Inganni a ultravioletti: come un’orchidea inganna le api attirandole con cibo che non c’è
Un’orchidea australiana riesce a farsi impollinare dalle api senza ricompensarle in alcun modo: il segreto del suo successo è una pubblicità ingannevole….
Con moderni strumenti scientifici come lo spettrofotometro (un apparecchio che misura i colori), la fotografia digitale ultravioletta (UV) e la modellazione computerizzata, il nostro gruppo internazionale ha deciso di capire come alcune orchidee hanno evoluto fiori così irresistibili senza usare nettare. Abbiamo scelto di studiare l’orchidea Diuris brumalis, endemica dell’Australia occidentale. Questa pianta non premia gli impollinatori e fiorisce nello stesso periodo dei piselli autoctoni del genere Daviesia. Sembra che le api native (genere Trichocolletes) scambino l’orchidea per piante di pisello abbastanza spesso da impollinarla. Abbiamo quantificato la colorazione dei fiori di entrambe le piante, rivelando che le informazioni visive percepite dalle api appartenevano alla regione degli UV a onde corte dello spettro. Infatti, mentre la nostra visione vede le lunghezze d’onda blu, verdi e rosse della luce come colori primari, le api possono vedere la luce riflessa ultravioletta ma non hanno un canale per percepire il rosso primario. Utilizzando modelli computerizzati della percezione degli impollinatori, abbiamo verificato che, per le api, i fiori delle orchidee e delle piante pisello sembrano davvero simili. La forza della pubblicità La cosa sorprendente, tuttavia, è che le orchidee impollinate con l’inganno non si limitano a imitare un altro fiore, ma lo rendono ancora più attraente. Per esempio, i petali esterni dei fiori sono molto più grandi sulle piante di orchidea che in quelle di pisello, e producono anche un segnale di colore UV più forte. Per capire se questa segnalazione fosse biologicamente rilevante, abbiamo condotto esperimenti sul campo con le piante. Abbiamo usato sui fiori uno speciale “filtro solare” per rimuovere i forti segnali UV in metà delle orchidee, mentre l’altra metà ha mantenuto il loro aspetto naturale. A seguito dei trattamenti con il filtro UV, abbiamo potuto misurare quali piante sono state impollinate con maggiore successo dalle api: i forti segnali UV hanno avuto un ruolo significativo nel promuovere l’impollinazione nelle orchidee. Una seconda scoperta interessante degli esperimenti sul campo è stata che la distanza tra i fiori di pisello e le loro orchidee imitatrici è un fattore importante per il successo della strategia di inganno. Quando le orchidee (non trattate) erano vicine – un metro o due – ai fiori di pisello nativi, l’inganno ha avuto meno successo e pochi fiori di orchidea sono stati impollinati. Tuttavia, a circa otto metri di distanza dalle piante pisello si è verificato il più alto tasso di successo nell’impollinazione.
Sul canale Youtube di Pikaia puoi rivedere l’intervento della dottoressa Scaccabarozzi al Darwin Day di Milano 2023 Perché l’inganno funziona
La distanza è importante per come le api elaborano il colore. Quando vedono una coppia di colori nelle immediate vicinanze, possono confrontarli e distinguerli con precisione. Un processo simile avviene nel cervello umano – dobbiamo anche noi vedere i colori allo stesso tempo. Tuttavia, vedere diversi stimoli cromatici con un intervallo di tempo tra l’uno e l’altro significa che il cervello deve ricordare il primo colore, ispezionare il secondo colore e fare un calcolo mentale per decidere se siano esattamente lo stesso. Né il cervello delle api, né il nostro, è particolarmente in gamba a confrontare i colori “a memoria”. Ecco perché quando acquistiamo della vernice per un lavoro di riparazione prendiamo un campione per ottenere una corrispondenza precisa, piuttosto che cercare di ricordare come pensavamo dovesse apparire il colore. Questi fiori ingannatori hanno successo proprio sfruttando questa lacuna percettiva nel modo in cui i cervelli delle api devono codificare le informazioni quando esplorano in cerca di più cibo. La strategia dell’orchidea è “guardami”, cioè esibire una pubblicità migliore rispetto ad altre piante. Così riesce a sopravvivere in natura senza offrire una ricompensa alimentare agli impollinatori. Per fare questo, le piante devono essere a una distanza ottimale dalle piante che stanno imitando. Non troppo vicino e non troppo lontano, e il successo è assicurato. Riferimenti: Scaccabarozzi, Daniela, et al. “Mimicking orchids lure bees from afar with exaggerated ultraviolet signals.” Ecology and Evolution, vol. 13, no. 1, 1 Jan. 2023, p. e9759, doi:10.1002/ece3.9759. Questo articolo è stato tradotto e adattato dall’autrice partendo dalla versione originale in inglese, scritta con il professor Adrian Dyer (Monash University), pubblicata il 2 febbraio 2022 su The Conversation sotto una licenza Creative Commons.
È Post-Doctoral Research Fellow presso l’Università di Uppsala (Svezia) e Adjunct Researcher presso la Curtin University (Australia). La sua ricerca spazia dalla biologia dell’impollinazione delle piante, concentrandosi su orchidee e colture autoctone (es. Cacao e Vaniglia), alla biologia delle api. Daniela ha ottenuto un doppio dottorato di ricerca presso la Curtin University e l’Università degli Studi di Napoli Federico II, finanziato da una borsa di studio internazionale strategica. Ha un background come project manager per istituzioni governative, ONG e industrie in Italia, Perù e Australia. Durante il suo percorso di ricerca, Daniela ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti tra cui il programma post- doctoral Talent-Introduction Program del governo cinese e l’Endeavour Fellowship del governo australiano.