In Toscana le tracce degli ultimi Neanderthal
Nuove analisi su antichi reperti di Buca della Iena e Grotta del Capriolo rivelano la presenza di Neanderthal fino a 42.000 anni fa
Le ragioni della scomparsa dei Neanderthal restano ancora da chiarire. Malattie, cambiamenti climatici, competizione con i Sapiens: tra le varie ipotesi, tutti sappiamo chi ha avuto la meglio. Tuttavia il periodo di transizione presenta dinamiche tutt’altro che lineari sia dal punto di vista geografico, sia su scala temporale.
La penisola italica, insieme alla penisola iberica e ai Balcani, in questo periodo di forti cambiamenti climatici ha offerto a Neanderthal ripari e rifugi. La presenza dell’uomo di Neanderthal in Italia è ampiamente documentata. Il periodo di transizione viene solitamente scandito in tre periodi e relative industrie litiche: Musteriano, Uluzziano e Aurignaziano. Il Musteriano è associato a Neanderthal, caratterizzato dalla tecnica Levallois, databile tra i 45.000 e i 42.000 anni fa. L’ Uluzziano viene associato a una prima diffusione dei Sapiens avvenuta esclusivamente in Italia e nei Balcani meridionali (Peloponneso) caratterizzato da una propria cultura materiale, databile 43.000 anni fa.
L’Aurignaziano, associato all’ultima diffusione dei Sapiens, è stato ritrovato ad esempio nelle grotte dei Balzi Rossi a Ventimiglia in Liguria. Databile tra i 42.000 e i 38.000 anni fa, è caratterizzato da pietre scheggiate per formare lamelle molto sottili probabilmente immanicate in dardi utili ad aumentare la perforabilità di giavellotti

Nonostante questa sequenza temporale sia convenzionalmente riconosciuta, regioni come Liguria e Toscana rappresentano un’eccezione. La cultura materiale caratterizzante l’Uluzziano è completamente assente e il primo Aurignaziano lo si ritrova solo in alcuni siti. È molto probabile che in queste regioni Nordoccidentali l’uomo di Neanderthal abbia vissuto più a lungo e la sua presenza si sia protratta nel tempo, resistendo all’estinzione. Una recente ricerca pubblicata sulla rivista PLOS ONE e coordinata da Jacopo Gennai, ricercatore dell’Università di Pisa, ha svelato in Toscana due degli ultimi insediamenti dei Neandertal in Italia, nei siti di Buca della Iena e Grotta del Capriolo (Massarosa)
Buca della Iena e Grotta del Capriolo: la nuova datazione
Due rifugi in Toscana hanno attirato l’interesse del dott. Jacopo Gennai, che sottolinea:
“Sono siti importanti per quanto riguarda la transizione tra Paleolitico medio e Paleolitico superiore, ma dagli anni Settanta, nessuna analisi è stata eseguita e le datazioni ottenute con i mezzi di quegli anni, a oggi, risultano imprecise e poco informative.”
Spiega l’autore dello studio:
“È sempre stato dato per scontato che questi due siti fossero del Musteriano finale, però senza una datazione radiometrica sugli abbondanti resti faunistici. L’unica datazione esistente uranio/ torio si riferisce a una stalagmite presente alla base del riempimento utile come riferimento per datare i manufatti presenti nei sedimenti soprastanti. Le analisi hanno rivelato due dati, 41.000 e 51.000 anni fa, molto imprecisi perché hanno una discrepanza di 10.000 anni. Il periodo compreso nelle misure, ricopre l’arco di tempo in cui è avvenuta la transizione, quindi ci dà pochissime informazioni. Questa divergenza ci indica un’elevata imprecisione nelle vecchie metodiche di datazione.”
Grazie alle nuove analisi al radiocarbonio è stato possibile datare con maggiore precisione 9 campioni di buca della Iena e 4 campioni di Grotta del Capriolo. Per lo più resti faunistici di iene e delle loro prede presenti negli strati in cui erano presenti resti litici dell’uomo di Neanderthal, quindi contemporanei. Le frequentazioni del sito da parte di Neanderthal erano sporadiche, non stanziali, mentre costante è la presenza di ossa di iena e delle loro prede quali lepri, marmotte, caprioli, cervi. Probabilmente Neanderthal condivideva “per sciacallaggio” le prede delle iene. Come descrive il dott. Gennai:
“In ogni strato si trova sempre lo stesso set tecnologico. Questo ci dice che nei livelli in cui sono riscontrabili tutte le frequentazioni umane, dal livello 14 lo strato più basso, databile intorno ai 46.000 anni fa, al livello 5 ultimo strato, databile 42.000-41.000 anni fa, la composizione è simile. In ogni strato si trovano schegge di tipo Levallois attribuibili alla cultura Musteriana. I Neanderthal arrivavano nei pressi delle grotte con gli strumenti già pronti all’uso. Non era un sito residenziale dove scheggiavano nuovi strumenti. Inoltre grazie alle nuove datazioni ora sappiamo che tutto quello che sta sopra la stalagmite va dai 47.000 ai 42.000 anni fa calibrati dal presente. Il dato è importante, perché ci dice che fino a circa 42.000 anni fa Neanderthal era presente, poi le tracce spariscono.”
Un tassello dopo l’altro: la transizione Neanderthal-Sapiens in Italia
Un’ulteriore prova di un fenomeno di sostituzione difficilmente descrivibile in maniera lineare. Un dato che conferma una possibile contemporaneità tra Sapiens e Neanderthal, sia su tutta la penisola italica sia a livello regionale, se ad esempio confrontato con Grotta la Fabbrica. Spiega Gennai:
“Ai Balzi Rossi manca lo step intermedio, l’Uluzziano, tra i 43.000 e i 42.000 anni fa, quindi Neanderthal ha vissuto lì per altri 2000 anni mantenendo la cultura Musteriana. Mentre in altre regioni italiane era già presente Homo sapiens. Anche a buca della Iena e grotta del Capriolo non c’è Uluzziano e neanche l’ Aurignaziano. Sappiamo però che fino ai 42.000 anni fa c’era Neanderthal.
Il sito toscano è testimonianza di come l’Uluzziano, datato dai 43.000 anni fa in poi, sia presente nel sud Italia e in quella stessa data invece al nord sia ancora presente il Musteriano.
Conclude il ricercatore:
“Il fenomeno di sostituzione Sapiens-Neanderthal è un fenomeno variabile, sia geograficamente sia temporalmente. Le prove sono frammentarie e resta ancora molto da chiarire. Questo studio aggiunge un tassello alla comprensione della scomparsa di Neanderthal”
Riferimenti:
Gennai, J., Higham, T., Romboni, M., Fiorillo, A., Giannì, M., Sluis, L. van der, Marchi, D., & Starnini, E. (n.d.). Buca della Iena and Grotta del Capriolo: New chronological, lithic, and faunal analyses of two late Mousterian sites in Central Italy. PLOS ONE, 20(6). https://doi.org/10.1371/journal.pone.0315876
Immagine in apertura: Grotta del Capriolo (Crediti: Jacopo Gennai)
Biologo molecolare, ha svolto attività di ricerca per un breve periodo pubblicando su importanti riviste di settore. Attirato dalla comunicazione ha lavorato per aziende farmaceutiche e infine ha trovato la sua consona espressione nell’insegnamento e nella divulgazione scientifica. Per certificare le competenze di divulgazione ho svolto un corso con Feltrinelli con docenti S.I.S.S.A. Scrive di scienza in diversi ambiti.

