hanno avuto l’occasione di incontrarlo per la prima volta proprio in questa occasione, non sono passate inosservate la sua gentilezza e la sua ironia, il suo essere brillante scienziato, perspicace ed entusiasta di avviare nuove collaborazioni con molti di noi. Matteo, da persona eclettica e curiosa quale era, si è impegnato al suo meglio anche nella divulgazione. La sua grande passione per la natura lo ha spinto a dedicarsi anche alla salvaguardia dell’ambiente, con un occhio attento al mare che amava così tanto. La sua partecipazione attiva alle attività legate alla Biologia Marina di Chioggia aveva aperto recentemente la strada a nuove preziose collaborazioni con le realtà locali. Di pochi giorni fa è la pubblicazione del cartoon educativo “Vivi il mare responsabilmente”, da lui ideato per sensibilizzare i diportisti su quali sono le buone pratiche per vivere il mare senza danneggiarlo. L’impagabile impegno di Matteo nel divulgare la protezione e il rispetto per il mare mancheranno profondamente non solo al mondo accademico, ma a chiunque del mare abbia a cuore la salvaguardia. Il suo contagioso entusiasmo, la dedizione e l’umiltà che hanno permeato il suo modo di essere e di rapportarsi agli altri resteranno sempre nel cuore di tutti noi.